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"RAPINO1"

Attico nel palazzo della EMI in corso Sempione, a Milano, uno studio bellissimo e molto grande, circondato da finestre, una scrivania e un grammofono da un lato, una chitarra dall’altro, due enormi puppille e, al centro, un divano bianco. Ad accogliermi Charlie Rapino. Per gli appassionati di Talent Show, Charlie Rapino è uno dei “professori”, talent scout di Amici, la trasmissione di Maria De Filippi. Per me, che non vedo la televisione da anni, Charlie Rapino era uno sconosciuto fino a quando mi hanno chiesto di intervistarlo ed ho letto la sua biografia. Direttore artistico di alcune delle più importanti case discografiche mondiali, come la Sony, la Decca Universal e la Polydor-Universal, ha scoperto, prodotto e lanciato o remixato molti artisti di fama internazionale come i Take That, Kylie Minogue, Geri Halliwell, Primale Scream, Gary Go e tanti altri.

Avete presente un flipper? Da un lato ci sono le due alette, poi ci sono tre pareti, e in mezzo una serie di bersagli. La pallina scossa dalla spinta delle alette schizza veloce fra le pareti toccando ora un bersaglio, ora un altro e accendendo mille lucine. Ebbene, nelle due ore passate a chiacchierare con Charlie, mi sono sentita come davanti ad un flipper, io muovevo le alette e la mente di Rapino schizzava veloce toccando arte, musica, letteratura, filosofia, estetica, religione, politica, pur rimanendo confinata nei tre concetti che avevo impostato all’inizio, ossia l’industria discografica, il genio e il talento. Non è da tutti i giorni trovarsi davanti ad una mente così astuta e veloce e con una cultura così variegata. E non far cadere la pallina è stata una bella sfida!

Amando la musica live e conoscendo moltissimi artisti o organizzatori, ma nessun discografico sono stata molto stimolata dall’idea di intervistare chi “da alle note la forma di un disco”. Schiettamente glie l’ho confessato appena conosciuti e lui ha sfoderato il suo sorriso sornione dicendomi “hai conosciuto i burattini ma non i burattinai!

Mi sono fatta un’idea della evoluzione del mondo discografico, un’idea un po’ negativa, la chiamerei forse una “involuzione”… In realtà è una rivoluzione, perché in pochi anni, pochi lustri si è passati dal vinile, al cd e infine all’avvento di internet e l’industria musicale è stata quella che è stata colpita per prima dal punto di vista generale di gestione. Ora ascoltare la musica ha un approccio ben differente. Non c’è più la cultura del prodotto, ma il prodotto diventa l’iphone e la musica è un accessorio. Gli artisti di oggi si sono dovuti adattare, ed è arrivata una nuova generazione di artisti che proprio in queste settimane ha avuto una presenza incombente. Sono gli artisti che fanno musica elettronica, che sono partiti dal mondo della dance, e che sono le rock star di oggi. Non si può più parlare di musica dance, la musica di adesso è quella elettronica. Skrillex, Benny Benassi, tutta questa gente qua, sono oggi gli artisti che gli sbarbi seguono. L’industria musicale è sempre stata orientata verso i giovani e i giovani oggi seguono questo. Un mio amico era a Coacella, un grande festival in california, e durante il concerto dei Black Keys, che sono uno dei gruppi del momento, c’era Madeon, un DJ di 17 anni e mezzo,  e tutti i ragazzini si sono spostati a sentire lui durante l’assolo di chitarra elettrica dei Black Keys, quindi di base la chitarra elettrica non serve più!

Leggendo di te ho scoperto che fra i tuoi  miti ci sono Carmelo Bene, Oliviero Toscani, Giordano Bruno Guerri e Morricone, ma ho scelto il primo per fare una citazione provocatoria: “Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può”, come può essere vera una tale affermazione se, specialmente oggi giorno, il talento, per poter diventare conosciuto o famoso, ha bisogno di un genio alle spalle (quindi un produttore) che costruisca e plasmi le sue capacità per renderlo conforme alle richieste di mercato. Non è oggi tutto un po’ “costruito”? Mah assolutamente no…il talento fa quel che vuole, Skrillex fa quel che vuole! La costruzione c’è sembre stata. Tutti gli artisti sono stati costruiti, prendi Caravaggio, è stato costruito, è stato “prodotto” dalla chiesa che, per imporre la contro riforma come reazione al pensiero luterano, propone il suo artista più estremo. La pittura allora era il  media, il mezzo di comunicazione. Caravaggio faceva comunque quel che voleva, Alessandro Sesto era il genio che l’ha indirizzato. Quando sono entrato in televisione io non ero un genio, ero un talento, poi qualcuno ha deciso che non potevo fare quello che volevo ma quel che potevo.

