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"GranciaPiù che un paese è un grande condominio. A Brindisi Montagna ci si saluta tutti. Ci si deve salutare. Proprio per le dimensioni davvero micro del centro urbano. E anche perché le novecento anime – che d’autunno e d’inverno si dimezzano – di Brindisi Montagna si conoscono tutti, ma proprio tutti. E quindi pure il visitatore occasionale o il turista è “costretto” a dare il buongiorno a tutti coloro che s’incontrano.

Certo, l’anagrafe conta molto in questi casi. E quella brindisina è piuttosto datata. Ma da un lato il senso di appartenenza alla comunità, dall’altra la innata cortesia della gente di montagna, fanno sì che il concerto dei buongiorno e buonasera sia melodioso. E componga la colonna sonora di un modo di esistere che ancora si riesce a trovare nelle pieghe della nostra Terra.

Fa caldo anche sulle Dolomiti lucane. Il termometro segna 39° e la notte della storia bandita ti avvolge con il suo calore: la potenza della rievocazione e il tepore di un clima inimmaginabile a queste altitudini. Il paesello è a 865 sul livello del mare, la valle del Parco della Grancìa qualche decina di metri più in basso.

"GranciaEcco, la Grancìa è diventato il cordone ombelicale della piccola comunità. Che nel ’99 ha scoperto il tesoro della storia. Di quella “bandita” (nella doppia accezione di messa al bando e nel dimenticatoio, e di strambo aggettivo che accenna ai briganti, ai banditi) che diventa volano di un’economia che dà lavoro e speranza.

La Grancìa era per i camaldolesi, i certosini e per altri ordini monastici il nome dato alle fattorie di quei religiosi. Senza l’accento è voce utilizzato nel senese e probabilmente ha derivazione dal tardo latino “granica”, appunto deposito di grano. Nel 1503 una badìa abbandonata dai monaci basiliani venne donata dai principi Sanseverino ai monaci della Certosa di Padula. Quindi, venne eretta a Grancìa di San Demetrio nel 1503 e divenne una grande azienda rurale condotta proprio dai laici. Il massimo splendore fu toccato nel corso del Settecento. Dopo la soppressione degli ordini monastici per mano di Napoleone nel 1806, la Grancìa fu acquistata da privati e poi rivenduta allo Stato negli anni Venti.

Il Parco brindisino è il più esteso tra le strutture italiane cui è possibile attribuire la definizione di Parco storico rurale e ambientale. Nel pomeriggio di ogni fine settimana da luglio a settembre, questo versante della Grancìa si trasforma in una grande macchina del divertimento. Quello intelligente, che lascia il segno in tutti i visitatori, di tutte le età, per famiglie e gente in cerca di emozioni particolari ma mai banali. C’è l’antica arte della falconeria, ci sono gli animali, con asini e buoi grandi protagonisti, ci sono i laboratori del gusto, c’è il borgo dei sapori e la riproposizione della cucina storia dell’Ottocento, ci sono gli antichi giochi della ruralità e la possibilità di volare con la mongolfiera, magari per vedere un po’ più da vicino i rapaci, c’è il rural fitness e poi c’è l’attrazione principale, il Cinespettacolo.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.