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Si apre il sipario e l’atmosfera creata dalla splendida scenografia – onde gigantesche ma rassicuranti, colombe che tagliano l’aria e lo spazio scenico diviso da gradinate rosse – scende in platea avvolgendo il pubblico: in palcoscenico
debutta Lo stesso mare l’opera che la Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari ha commissionato a Fabio Vacchi, tratta dall’omonimo romanzo di Amos Oz. E’ una grande scommessa – come è stato più volte ripetuto durante la presentazione dell’opera – e a testimonianza sono arrivati a Bari anche due grandi musicologi, il francese Jean-Jacques Nattiez e l’americano Philip Gossett, e l’ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir.

"loUno dei problemi principali nella scrittura di un’opera oggi – ha sottolineato Gossett – è la scelta del libretto, problema che non avevano i librettisti del 19/0 secolo che si rifacevano a grandi scrittori del passato, come Verdi o Hugo o Schiller. Oggi – sempre secondo l’opinione di Gossett – i compositori sono molto più in difficoltà anche perchè mancano "modelli di drammaturgia operistica chiari".
L’incontro tra Amos Oz e Fabio Vacchi è stato felice. Il romanzo di Oz è un intreccio fantastico fatto di prosa, poesia ed epica, con protagonisti vivi, morti, lontani e ‘narratorì, con uno scambio continuo di ruoli che determina un andamento
intimistico, frammentario, non lineare.

Il romanzo vuole essere – ha detto lo stesso Oz – un elogio al ‘compromessò, la medietas latina, una continua ricerca cioè di un possibile punto d’incontro. Per trasformare questo universo fantastico in universo musicale, Vacchi ha sottolineato di aver sfruttato "una vasta gamma di organici: strumento solista, quartetto d’archi, ensemble, archi soli, piccola e grande orchestra, elettronica, comunicazioni via a mail". E ha aggiunto di aver caratterizzato le vicende con timbri vocali che identificano ogni persona (Dita è soprano leggero, Nadia mezzosoprano, Bettin soprano drammatico, Miriam contralto etc). E la fusione tra realtà narrativa e realtà musicale è risultata perfetta.
Ma tutto questo non si sarebbe potuto realizzare senza l’apporto fondamentale del regista Federico Tiezzi, di Gae Aulenti, che ha ideato le scene, e della direzione musicale di Alberto Veronesi. Su tre fondali, il mare come elemento unificante della vicende, il deserto, e un prato fiorito simbolo di speranza e rinascita, hanno diviso lo spazio scenico verticalmente con quattro gradinate di colore rosso, e orizzontalmente in quattro parti con passerelle mobili su cui si muovono i personaggi e si dipana la vicenda.

"loBravi i cantanti che hanno affrontato con grande vocalità questa sfida, nuova perchè molto più vicina al linguaggio parlato che al canto lirico: Julian Tovey (Albert), Yulia Akleksyuk (Dita), Chiara Taigi (Bettin), Sabina Macculli (Nadia), Giovanna Lanza, Stefano Pisani e Danilo Formaggio. Centrale anche il ruolo delle voci narranti: Sandro Lombardi, Giovanni Bozzolo e Graziano Piazza che hanno sottolineato i vari passaggi nella narrazione.

Applausi del pubblico che ha mostrato di apprezzare la scelta artistica della Fondazione e come ogni prima di tutto rispetto al teatro Petruzzelli ieri c’erano tra i personaggi di rilievo internazionale il prof. Veronesi, il giornalista Gianni Minoli ed i nostrani Nichi Vendola e Michele Emiliano. Sono previste repliche il 30 aprile e il 2 maggio.

Foto di Carlo Cofano

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.