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"NicolaIl 15 aprile del 1920 il cassiere del calzaturificio Slater & Morril di South Braintree, alla periferia di Boston, esce dagli uffici della ditta con due cassette di buste-paga per recarsi in fabbrica. Il cassiere, Frederick Parmenter, è scortato dalla guardia privata, Alessandro Berardelli, d’origine italiana. Dagli uffici alla fabbrica ci sono sì e no cinquecento metri, ma sono brutti tempi e 15.776 dollari di stipendi rappresentano un bel bottino. I due si avviano verso la fabbrica, girano un angolo, oltrepassano un passaggio a livello e lì, a duecento metri, ecco i cancelli del calzaturificio.

Subito dopo il casello ferroviario, il cassiere e la guardia giurata incontrano un manutentore dell’azienda. Scambiano qualche parola e poi proseguono. La strada è semideserta, ma davanti all’ingresso della fabbrica è fermo da ore un giovane magro dai capelli biondi. Al lato opposto della strada sosta una berlina scura con due uomini a bordo.

Cento metri dopo il passaggio a livello c’è un altro calzaturificio, Rice & Hutchins, sul marciapiede del quale due individui, di carnagione olivastra, con le mani sprofondate nelle tasche, sembrano in attesa che suoni la sirena del fine turno. I due giovani hanno l’aria innocua. Probabilmente aspettano le loro ragazze al lavoro nei calzaturifici come centinaia di altre. Diverse operaie, infatti, sono già alle finestre. Per il resto, la strada è deserta.

Poi, il giovane biondo dinanzi al cancello della Slater & Morril, si accende una sigaretta: la fiammella dell’accendino è il ciak che da inizio al film della rapina. I due giovani, ormai alle spalle del cassiere e della guardia giurata, scendono dal marciapiede; la berlina scura si mette in moto, carica sul sedile posteriore il ‘palo’ dai capelli biondi e si avvia al luogo dell’agguato.

La coppia dei malviventi si avvicina rapidamente all’agente Berardelli armato e pericoloso. Uno dei due lo afferra per la spalla, lo gira e gli punta contro la pistola. Il poliziotto privato si divincola e il bandito gli spara a bruciapelo tre colpi di pistola. Il cassiere, a due passi avanti a Berardelli, tenta di darsi alla fuga, ma il secondo killer è più svelto: gli spara un colpo in pieno petto. Parmenter piomba sulle ginocchia con la cassetta delle buste paga ancora stretta fra le mani. Il killer gli esplode un secondo colpo di pistola alle spalle e il cassiere abbandona la cassetta. L’altra è gia stata recuperata dalle mani del povero Berardelli ormai agonizzante.

L’auto, intanto, ha raggiunto la scena dell’agguato. I killer salgono rapidamente a bordo, ma prima che la macchina si riavvia sparano all’agente Berardelli un ultimo colpo di pistola uccidendolo.

Nell’udire gli spari, il manutentore, che aveva già attraversato i binari, torna sui suoi passi, incrocia la macchina degli assassini che gli sparano addosso mancandolo.

Intenti a guardare il manutentore che corre illeso verso Carpenter e Berardelli, l’automobile dei criminali sbanda e solo dieci metri prima di arrivare ai binari si accorgono che il passaggio a livello è sbarrato. La berlina frena bruscamente e il casellante, che ha sentito gli spari, esce dal casello e si ferma sull’acciottolato proprio mentre i quattro banditi si precipitano fuori dalla macchina. Uno di loro gli punta contro la pistola… apri quelle maledette sbarre… gli altri tre sparano all’impazzata contro le finestre ormai affollate del calzaturificio più vicino.

Qualche istante dopo, la berlina scura con i cinque rapinatori assassini a bordo, sobbalza sulle rotaie, riprende la corsa e scompare nella vicina foresta di Randolph.

E’ trascorso poco più di un minuto dal primo sparo. Il cassiere, Frederick Carpenter, muore il giorno successivo, ma prima dirà: quegli uomini… non li conosco.

Scatta la caccia all’uomo. Le prime testimonianze, però, sono così contraddittorie che è difficile orientare le ricerche. Ma il solo cenno alla presenza fra i banditi di un uomo di carnagione olivastra, alcuni dicono con i baffi altri senza, basta e avanza: sono immigrati, sicuramente italiani.