Quindi tu ritieni di aver sacrificato il tuo talento? Io non ho sacrificato un bel niente perché io sono una persona che non ha hobbies, il mio hobby è il mio lavoro, la gente come me, e tutti quelli che fanno un lavoro creativo, non dovrebbe avere la pensione, la pensione dovrebbe andare a quelli che puliscono i cessi si perché obbligati a fare qualcosa contro la propria natura. Io sono un creativo senza creatività, perché se fossi stato un creativo sarei stato Caravaggio o Lou Reed.

Quanto ci metti del tuo nel creare un artista? Io non ci metto niente di mio, io metto insieme le cose. Non vai ad aggiungere degli elementi? Do degli elementi di cultura, osservando fenomeni sociali, metto le cose su un tavolo, le associo e le metto insieme. Se mi chiedessero di scrivere un pezzo non saprei da dove iniziare perché non so nemmeno prendere in mano una chitarra. Non hai mai suonato? Assolutamente no mi rifiuto… Io sono + un pubblicitario che un discografico perché avrei dovuto fare il pubblicitario ma avevo la passione dell’ascolto della musica e questa passione mi ha portato qui. Io impacchetto le cose, le rendo interessanti. Cerco le persone che secondo me hanno un talento, che non è necessariamente un talento tecnico. Tutti possono fare gli attori o le attrici, ma nessuno può fare Marilyn Monroe o Brigitte Bardeaux, e non è necessario che Marilin Monroe fosse un’attrice.

Ti è capitato spesso di incontrare dei musicisti che erano bravi così come erano, rispetto ad altri che hai pensato andassero indirizzati o costruiti. Nel mio caso sono sempre costruiti. Non hai mai trovato un artista che andasse bene così? No! Nessuno all’altezza delle tue esigentze? Ero io che a non essere all’altezza delle loro. Perché loro evidentemente avevano già un bagage tecnico al quale non ero interessato. Hai quindi deciso di non seguirli ?Io di un bravo musicista non so cosa farne…e di un bravo cantante non so cosa farci.  Per me un bravo cantante va fare i musical, o il piano bar, va a suonare nei locali. Io so che disco fare, che pubblico mirare. Io sono ossessionato dal prodotto. Che deve essere perfetto. Dove ti indirizzi per scegliere quello che deve essere alla base del tuo prodotto finale? In questo momento sto lanciando un artista che proviene da un talent show, che in un mondo di incompetenza si è rivelato un competente. Ma di solito punto ad altro, per esempio, Skrillex non potrebbe mai andare in televisione perché appartiene ad un pubblico che non vede la televisione, che sono i ragazzi. Quando ero ragazzino i miei guardavano canzonissima, io ascoltavo i Pink Floyd che non erano in televisione o Marvin Gale, I pink Floyd che erano legati ad un certo tipo di generazione che ha creato il rock and roll e che hanno interpretato un pubblico che andava dai 13 ai 25 anni. L’unico pubblico sul quale puntare è quello giovanile? SI perché i ragazzini sin dal secondo dopoguerra, si esprimevano attraverso la musica, o trovavano qualcuno che esprimesse le proprie esigenze, e i loro gusti.

