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"piantina"Il Salone del Libro di Torino è una sarabanda, una bolgia, una gazzarra, un rave in cravatta. Allestito in quell’immensa stiva, in quell’hangar sconfinato di nome Lingotto Fiere. In pochi giorni s’imbarcano un incalcolabile numero di persone per migliaia di arcipelaghi editoriali.
La cosa sconvolgente, per un simile tempio della mercato-cultura, è il baccano che produce.
Ad ogni angolo, in ogni padiglione, in ogni stand grande o piccolo si svolge una presentazione. Personalità importanti, autori alla prima pubblicazione, saggisti, politologi, giornalisti, fumettisti, tutta la colorata ruota di pavone del mondo di chi scrive, legge, recensisce, pubblica, edita. Tutti parlano incuranti e impassibili di ciò che gravita attorno. D’altronde parlano un sacco anche coloro che partecipano e sono lì solo per ascoltare.
Meraviglioso e sottilmente satanico, il tutto avviene in simultanea contemporaneità. Microfonato, amplificato, musicato con inclemente rigore ogni intervento.
Una classe montessoriana in gita, in cui tutti si esprimono a tutta voce allegramente insieme. Così si ritorna al caos originario, quello da intervallo scolastico da cui siamo stati generati scolari ed esilaranti protagonisti.
La stiva del Lingotto frastuona come la sala motori di un grande transatlantico, anche se la linea di galleggiamento è quella nobile della cultura.
Tra le mille cose presentate al Salone una mi piace segnalare. Uno spericolato prodotto editoriale.
Si chiama “Osserva Torino e disegnala”. Lo hanno prodotto la critica Ivana Mulatero, l’artista Matilde Domestico e il disegnatore Antonio Mascia con il contributo della Città.
Trattasi di una guida per aspiranti escursionisti culturali che vogliono ampliare la consapevolezza visiva e la conoscenza degli ambienti urbani. Questo negli intenti descrittivi, roba che si deve scrivere nelle prime pagine. In realtà è qualcosa di più avvincente e coinvolgente. Dieci tappe nel centro storico a ripensare dettagli, ad elargire o ricordare di cosa è fatta l‘architettura. Come? Suggerendo di disegnare un elemento in prospettiva, esercitando lo sguardo a capire, riproducendo parti di facciate o fregi, aiutati con fogli d’acetato che svelano e assistono il possessore di matita. Un capitello, un ornamento, una facciata possiedono storia, ci espongono il gusto di un’epoca. E ci mettono dolorosamente alla prova. Conosciamo davvero così bene le strade in cui ci promeniamo? Chissà. Osservare, identificare, e interpretare i luoghi in cui ci troviamo sono tre stadi di un’esperienza che si possono concretizzare in un gesto estetico particolare e partecipativo come il disegno.
Quindi occhio attento, niente vetrine tentatrici, ma il disegno di una piazza in base alla funzione, il pronao di una chiesa, un peristilio ancora in uso; la peculiarità di elementi decorativi riprodotti in fotografia o disegnati per vedere se un ordine architettonico di un capitello ci è familiare o a quale simmetria rispondono le vie porticate. Un gioco intelligente, istruttivo, soprattutto impaginato con fantasia, vezzoso, e facile nella comprensione. Arricchito da un bel glossario il libro, racconta un po’ di storia di chi Torino l’ha pensata e poi costruita senza soffermarsi unicamente al passato ma prendendo in considerazione le installazioni artistiche urbane degli ultimi anni.
Ad un certo punto, la tappa 9, analizza il Palazzo del Rettorato dell’Università, meraviglia barocca del 1712, in cui da studenti si è bivaccato a lungo.
A sorpresa il libro chiede quale sia l’entrata principale. Quella Juvarriana in marmo elegante con cancello in ferro, oppure l’altra, posta all’altro capo del cortile interno, con il portale racchiuso tra colonne dal fusto scanalato su un alto basamento. Le ho attraversate entrambe centinaia di volte, distrattamente, negligentemente, con superficialità. Che si entri ed esca sempre dalla porta sbagliata? Possibile. Matita alla mano, “Osserva Torino e disegnala” sulle ginocchia, non dovrebbe più succedere. Perlomeno nel Palazzo dell’Università.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.