Quattro mesi prima, il 24 dicembre 1919, a Bridgewater, una cittadina poco distante da South Braintree, tre malviventi avevano tentato un’analoga rapina, ai danni di un altro calzaturificio, senza riuscirvi. Anche nel fallito tentativo di Bridgewater è segnalata la presenza di un uomo bianco di carnagione olivastra con i baffi. Non ci volle molto a collegare le due rapine e poiché il capo della polizia di Bridgewater, Michael Stewart, è già sulle tracce dei presunti rapinatori della sua città, gli inquirenti decisero di affidargli anche le indagini sulla tragica rapina di South Braintree.

Stewart, che non faceva mistero di nutrire una profonda diffidenza verso gli immigrati, diresse le sue indagini nella comunità italiana, in particolare su un piccolo nucleo di anarchici che s’incontravano in Puffer’s Place nella zona di Boston. La grande città del Massachusetts pullula di immigrati, molti dei quali lavorano proprio nei numerosi calzaturifici dello Stato dove la diffidenza del capo della polizia di Bridgewater, nei confronti degli immigrati, è largamente condivisa.

A Boston, città dell’aristocrazia intellettuale americana, conservatrice e orgogliosa delle sue tradizioni anglosassoni, gli immigrati sono definiti dagos cioè reietti, emarginati. Ed è questa, in definitiva, la colpa di Sacco e Vanzetti: sono dagos.

Nicola Sacco, nato a Torremaggiore in provincia di Foggia e Bartolomeo Vanzetti nato a Villafalletto in provincia di Cuneo, vengono fermati il 5 maggio 1920 sul tram che da Bridgewater conduce a Brockston. I due amici dichiarano di non portare armi e di non far parte di alcun movimento anarchico. Condotti al posto di polizia e perquisiti, gli agenti trovano una pistola calibro 38 addosso a Vanzetti e una Colt automatica nelle tasche di Sacco insieme alla minuta di un discorso sulla condizione operaia che avrebbe tenuto Vanzetti a Boston. E’ un grave errore che avrebbe pesato non poco sulla loro attendibilità.

Il processo contro Bartolomeo Vanzetti, l’uomo con i baffi segnalato nella fallita rapina di Bridgewater, inizia a Plymouth il 22 giugno. Il 16 agosto 1920 Vanzetti è condannato ad un periodo di lavori forzati dai 12 ai 15 anni da scontarsi nel reclusorio statale di Boston.

Circa un mese dopo, l’11 settembre, Sacco e Vanzetti sono incriminati per la rapina e gli omicidi di South Braintree.

Il processo inizia a Dedham il 7 giugno 1921. Presiede il giudice Webster Thayer, lo stesso giudice che ha presieduto il processo a Vanzetti durante il quale ha mostrato un’evidente ostilità nei confronti dell’anarchico italiano. Orgoglioso delle sue origini anglosassoni, Thayer, che ha 63 anni, è alla fine della sua carriera. Piccolo di statura, fragile, con gli occhiali a pinz-nez, sempre vestito di nero, l’impettito Giudice è tanto suscettibile, specie per la sua statura, quanto ambizioso. Nel Foro di Boston si parla di lui come del futuro candidato alla carica di Governatore del Massachusetts. E’ stato lui, infatti, a chiedere di presiedere anche il processo a carico di Sacco e Vanzetti consapevole della notorietà che gli avrebbe procurato un caso che è già su tutti i quotidiani dell’East Coast.

A difesa di Sacco e Vanzetti, infatti, si sono mobilitati diverse associazioni, l’Unione per le libertà civili americane, sindacati, quotidiani progressisti, intellettuali, scrittori e signore della borghesia bostoniana, tutti che raccolgono fondi per la difesa, per quel che appare una sentenza già scritta, condannando una società e un sistema che discrimina gli immigrati.

