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"Antonio…le opere di Fidia sono una vera carne, la bella natura…” scrisse Antonio Canova ad un suo amico dopo aver ammirato i marmi del Partenone a Londra.
Dopo alcuni anni egli seppe mirabilmente trasporre nei morbidi marmi delle sue opere quella bellezza idealizzata, eterna ed universale, privata degli aspetti terreni e sensuali, propria del classicismo più puro, diventando dunque quello che gli ultimi due secoli di critica d’arte considerano ‘il moderno Fidia”.
Il pubblico potrà riviverne l’emozione attraverso alcune delle sue opere più famose esposte presso i Musei San Domenico di Forlì con una mostra iniziata lo scorso 25 gennaio fino al 21 giugno. E non solo…!
Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura” propone un percorso affascinante in cui le sculture più prestigiose del maestro veneto sono poste accostate ai modelli antichi cui si ispirò e ai dipinti di artisti a lui contemporanei interpreti del neoclassicismo internazionale.
Un allestimento che intrecciando scultura, pittura e disegno conduce il visitatore a riflettere sulla totalità dell’uomo passando attraverso le sezioni della Bellezza, l’Amore, la Danza e la Morte.
Grande influenza ebbero su Canova i temi dei classici della mitologia greca, che era solito farsi leggere mentre lavorava. Nelle sue sculture predilesse il marmo bianco che modellò con una plasticità tale che sue figure sembrano vivere nella loro immobilità.
"CanovaLa raffinata levigatura dona ai particolari anatomici una speciale e naturale lucentezza. Ne sono testimonianza opere come l’Ebe, scolpita più volte per committenti diversi come la contessa Veronica Guarini o l’Imperatrice Giuseppina Bonaparte e collocate, nella mostra, accanto ai modelli ellenistici di riferimento come l’Arianna con la pantera, la Danzatrice di Tivoli e l’eccezionale Mercurio volante di Giambologna.
Alle pareti le diverse versioni di Ebe dipinta dai maggiori pittori neoclassici stranieri come Reynolds, Hamilton e Hayez, nonchè gli italiani Landi e Pellegrini.
Presente anche la Danzatrice col dito al mento commissionata nel 1814 dal banchiere Domenico Manzoni, nonché la Venere Italica di Palazzo Pitti, eseguita per ovviare al trafugamento della Venere dei Medici dagli Uffizi da parte delle truppe francesi. Canova creò non una copia ma un’opera d’arte originale, una dea dalla straordinaria carica sensuale che fece innamorare Ugo Foscolo.
E ancora la Maddalena, capolavoro per il quale Canova trovò ispirazione in Tiziano e che troverà seguito in quella dipinta da Hayez, celebre pittore del Bacio.
Nell’Amore e Psiche l’artista plasmò forme che potessero incarnare l’ideale neoclassico della bellezza eliminando torsioni, panneggi e tutti gli eccessi dell’arte barocca, ottenendo una forma in grado di trasmettere sentimento ed azione, ma con serena solennità.
L’inedito Canova pittore compare qui per la prima volta accanto alla celebre Tersicore, la statua in movimento di Orfeo, eccezionale concessione dell’Ermitage. A qualche suo fedele amico il Canova confidava che dipingeva solo per sé e questo fa comprendere la sua ritrosia nel mostrare al pubblico queste opere che risultano dunque praticamente sconosciute.
Canova coglie sempre l’attimo scenico essenziale, classico, trasfigurandolo in una visione sovrannaturale ed eterna, come nei due colossali Pugilatori dei Musei Vaticani, ispirati ai due Dioscuri del Quirinale che furono per il giovane Canova oggetto bramoso di studio.
Conclude l’ultima sezione che espone il Canova ‘filosofo’, colui che si confronta col tema della morte, ispirandosi alle steli funerarie attiche per produrne nuove e intrise di profonda tensione emotiva come i bassorilievi che illustrano la morte di Socrate.
Si può ben comprendere l’importanza del genio canoviano leggendo le parole di Stendhal che nel 1816 scrisse: “Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci: che dolore per i pedanti! Per questo continueranno a insultarlo cinquant’anni dopo la sua morte, e anche per questo la sua gloria crescerà sempre più in fretta. Quel grande che non conosceva l’ortografia ha creato cento statue, trenta delle quali sono capolavori”.
Oggi è possibile entrare nel vivo dell’arte canoviana visitando il Museo Gipsoteca Canoviana di Possagno, Treviso, in quella che una volta fu la casa natale dell’artista e che oggi custodisce circa 300 opere delle sue opere fra modelli in gesso, disegni, incisioni, cere e attrezzi della scultura, in buona parte provenienti dallo studio romano del Canova.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.