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Perché, pur riconoscendo universalmente la necessità di «pensare globalmente e agire localmente», lo si ritiene un compito di quasi insormontabile difficoltà? Per il grande pensatore americano, la spiegazione va cercata nello stato attuale della coscienza umana: la struttura profonda dei nostri cervelli non è più adeguata all’ambiente da noi stessi creato. I nostri modi di sentire, pensare, agire sono legati a un’epoca che sta per finire. L’umanità – dice – sta per affrontare una mutazione senza precedenti, la terza grande mutazione della storia. Nel mondo agricolo, la coscienza umana era governata dalla fede; in quello industriale, dalla ragione; con la globalizzazione della vita economica, sociale, culturale, e la transizione all’era dell’informazione, la nostra coscienza si fonderà sull’empatia, ossia sulla capacit… di immedesimarsi nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona. La nuova coscienza globale sarà – è convinto Rifkin – un amalgama di fede, ragione ed empatia. In questo suo nuovo saggio, l’autore esplora le implicazioni profonde di questa radicale ristrutturazione della coscienza e delle nuove forme di organizzazione personale e sociale che ne deriveranno, fornendo anche suggerimenti su come affrontare la terza rivoluzione.
"La civiltà dell’empatia" di Jeremy Rifkin (Mondadori, pp. 648,; 22 euro).