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Gola profonda” è stato uno dei primi film pornografici ad avere una vera trama. Ha ottenuto un successo clamoroso, diventando il simbolo della rivoluzione sessuale degli anni Settanta e dell’edonismo senza limiti. Ha conquistato un pubblico vastissimo e incassato 600 milioni di dollari. Di tutto questo a Linda Lovelace sono rimasti una celebritàincredibile ma scomoda, 1.250 dollari di stipendio e una vita da ricostruire.

È questa vita che Rob Epstein e Jeffrey Friedman raccontano in “Lovelace”. Sullo schermo, come in un crescendo, prendono forma il rapporto difficile che Linda (Amanda Seyfried) aveva con la madre perbenista (Sharon Stone) e il matrimonio violento con ChuckTraynor (Peter Sarsgaard).  Pian piano il ‘successo’ si trasforma in un inferno fatto di botte, minacce e stupri. E i riflettori di Hollywood diventano le luci accecanti che nascondono un mondo più oscuro di quel che si possa immagare. Sotto il pericolo costante di una pistola, Linda è costretta a diventare quella pornostar entrata nell’immaginario collettivo.Finché anni dopo pubblica una biografia (“Ordeal”) in cui racconta tutti i retroscena del suo amaro successo.

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Anche se “Lovelace” è una storia di sesso e violenza, l’uno e l’altro appaiono sullo schermo con molta discrezione. Epstein e Friedman affrontano tutto con grande sobrietà. Si parte dalla vita in famiglia di Linda per passare alla genesi di “Gola profonda”. Quasi come in una sorta di meta-cinema i due registi ricostruiscono le scene delfilm (rifatte dalla Sayfried e Adam Brody) e, in questo modo, ci fanno assaggiare il clima vissuto dal pubblico del 1972.Solo in un secondo momento, quelle riprese tornano sullo schermo con il loro ‘dietro le quinte’fatto di abusi. Allegria e leggerezza lasciano il posto alla tristezza e al dramma. Al punto di holliwoodiano che guarda solo al successo si sostituisce quello della vittima Linda che quella popolaritàl’ha pagata a caro prezzo. È con gli occhi della protagonista che, sei anni dopo, vediamo ciò che è accaduto davvero prima.

Nel complesso la pellicola è piacevole e funziona, specie nel suo tentativo di creare una contrapposizione tra lo scintillante mondo di Hollywood (fortemente criticato) e ciò che c’è dietro. Il problema di “Lovelace” sta nella storia troppo affrettata e frammentata che non fa venire fuori a dovere il lato psicologico di questo dramma. I sentimenti di Linda sono appena accennati e la sua trasformazione da ‘ragazza della porta accanto’ a pornostar e poi vittima manca di profondità. Anche gli altri personaggi non sono disegnati a dovere. Chuck è una sorta di cliché del cattivo e tutti gli altri sono figure di contorno senza un vero spessore. Solo i genitori di Linda, Mr. Boreman (Robert Patrick) e Mrs. Boremanhanno tratti più delineati. Il vero punto debole della pellicola è comunque un altro: ci racconta frettolosamente ciò che Linda dice nella sua biografia ma non aggiunge nulla di nuovo.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.