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"jn"Su queste stesse telematiche pagine ci siamo spesso spesi, talvolta finanche  arrovellati, sul controverso mondo delle cover band o, comunque, di quei gruppi o artisti che fanno della rivisitazione degli altrui repertori il proprio cavallo di battaglia; abbiamo più volte affermato – pur sapendo di attirarci gli strali di gran parte degli adepti di quella che ormai ha le fattezze di una vera religione – di essere concettualmente contrari a tale tipo di operazione quando non riesca ad affrancarsi dai caratteri della pedissequa ripetizione, fosse pure maniacalmente fedele, dell’originale, mentre siamo più propensi a non disdegnare l’ascolto di quanti utilizzano l’originario modello quale strumento al solo fine di proporre la propria idea musicale, quasi a relegare la musica rubata a mero pre-testo. Tra questi ultimi merita senza dubbio un posto di rilievo Jacqui Naylor, anzi a lei deve essere attribuita una menzione particolare per riuscire sempre ad effettuare una perfetta commistione tra brani di diversissima estrazione, facendoli diventare una cosa nuova e, fosse solo per questo, assolutamente avvincente: "un meraviglioso gioco" lo avranno pensato le belle menti che si celano nell’associazione Nel gioco del jazz quando hanno deciso di chiudere con lei l’ottimo cartellone 2014/2015 facendo registrare un altro sold out alla accogliente sala del Teatro Forma – che noi amiamo da sempre e che nelle mani della bionda californiana diventa addirittura sublime, vero marchio di fabbrica che contraddistingue oltre ogni altra caratteristica una carriera che può già vantare una decina di album all’attivo. Potendo contare su di una voce che non si può dire personalissima o immediatamente riconoscibile seppur incantevole con la sua perfetta modulazione, che talvolta ricordava più certa tradizione country, calda e vellutatissima e, per questo, forse più a proprio agio con le note basse, mai invasiva perché presentata senza far ricorso ad effetti speciali o isterismi da prima donna, la Naylor ci è sembrata trarre la propria forza soprattutto dal trio delle meraviglie che l’accompagnava, capitanato dal consorte Art Khu, più che perfetto sia che si destreggiasse al pianoforte, al piano Fender o alla chitarra, il batterista Josh Jones, una potenza della natura con il ritmo nel sangue, e con la quasi estemporanea partecipazione dell’immenso contrabbasso del nostro Giorgio Vendola, talmente bravo da sembrare finanche costretto nelle costruzioni musicali che, come è logico che fosse, dovevano avere esclusivamente in Jacqui l’unico vero punto di riferimento.

L’intera performance era pregna di un’interazione che raramente abbiamo incontrato, tutti perfettamente a proprio agio soprattutto quando si dilettavano nella ricordata capacità di miscelare melodie, dimostrando un gusto davvero unico, così da ipnotizzare tanto lo spettatore casuale quanto l’ascoltatore più smaliziato; erano senza dubbio questi, unitamente a taluni brani composti dalla stessa Naylor, i momenti migliori di un concerto comunque sempre convincente, come quando "Once in a lifetime" dei Talking Heads veniva introdotta da "Birdland" dei Weather Report o "My funny Valentine" prendeva le mosse in modo strabiliante dal celeberrimo riff di "Back in black" degli AC/DC, ma pregevolissime erano anche le riproposizioni di "Summertime", "Moon river", "How deep is your love" dei Bee Gees e "Losing my religion" dei R.E.M., mentre crediamo fossero da rivedere le versioni della sublime "Don’t give up" di Peter Gabriel o di "Back to black" della divina Amy Winehouse, forse ancora troppo simili all’originale per non cadere nell’orrendo effetto piano bar, collocazione che Jacqui Naylor ed il suo gruppo non meritano affatto.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.