E’ un processo che appare inverosimile sin dalle prime battute. Accade di tutto ed è così scandalosamente pilotato che chiunque vi assiste si convince che non vi sono prove sufficienti a carico dei due imputati. Nessuno dei i presunti testimoni oculari interrogati durante le prime indagini per la rapina a South Braintree, aveva riconosciuto in Sacco e Vanzetti due dei cinque rapinatori. In aula, invece, gli stessi testimoni giurano di aver visto Vanzetti alla guida dell’auto scura. Nessuno, neppure il suo difensore, riesce a convincere la giuria che Vanzetti non sa guidare. Nicola Sacco, poi, è di volta in volta riconosciuto come l’uomo col berretto che ha ucciso il cassiere e il bandito seduto accanto a Vanzetti. Inoltre, Michael Steward, il capo della polizia di Bridgewater che si era tanto prodigato per incriminare Sacco e Vanzetti, dimentica completamente di indagare sugli altri tre banditi.

Un processo farsa insomma. Un processo in cui Giudice, giuria e gran parte dell’opinione pubblica del Massachusetts hanno già deciso: ai due immigrati va data una punizione esemplare.

Il 14 luglio del 1921, Sacco e Vanzetti sono riconosciuti colpevoli della rapina di South Braintree, dell’omicidio di primo grado del cassiere e della guardia giurata e condannati a morte mediante sedia elettrica.

Nei sei anni successivi, in America e in Europa, ci saranno scioperi, manifestazioni e petizioni anche di noti penalisti per impedire l’esecuzione di Sacco e Vanzetti. La poetessa americana Edna St. Vincent Milay sosta per giorni davanti al palazzo del governatore del Massachusetts, Alan T. Fuller, indossando un cartellone sandwich in cui si legge: governatore Fuller, libera Sacco e Vanzetti e salva l’onore del Massachusetts. Scendono in campo governi e l’apparato dei partiti di massa. La CGIL rivolge un appello direttamente al Presidente degli Stati Uniti. Il presidente del Consiglio, Benito Mussolini, scrive all’Ambasciatore americano a Roma chiedendo quantomeno la commutazione della condanna a morte. Gli avvocati difensori di Sacco e Vanzetti presentano ben cinque richieste di revisione. Ma non c’è nulla da fare. Niente riuscirà a smuovere la coscienza del giudice Thayer che li respinge sistematicamente: they must die, devono morire, è lo spietato commento del Giudice.

Sacco e Vanzetti vengono giustiziati nel carcere di Charlestown nella notte fra il 23 e il 24 agosto 1927. Nicola Sacco aveva 36 anni. Lascia la moglie e due figli. Bartolomeo Vanzetti ne aveva 39, non era sposato. Negli ultimi giorni di vita ha sempre avuto accanto la sorella Luigina.

Nell’edizione di mercoledì 24 agosto, la GazzettadiPuglia scrive: non spetta a noi, che non siamo in possesso di tutti gli elementi, dare un giudizio intorno a questa sentenza; ma ci sia permesso domandarci: se a tanti, a tantissimi, a milioni di uomini che avevano seguito da vicino le vicende giudiziarie dei due disgraziati, era sorto il dubbio che fossero innocenti come e perché il dubbio non ha mai toccato il cuore e le menti dei giudici del Massachusetts? Forse giustizia è stata fatta, ma forse è stato commesso uno spaventoso errore giudiziario.

Centinaia di quotidiani, in tutto il mondo, commentano con orrore e sdegno l’avvenuta esecuzione dei due anarchici italiani. Ma è la stampa americana a scagliarsi con violenza sul sistema giudiziario statunitense definendolo ottuso e persecutorio… il sipario è calato sull’oscura tragedia. Sacco e Vanzetti sono morti, ma milioni di persone nel mondo ritengono che due innocenti sono stati uccisi legalmente… ciò che resta da fare, adesso, è di avviare una serena, accurata, imparziale inchiesta sul sistema giudiziario del Massachusetts… il popolo americano ha il dovere di pretendere che mai più una tale esibizione di inettitudine giudiziaria macchierà la giustizia degli Stati Uniti.

Il 23 agosto 1977 il governatore del Massachusetts, Michael S. Dukakis, riabilita le figure di Sacco e Vanzetti proclamando il S.& V. Memorial Day… quel processo e l’esecuzione – scrive il Governatore nel documento commemorativo – devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi e l’intolleranza con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.