Io vedo la musica sotto l’aspetto della passione e non del prodotto. Prendi un Marcus Miller, va ascoltato dal vivo! Marcus miller è un musicista molto bravo che ha suonato con Miles. L’artista era miles non lui. Senza Miles non sarebbe stato Miller, Miles era lui anche senza Miller, ma lui aveva bisogno di uno come Miller. E la costruzione di Miles? Certo c’è stato un certo tipo di costruzione.  Nel momento nel quale davis fa Bitches brew ha alle spalle un discografico che era Claid Davis. Era di sicuro un musicista dal talento e un genio di dimensioni  incredibili. Noi stiamo tuttora cercando di rileggere il lavoro di Davis. Ad un certo punto si ritira dalle scene non solo per un problema personale, di sostanze come viene narrato, si ritira  perché non ha più nulla di dire. Lui dice “il mio percorso a livello artistico è finito”. In Dark Magus,  che è un concerto al Carnaby All, quando durante il concerto, lui dice ai musicisti di seguire solo la chiave dei pezzi e di muovere le note secondo quele chiavi, e il risultato è un disco di pura cacofonia. Il disco con in copertina un’immagine sfocata? Si, una foto tratta forse dalla televisione. Ma tu sei sbarbina! Quando ero ragazzino io la televisione cominciava alle 5 del pomeriggio, c’era la scuola e c’era il calcio, di cui non me n’è mai fregato nulla, e poi c’erano i nuovi LP. Un certo tipo di ragazi frequentava il negozio di dischi, si aspettava con trepidazione il nuovo LP dei Pink Floyd che si ascoltava in religioso silenzio guardando la copertina. La copertina si apriva, si sfogliava, c’erani i testi, le immagini avevano un valore incredibile, c’era Milton Glaser che faceva le copertine o altri grandi artisti. Artisti che lavoravano per altri artisti, che contribuivano al prodotto artistico del musicista con la loro arte, con il loro linguaggio, ora come ora la copertina non conta più, la vedi piccola così sull’iPhone. Il vestito grafico del prodotto musicale prima era importantissimo, cosa che aveva capito molto bene Frank Sinatra che si serviva di cervelli che venivano dalla pubblicità per interpretare ciò che gli americani volevano attraverso i titoli delle canzoni. Come ad esempio “Fly with me”, sembra il manifesto di una compagnia aerea, proprio quando nascevano i grandi spostamenti per via aerea, “Fly me to the moon" usciva in un momento di interesse per lo spazio. Lui riusciva ad interpretare quello che succedeva a livello sociale. Senza la Elvis non avremmo avuto le grandi aerografie in pubblicità.  Le immagini che trasmetteva la musica sono diventate anche elemento fondamentale del cinema, non avremmo avuto un certo tipo di cinema senza Elvis, senza In a silent way di Miles non ci sarebbe stato Taxi Driver, perché è rappresenta la solitudine cosmica dell’uomo.

Cosa ne pensi invece nei messaggi che da ora la musica giovanile? La musica giovanile è in evoluzione. C’è chi dice che la musica elettronica è merda, ma mi sembra di sentire chi nel 64 diceva “chi sono sta merda di Beatles?”. Ma i messaggi? Non mi sembra che abbiano un grande valore al giorno d’oggi. Ma non ce n’è più bisogno! L’artista è legato a quello che fa ed è l’identificazione del pubblico. Dylan non è che andava a fare le marce contro il vietnam, la gente si identificava in quello che diceva. Lui era poi un poeta. Gli artisti di oggi, o per lo meno quelli che non fanno musica elettronica, sono politicamente corretti, supportano il governo tecnico e il governatore, Jim Morrison non l’avrebbe mai fatto. Ma i ragazzini vogliono trasghedire, e ricordati che l’artista è sempre un trasghessore non un rivoluzionario. Anche io mi considero un trasghessore e non un rivoluzionario, mi diverto a trasghedire, però mi divertirebbe anche molto essere ricevuto dal PapaTu dici che c’è ancora la ricerca della trasghessione nei giovani? Non lo so, sai, io sono convinto che la musica sia un’arte visiva, perché evoca immagini, una cosa che ha capito un grande compositore come Giuseppe Verdi, che purtroppo oggi viene bisfrattato da musical che non hanno lo stesso valore estetico. La musica è estetica prima di tutto, e questo vale per tutti i musicisti. La musica evoca stati d’animo. Io non ho mai avuto bisogno di prendere LSd, perché ho ascoltato Hendrix, che avendo un talento abnorme di invenzione vera e propria, e assumendo certe sostanze, trasmetteva all’ascoltatore l’esperienze che lui provava. Questo tipo di esperienze lo ritrovi nella musica elettronica? Certo, c’è questo senso di liberazione, di trasgressione del linguaggio musicale delle macchine. Oggi un bambino di due anni da adoperare un iPad, non aspettiamoci che a 16 anni prenda in mano una chitarra o il violino. Quindi adesso ci sarà l’ultima fatale distruzione delle scuole di musica che diventano inutili. Le scuole di adesso ti insegnano la tecnica del messaggio ma non il messaggio stesso. Il blues e il rock, la musica moderna che ascoltiamo ora è di derivazione Afro-Americano, e la musica afro americana nasceva dalla trasmissione di un bisogno sociale. Se ascolti l’evoluzione di In a silent way di Miles, vedi lo studio che c’è dietro, vedi che che nasce col jazz poi Davis lo porta sempre più avanti quasi come fosse Stockhausen, e scrive in Direction in Music, direzioni della musica, per indicare l’evevoluzione della musica, probabilmente se fosse ancora vivo ora farebbe il disc jockey, non farebbe il trombettista.

