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Il Giustiziere della Notte nel remake diretto da Eli Roth (e interpretato da Bruce Willis) è la dimostrazione tangibile che il riproporre sul grande schermo film famosi (l’originale diretto da Michael Winner era del 1974 e molti ancora ricordano Charles Bronson come il suo indimenticabile protagonista) a molta distanza non produce niente di valido sul piano artistico.
In questo caso assistiamo alla storia di un chirurgo, Paul Kersey (nell’originale era invece un ingegnere) che conduce una vita da ricco, sposato con la bionda Lucy (Elizabeth Shue) donna raffinata e paziente. L’unica figlia della coppia, diciassettenne, è Jordan (Camila Morone).
La prima parte procede spedita e senza nessuna particolare violenza, nonostante Eli Roth sia versato nei film a tinte forti (basti ricordare ad esempio la "saga" horror di Hostel composta da due episodi e il più recente e delirante "Clown", del 2014).
E’ abbastanza chiaro che nonostante siano trascorsi 44 anni dal primo film le grandi città americane sono dominate sempre e comunque dalla violenza, anzi ancora di più rispetto al passato. Le bande organizzate di criminali e le invasioni di residenze universitarie , o college (ma in questo contesto non si citano) da parte di pazzi indiavolati armati e pronti a fare seduta stante delle stragi immotivate, sono cronaca che appartiene più che mai al presente.
Qui si analizza il fenomeno delle "home invasion", ovvero il penetrare nelle case altrui illecitamente, con le persone di famiglia presenti all’interno delle abitazioni.
In questo caso, in cerca della combinazione della cassaforte, il gruppo di delinquenti si confronta con moglie e figlia del chirurgo, mentre quest’ultimo è al lavoro in ospedale.
La ragazza con la paura di una violenza carnale reagisce sfregiando il volto di uno dei bruti: egli dunque si spoglia della maschera, terrorizzato, mentre la madre con una pentola di acqua bollente versata sul viso già sofferente del bullo, completa la ribellione.
Ovvi gli spari e l’uccisione della genitrice, mentre l’adolescente rimane in coma per quasi tutto il film, sempre a causa dei colpi di arma da fuoco.
Da qui un excursus del chirurgo sull’intenzione di armarsi e l’appropriarsi poi casualmente di una rivoltella , rubata a un delinquente che viene da lui operato d’urgenza, vittima di una sparatoria e collegato ai fatti criminali di cui sopra.
Il pericolo è che il film assomigli a un tv movie o a un telefilm sulle strade violente: infatti nella prima parte questo risulta evidente.
Inoltre, Eli Roth e lo sceneggiatore Joe Carnahan hanno scelto di semplificare al massimo situazioni e personaggi, tanto che il risultato è una pellicola da pop corn e patatine, diretta cioè a quello specifico pubblico americano che si accontenta facilmente e dopo due ore dimentica tutto.
Nella seconda parte, più affine al tributo di sangue che il copione richiede, avvertiamo una disarmonia: la violenza della trama è qui e là diluita, mentre in una scena clou diventa puro splatter, come nella tradizione di Eli Roth.
Esiste dunque un registro artistico non omogeneo. Nonostante la buona prova di Bruce Willis a passeggio nelle vie di Chicago con felpa grigia con cappuccio e intenzioni da vendicatore tout court, il risultato è di livello troppo "medio" per poter definire il film come "riuscito", d’altra parte il prodotto finale attesta che questa nuova versione di Il Giustiziere della Notte è comunque guardabile. Ma trattasi di un film di genere come tanti altri e quasi sconfinante nel b-movie, a causa di alcuni difetti messi bene in evidenza dall’esecuzione, che è un puro esercizio di drammaturgia con ingredienti risaputi e talvolta goffamente articolati.