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"899"Ci sono luoghi che, da soli, rendono speciale una serata, soprattutto se si tratta di una calda sera di mezza estate giunta dopo un violento quanto improvviso temporale, ed è indubbio che il Trullo Sovrano di Alberobello sia tra questi. E se a quella suggestiva e familiare dei nostri trulli aggiungiamo la meravigliosa architettura sonora che sono capaci di creare tre mostri sacri della musica mondiale, allora comprenderete bene che non si possa non parlare di un evento unico ed indimenticabile. E così è stato il concerto di Paolo Fresu, Omar Sosa e Jaques Morelenbaum giunto a conclusione della dodicesima edizione del Festival metropolitano Bari in Jazz.

Rispettivamente sardo, cubano e brasiliano, i tre artisti, introdotti da un interessantissimo set in solo del contrabbassista Marco Badoscia, hanno dato vita ad una creatura di indefinita nazionalità ma di ammaliante bellezza, che aveva le forme del loro ultimo straordinario lavoro discografico Eros, pubblicato a quasi quattro anni dal precedente bellissimo Alma, “un concept-album dedicato al sacro totem emozionale che spinge la bellezza verso il divino”. La tromba di Paolo, il pianoforte e le tastiere di Omar, il violoncello di Jaques, in pochi istanti hanno catturato l’attenzione, di più, l’anima del folto quanto preparato pubblico presente, dando la sensazione di trovarsi in un labirinto inesplorato, un luogo in cui la natura è ancora vergine perché nessun essere umano ha avuto la possibilità di violentarla, e questo non spaventa ma agisce da ulteriore stimolo per spingersi ancora più in là, per lasciarci guidare dai tre artisti in assoluto stato di grazia, abbandonarsi ai loro voli, fossero anche pindarici, librarsi nell’aria, dimentichi dei propri fardelli corporei e, soprattutto, mentali, lasciarsi ipnotizzare dalle loro magie. Un concerto ipnotico, come del resto il disco, che ha, a nostro modesto parere, il suo punto più alto nella riproposizione della composizione di Peter Gabriel “What Lies Ahead”, brano ancora inedito con cui l’Arcangelo apriva il suo più recente tour, una magia nata dalla geniale mente dell’ex Genesis che già nella versione live del suo creatore appariva come un capolavoro assoluto – e chi scrive può assicurarvelo, essendo stato presente ad una delle date italiane del “Back to front Tour” -, ma che qui viene (se possibile) addirittura impreziosita dalla riscrittura di Fresu. L’interplay tra i tre è perfetto, al punto che appare impossibile trovare la personalità di maggiore spicco nell’estemporaneo trio, così da farci avere – ed accade ormai sempre più raramente – la totale certezza che si fosse in presenza di tre spiriti elevati, di tre menti pensanti, di tre cuori pulsanti; la tromba di Fresu, finalmente tornata ai suoi fasti e sempre più vicina alla stessa “nota perfetta” che fu calamita e calamità per il divino Miles, questa volta non ha prevalso sugli altri strumenti, tutti egualmente impegnati a regalare brividi ed emozioni, con Omar, soprattutto, che sembrava intenzionato ad infrangere un ideale muro del suono solo con il potere della sua musica. Ebbene, se quel muro è lo stesso che ci portiamo dietro ormai in ogni attimo della nostra esistenza, allora possiamo assicurarvene la avvenuta distruzione, e, come già accadde a Gerico, anche stavolta per mezzo di un portentosa tromba con l’ausilio di un energico pianoforte e di un sublime violoncello.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.