Non so…io sono legata anche al piacere di vedere uno strumento. Ma sai noi siamo vivendo ad un livello di  contemporaneità, e quando uno si definisce un contemporaneo, tu stai tranquilla che è un idiota! Perché il contemporaneo non è moderno, non è attuale. Io mi sento un’idiota allora perché non riesco a staccarmi dall’amare gli strumenti musicali e la musica che producono. Si ma in realtà Miles davis era modernissimo. Per esempio oggi il nostro paese a livello creativo o musicale è antico. Ennio Morricone è piùmoderno di Jovanotti! Parliamoci chiaro, diciamolo una volta per tutte! Noi viviamo sotto un regime reazionario, sovietico, questo è un paese comunista! Perché la democrazia repubblicana, con il loro dannato senso di uguaglianza, non ha fatto altro che innalzare la mediocrità. O abbassare il livello di mediocrità. Certi programmi televisivi ne danno l’esempio. Prima di entrare in televisione speravo di conoscere, che ne so, Giordano Bruno Guerri, che è uno dei pochi intelletti che rispetto.

Io rimango sempre un po’ allibita e spaventata dal livello dei talk show! Si vabbè questo è un paese nel quale piace parlare! …perdonami, volevo dire Talent show, anche se…. La tua è un’intuizione geniale, perché è la stessa cosa! Gente che parla, il che è necessario perché, per un certo meccanismo perverso in Italia i programmi devono durare per ore, e quindi che fanno? Parlano… In un Talent show non fanno che riproporre per le cantanti fammine, quella che è stata la dannazione della musica italiana, cioè Mina, e le cantanti cominciano ad urlare e a fare ginnastiche vocali….disastri…non per Mina…ma per quelle che la imitano, e poi mi scatta quasi una misoginia omicida per una che urla! E quindi si, il Talk show e il Talent show sono la stessa cosa!

Mi piace sparare cazzate come se fossi al circolo dei tranvieri a giocare a tressette! Che in realtà è la mia aspirazione… La tua aspirazione? Si, giocare a tressette nel circolo dei tranvieri, anche se ora non ci sono più! E i Bocciofoli? Eh si, sono spariti anche quelli! Poi si chiedono perché perdiamo le elezioni? Avete chiuso tutte le bocciofile e i circoli dei tranvieri, con i manifesti di Lenin che erano esteticamente perfetti! Nel loro rigore…perfetti! I bocciofili erano posti di aggregazione… Si appunto, posti di aggregazione che sono stati sostituiti dalla televisione, dove si fanno alla fine discorsi da bocciofila, senza però il divertimento e la compagnia della bocciofila!

