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"Giordano
La storia dell’Uomo si ripete, i secoli passano ma l’arroganza del potere si ripete.
Dopo tanto girovagare in giro per l’Europa esprimendo sempre le sue idee di giustizia e Libertà e creandosi pertanto molti nemici, Giordano Bruno, “eretico”, frate domenicano auto-sospeso “a divinis”, ma che mai ha abbandonato la tonaca, si fece convincere, o convinse, da colui che definì l’ “Angelo” Mocenigo a rifugiarsi a Venezia.
L’ “Angelo” Mocenigo si prodigò a diffondere ed a farsi bello nelle sue feste di gala del suo presunto mecenatismo presentando a tutta la nobiltà veneziana il suo “giocattolo” e le sue idee, con le relative mirabolanti espressioni di una cultura ed erudizione fuori dal comune. L’ “Angelo” Mocenigo creò il suo cenacolo culturale mettendo al centro un Uomo che per natura, storia e conoscenze non poteva non essere scomodo, che per idee e per modo di esprimerle era sostanzialmente un “rompiscatole”. Il Mocenigo spesso si fece bello esprimendo egli stesso, con più forza e rabbia le idee di rottura del filosofo nolano, nei confronti dei potenti dell’epoca, di cui egli era, peraltro, espressione.
Dopo qualche tempo, l’ “Angelo” Mocenigo, cambiò abito, forse qualche critica personale di troppo da parte del nolano, decise di ripercorrere le orme del mitico predecessore di circa 1500 anni prima. L’ “Angelo” Mocenico, si trasformò nel “Giuda” Mocenigo e per altri 30 denari e per ingraziarsi non più i frequentatori dei salotti veneziani, non a caso città marinara e levantina, vendette la pelle del suo migliore amico, che tanto si era fidato del suo mecenate, ai Farisei dell’epoca: la Santa Inquisizione.
Fu così che dopo un processo farsa e la testimonianza determinante dell’ “Angelo-Giuda” Mocenigo, Giordano Bruno fu condannato dal Tribunale della santa Inquisizione.
Il cardinal Roberto Bellarmino, potente Prefetto della santa Inquisizione, cercò in tutte le maniere di indurre il franco Giordano Bruno ad abiurare dalle sue idee, dalle sue parole e dai suoi scritti, oppure, come diabolica alternativa, a subire il rogo. Ritirare tutte le sue parole, scritti ed idee sull’Eliocentrismo ritenendola una verità scomoda da divulgare, e preferendo la falsità alla leale realtà.
Il cardinal Bellarmino chiese fortemente, inoltre, al franco Giordano Bruno che ritirasse tutte le critiche formulate pubblicamente alla chiesa di Roma ed al suo Papa, che il nolano avrebbe definito in più occasioni “vecchio trombone in tiara e sul trono gestatorio”, secondo la testimonianza giurata dell’ “Angelo-Giuda” Mocenigo. Giammai provata dagli scritti del filosofo.
Sette anni tra processo e carcere, indussero Giordano Bruno ad abiurare ed a richiedere di tornare a vestire la tonaca e divulgare la verità del Vangelo.
Ma di fronte alla protervia dei Farisei della santa Inquisizione e della chiesa tutta, ed ai preparativi trionfalistici dell’anno santo del 1600 in cui la chiesa si sarebbe fatta lustro di aver redento gli “eretici”, il redivivo franco Giordano Bruno ritirò l’abiura.
Il cardinal Bellarmino non si accontentò di vincere, ma voleva trionfare e stravincere.
Così il 17 Febbraio 1600 in piena quaresima Pasquale, in piazza Campo de’ Fiori a Roma il rogo arse ed il franco Giordano Bruno fu bruciato tra due colonne.
Il cardinal Roberto Bellarmino sperò che questi successi della santa Inquisizione ed i servigi resi lo portassero al Trono papale, ma morì, seppure proclamato “santo subito”, cardinale. Oggi come ieri.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.