Tempo di lettura: 2 minuti

"marcBasta leggerezza e scioltezza, fine della storia fiorita e un pò hippy chic da anni 70 che lo aveva affascinato in versione primavera-estate: Marc Jacobs per il prossimo inverno ci vuole invece severe e molto coperte, ben protette, anzi sigillate, nei tailleur, nelle redingote, nei materiali lucidi effetto vernice. E soprattutto ci vuole a pois, che per le donne non è una grande novità, comunque.

Alla sfilata di Marc Jacobs, a New York, bisogna esserci per vari motivi professionali, ma soprattutto perchè, al di là della dimensione del business di questo marchio – non paragonabile a quello dei big – serve a capire più o meno cosa saremo indotte ad apprezzare l’anno che verrà. Perchè Jacobs interpreta il ruolo di stilista in un modo, certamente moderno, ma soprattutto aderente allo spirito del tempo che egli sa fiutare nell’aria: qualcuno direbbe che, più che un vero designer, egli è uno stylist, cioè colui che costruisce il look giusto assemblando idee e spunti altrui.

Sia come sia, se Marc Jacobs porta in passerella – come ha fatto stavolta – gonne tanto strette da impedire di camminare, siate certi che vedrete molte donne zampettare a piccoli passi l’anno prossimo. E se propone pois di tutte le dimensioni, potete scommettere che bolle e bollicine saranno trendy molto presto. E se usa il lucido lattice (perfino per la camicia botton down che egli stesso indossava, sudando abbondantemente, nel back stage della sfilata) dovete supporre che altri lo utilizzeranno.

Marc insomma è una sorta di volano che rilancia idee: a essere sinceri, infatti, la sua sfilata sembrava – in modo anche sfacciato – un rimescolamento di cose viste negli anni da Marni, Prada e Miu Miu. Ciò premesso, lui è bravo e la passerella era gustosa, scandita da musica dura, genere Marilyn Manson, tra pavimenti di specchio e grandi colonne in pelle trapuntata, che ricordavano gli arredi del cinema dei ‘telefoni bianchì. Il riferimento temporale è quello: gonne a tubo, giacchine strette in vita, corte o rimborsate, spalle e maniche importanti, redingote esagerate dalle doppie pinces.

E poi bolli dappertutto: in testa a mò di cappello, di plastica lucida sulle sottane, in rilievo sulla maglia jacquard, in positivo e negativo sui pezzi combinati dei completi, scolpiti a rasoio sul visone rasato della cappa scura, a forma di cabochon sui vestiti. Perchè mai tutte queste bollicine? Ma per rendere più frizzante la collezione «dato che ero partito – ha spiegato lo stilista – da colori molto basici come il blu, il marrone, il verde scuro e il rosso cupo e volevo qualcosa di spiritoso, quindi ho messo i pois».

La collezione comunque non ha niente di casual, tutto è molto studiato, la donna è molto habillè. A sdrammatizzare la silhouette sono solo le calzature: altissime su platform di lattice bianco diventano anche dei lucidi boots un pò militari, da portare sulla neve o spiritosamente sotto il tailleur con la giacchina severa da cadetto.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.