A me piace ancora pensare che la musica possa andare oltre la modernizzazione, oltre tutto questo “costruire” e falsificare, oltre a questo mondo disegnato intorno a noi! Dipende, perché al momento, qui dove sediamo ora, in queste compagnie dove si fa comunque anche la musica tradizionale, siamo nell’ingranaggio centrale di tutta la baracca, in realtà non esiste più all’interno della musica escapismo, svago! È un vero e proprio “lavoro”! Sopravvivere alla visione di un Talent Show è un lavoro, perché ha sostituito il varietà in realtà, la musica intesa come musica! La musica elettronica no! È una cosa nuova, che sta arrivando sempre più prepotente. Io vorrei lavorare con un gruppo che si chiama Power Francers che hanno un linguaggio musicale molto fresco, che piace ai quattordicenni che riempiono i club di tutta Italia. Ma loro non sono invitati ai talent show, perché usano un altro tipo di linguaggio, che non è quello televisivo al quale Maria De Filippi o Morgan si rivolgono, che è quello delle mamme! Quindi vuoi lavorare al di fuori da questo mondo… Certo! Il mio lavoro è proprio quello! Quando ho lavorato sui Take That sapevo che le ragazzine avevano bisogno di riaffezionarsi ad un gruppo, dopo anni di intelletto, c’era bisogno di un gruppo alla Duran Duran, perché quello erano. Ma ora come ora non ci sono più i Fan come un tempo, la musica è più frammentata e diluita. Non avendo più in realtà il prodotto, cioè il disco, si vendono altre cose,  le magliette, i gadget, l’industra discografica ora come ora si muove anche in questo senso, nella vendita degli oggetti legati ad un artista, le magliette sono importantissime, cercano di avere l’attività dal vivo che è importantissima, perché il revenue è lì. Una volta il fulcro, il centro di tutto quanto era il Disco, si faceva tutto in funzione del disco. I concerti erano per promuovere il disco, ora viceversa, tu fai il disco per promuovere tutte le altre atività. Si è totalmente invertita la faccenda. Su cosa andrà questo, non lo so! Perché non ho la palla di cristallo! I gruppi che hanno proprietà del loro marchio, se li vedi non sono su youtube, i beatles, i pink floyd, i rolling stones, cercano di limitare i canali ufficiali, c’è quello che mettono su i fans. Al livello economico devi calcolare che all’interno della musica esistono nuovi monopoli che stanno apparendo, Google, iTunes, You Tube, questi sono i nuovi monopoli al confronto dei quali le case discografiche sembrano un gruppo di bravi ragazzi.

Ti piace il mio ufficio? Meraviglioso! Sei la prima che non mi ha chiesto niente della televisione! Sto bene…ohhh! Di solito nelle mie interviste si parla di Maria De FilippiCome ti ho detto all’inizio, volevo capire la musica vista dall’altra parte… mi importa relativamente del tuo intervento televisivo! Questo ufficio è bellissimo, regala una sensazione di apertura che è difficile trovare a Milano. Molto Brian De Palma! Milano è a volte provinciale… Ma sono fortunato che la Emi mi riserva questo spazio. Io sto molto male in mezzo agli altri. Perché dici così? hai fatto una trasmissione come quella di cui non abbiamo parlato, dove dovevi comunque esporti. Tieni conto che, prima di Maria io non tornavo in Italia da 20 anni. Io avevo appena lasciato una casa discografica che era la Decca e mi arrivò questa telefonata casuale, e ho detto “mah si…perché no! Magari conosco Giordano Bruno Guerri!" …e invece no!  Ti è piaciuta questa esperienza? Bah io non ho esperienze! Sono gli altri che hanno esperienze con me. Io sono andato a fare quello che facevo. Poi ho trovato L’italia un posto più claustofobico del solito. Io penso che in trasmissione in particolare mi ritenessero un mezzo pazzo! Qui da molto fastidio l’individuo. In Italia c’e poco rispetto per quello che è l’individuo, l’impresa. È un paese fatto di corporazioni e interessi corporativi.

