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La mostra di sculture di Mimmo Paladino, promossa dalla Provincia di Bari e realizzata dall’autore con l’intento di stabilire un dialogo fra le proprie opere e quelle di varie epoche esposte in permanenza nella Pinacoteca ProvincialeCorrado Giaquinto”, ha un suo illustre antecedente nella mostra di Jannis Kounellis, risalente al lontano 1979, anch’essa in colloquio con gli spazi della Pinacoteca barese.
L’esposizione, curata da Clara Gelao ed Enzo Di Martino, autore della monografia dedicata all’artista, durerà fino al 28 ottobre. In mostra sculture in bronzo dell’artista campano, esponente della Transavanguardia insieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria. La sua prima scultura documentata risale al 1980. Già in quel periodo Paladino usa diversi materiali come il legno, la pietra, la ceramica, l’alluminio, il bronzo, mentre si delineano compiutamente alcuni dei motivi più significativi della sua ricerca espressiva: la prima figura di Testimone è dell’82, dell’anno successivo la figura “assediata” da animali e il guerriero sulla barca di Giardino chiuso, il cavallo con la maschera d’oro di Hortus conclusus ( del ’91) è come se chiudesse un decennio di percorso creativo. Il riferimento storico nell’arte di Paladino è sempre presente e, per quanto la sua ricerca espressiva si indirizzi verso molteplici direzioni, la sua cifra è sempre ben riconoscibile, rimanendo uguale a se stessa. La cultura visiva di Paladino nasce da una “stratificazione” storica in cui diversi riferimenti convivono: segnali di derivazione longobarda, citazioni di Paolo Uccello e di Antonello da Messina insieme a figure arcaiche, in una complessa sovrapposizione di figurativo e geometrico, di riferimenti primitivi e citazioni colte, con la motivazione di dar vita ad un evento plastico che utilizza diversi “pretesti immaginativi” ma alla fine vive di vita propria, con caratteri autonomi e originali.
La mostra espone un’ attenta selezione di opere nelle prime sale della Pinacoteca, quali l’Assediato del ’92, il Dodecaedro stellato del 2001, l’Etrusco del 2003, un grande Cavallo del 2007 e Don Chisciotte dello stesso anno. Una citazione a parte merita una grande installazione ottenuta dall’accostamento di una cinquantina di tavoli in metallo su cui sono poste 72 piccole sculture che riassumono il repertorio visivo della scultura di Paladino. Alcune delle opere della Pinacoteca con le quali le sculture dell’ esposizione svolgono il loro dialogo ideale sono le pale d’altare dei Vivarini e il San Pietro Martire di Giovanni Bellini.
Si può parlare, riguardo a Mimmo Paladino, di “dialogo con la materia”, dovuto alla sua straordinaria abilità manipolatoria, che lo porta ad utilizzare diversi materiali: ciononostante le sue sculture sono caratterizzate da una sorprendente unitarietà e da una cifra formale riconoscibile. La scelta del materiale non è mai casuale, nemmeno quando usa elementi già pronti, come le tegole industriali di terracotta. La trasgressione nei procedimenti, che tiene conto della lezione storica delle Avanguardie, è finalizzata a fare dell’opera la testimonianza tangibile di un intervento persistente che non permette al fruitore l’indifferenza.

PALADINO. LA SCULTURA
29 giugno-28 ottobre 2012-07-02 Pinacoteca Provinciale “C. Giaquinto”
Via Spalato 19/ Lungomare Nazario Sauro 27, Bari

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.