E invece a Londra? Come vivi la situazione Inglese? Beh a Londra io posso essere me stesso, esiste lo stato di diritto. Io mi sento un individuo. Anche se io non vivo in uno stato, io vivo in me stesso. Sono un cosmopolita. La mia è un’analisi, non è un giudizio. È un’analisi su me stesso e come mi sento qua. Poi io opero nella realtà dove mi trovo. Ma la scelta della realtà dove decidi di muoverti, sei tu a farla. Diciamo che è fatta per motivi puramente economici. La mia professione ad un certo punto è stata quasi cancellata. Le multinazionali con la crisi si sono presi tutto, le etichette indipendenti, tutto, quindi oggi penso che una persona debba essere abituata a lavorare in più situazioni, in più città e in più stati. Io spero che questa crisi economica sia verticale, si sbarazzi dei banchieri e svegli i giovani di questo paese che sono in una situazione disastrosa. Rinchiusi in delle scuole dell’obbligo. Non si può obbligare la cultura, basta con le università aperte a tutti! Chiusura delle univerità. Poche! Con le persone adatte che ci vadano. È un bene regalato a troppa gente. Un elettricista oggi in Italia ha molta più cultura di un cardiologo! Il problema è che la cultura viene data male, non che venga data a tutti! Le scuole dovrebbero essere rigorose nei programmi. Si è distrutto il nozionismo. È giusto imparare a memoria. Dopo il ’68 l’idea di ugualianza in Italia ha uniformato la mediocrità. Berlusconi non è stata la causa, è stato l’effetto! Io non sono né di destra, né di sinistra, né di centro, io sono un anarchico conservatore probabilmente. Mi fanno schifo le elezioni. Io seguo la politica solo perché il vero grande show viene offerto dalla politica. Fighe, modelle, droghe, altro che le rock stars degli anni 60! L’italia propone politici antiestetici. Questo è il posto che ha creato l’estetica. I politici brutti devono essere schedati perché brutti! Non dovrebbero rappresentare l’Italia. Abbiamo avuto dei politici che erano esteticamente ineccepibili, ma la maggior parte di loro assolutamente no! Io e Sgarbi se andiamo a cena e parliamo di estetica è finita!

Sgarbi da alcuni punti di vista è un genio, sotto altri…è molto discutibile. Ma perché bisogna scindere da quello che è il contesto. Scindere Sgarbi dal personaggio televisivo. Le lezioni di estetica di Sgarbi sono molto buone. Ma io mi chiedo per quale motivo lui che è un professore, e ha una forte concezione dell’estetica, poi si è ridotto ad essere un qualcosa così antiestetico che è lo Sgarbi televisivo? Perché è stato il contesto nel quale Sgarbi è inserito. Ma a questo punto uno può anche scegliere in quale contesto muoversi. È molto difficile, io probabilmente non avrei avuto certe intuizioni se non fossi cresciuto nel contesto anglosassone. Ma tu hai “scelto” di andare a Londra! Diciamo che sono stato anche trascinato, sono stato fortunato, probabilmente chissà! Io ero attratto dall’inghilterra perché mi piacevano alcune cose estetiche che c’erano in Inghilterra. Mi piacevano i colori della bandiera inglese. La regina? Esteticamente corretta! Interessante, molto interessante. Va bene ma comunque hai scelto di rimanere lì. Potevi andartene, che ne so, in Germania? No, la germania ha dato i natali a Wagner! Ma dal punto di vista musicale la germania è estremamente interessante. Trovo la musica romantica tedesca estremamente disgustosa. Ma io sto parlando della rivoluzione musicale degli ultimi decenni, della musica elettronica. Ma secondo me la musica elettronica l’ha inventata Ennio Morricone. Wagner non vale neanche due battute di Morricone!

Cosa hai fatto esattamente con Morricone? Mah con lui nulla. Ho fatto qualcosa col management di Morricone, ho dato una mano quando lavoravo in Sony. Diciamo che è stata forse una operazione più legata al marketing che alla creatività. Però sai, era talmente la voglia di lavorare con uno dei miei idoli che non ho saputo resistere. Perché quello era lui, un mio idolo! Ho lavorato ai concerti che ha fatto a Londra. Allora hai seguito un mito più che il tuo lavoro. Certo, se mi proponessero di andare a letto con Sienna Miller, che potrei fare? Mi butterei! Poi magari non funziona così bene…però..sarei un pazzo a non farlo! La stessa cosa con Morricone! Nel mio lavoro ci sono due cose. La passione e l’occasione dettata dal mercato. E ricordati che lavoro per delle case discografiche alla quale piace molto una parola “profitto”. Certo…è un’industria! Io potrei dover firmare anche qualcosa che come gusto personale a me non piace, ma si rivela comunque una scelta azzeccata che piace alla gente. E questo fa parte del mio lavoro, ovviamente. Nel mio caso non vale quel che mi piace, vale quello che funziona, che potrebbe essere anche per assurdo un disco di Wagner. Poi, personalmente, come personaggio pubblico, posso anche dire che Wagner fa schifo! Ci sono anche alcune cose che non mi piacciono ma che rispetto. Ora sto producendo Ronald Keating, e per fortuna spesso posso scegliere quello che mi piace. Mi piacerebbe produrre Madeon.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.