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"Vichinghi"
I Vichinghi rappresentano per la Danimarca e per gli altri Paesi scandinavi quello che gli antichi Romani rappresentano per l’ Italia. Il periodo dei vichinghi iniziò nel IX secolo e terminò nel 1050. Fino all’ anno 800 la Danimarca rimase terra sconosciuta e isolata, agricola e pastorale. Grazie ai Vichinghi, guerrieri sanguinari e saccheggiatori, ma anche bravissimi commercianti, abili artigiani, coraggiosi marinai e capaci organizzatori, furono creati porti sicuri e nacquero le prime città danesi. Queste ultime erano eminentemente rurali o portuali, con esercizi commerciali, botteghe artigiane, laboratori di maniscalchi e cantieri per la costruzione delle navi. Spesso erano circondate da bastioni di difesa. Le città venivano governate da giunte dove potevano intervenire tutti i cittadini. Due erano le classi sociali dei Vichinghi. La classe superiore era quella dei guerrieri: a loro spettava il compito di difendere le città, ma compivano anche spedizioni commerciali e qualche volta piratesche, per saccheggiare comunità più indifese. A questa classe apparteneva anche il re che occupava l’ apice della scala gerarchica. La classe inferiore era costituita dagli agricoltori, dagli artigiani e dai commercianti. A un terzo gruppo, privo dei diritti, appartenevano gli schiavi.
I Vichinghi erano abili costruttori di navi, sia commerciali che da guerra, capaci di accogliere fino a 100 uomini. Con tali imbarcazioni raggiunsero e colonizzarono le isole Faroe, l’ Islanda, la Groenlandia. Arrivarono in Inghilterra, in Irlanda, in Normandia, in Portogallo, in Spagna e perfino in Italia e a Costantinopoli. Centri abitati e dediti al commercio furono creati lungo i fiumi russi e, dicono, anche in America del nord. Nel corso delle spedizioni in Europa, i Vichinghi, che avevano una mitologia ricca di divinità guerriere e per nulla caritatevoli, vennero a contatto con la fede cristiana e fu proprio un capo vichingo, Harald Denteblu, che introdusse il cristianesimo in Danimarca. Dalle loro spedizioni, i Vichinghi tornarono anche con idee nuove sull’ arte, e molti reperti testimoniano l’ alto livello tecnico e artistico raggiunto nella scultura del legno, nella produzione di ornamenti con raffigurazioni di piante e animali, nella lavorazione di ossi e corni, ferro e bronzo, argento e oro. Grandi opere vennero eseguite anche su pietra, come le incisioni dei testi che documentano l’ introduzione della fede cristiana.

ERIK IL ROSSO
Merita un cenno la vicenda di Erik il Rosso, così chiamato per via del colore della sua barba e dei suoi capelli fluenti, lo scopritore della Groenlandia.
Vichingo norvegese, nacque intorno al 940 e si guadagnò presto la fama di duro, facile ad impugnare la spada. Attaccabrighe lo era di sicuro e con quella nomea, poi, fu costretto ad una vita raminga, prevalentemente per mare come un po’ tutti da queste parti. Nel 980 venne coinvolto in un fattaccio dove ci scappò pure il morto. Accusato dell’ omicidio, venne cacciato dalla Norvegia e si rifugiò con la famiglia in Islanda, popolata dai vichinghi un secolo prima. Qui portò scompiglio tra i coloni, provocò numerose risse e dopo due soli anni dall’ arrivo venne condannato a tre anni di esilio.
Fu costretto, quindi, a prendere di nuovo la via del mare, verso occidente perché non avrebbe incontrato comunità vichinghe disposte ad accogliere un reietto. Approdò così, nel 985, in una terra che gli sembrò verde al punto da meritarsi il nome di Groenland, “Verde terra” appunto, dove avviò una colonia. Lo seguirono in molti come testimoniano i ritrovamenti di ben trecento fattorie nei punti più riparati della costa sud-orientale della Groenlandia. Erik morì nel 1007, lasciando una comunità fiorente. I coloni scambiavano pelli di foca, zanne, orsi e falchi per la caccia con cereali, ferro e legname provenienti dalle colonie vichinghe dell’ Islanda. Suo figlio Leif Eriksson si spinse, dicono, fino alle coste del Labrador, anticipando Cristoforo Colombo di quattro secoli, anche se dell’ impresa non c’è evidenza storica. Nel XXII secolo, però, si produsse un notevole cambiamento climatico. La temperatura si abbassò, le foche migrarono più a sud e le difficoltà causarono scontri fra le popolazioni autoctone e i Vichinghi. Verso il 1340 si interruppero anche i collegamenti con l’ Islanda e gli ultimi coloni della Groenlandia, affetti da rachitismo, morirono di stenti.

URNES E LE ALTRE
Il Cristianesimo giunse in Scandinavia nei primi anni del IX secolo, quando il monaco Ansgar di Corvey iniziò l’ evangelizzazione di Svezia e Danimarca nel tentativo di mitigare la ferocia dei temuti Vichinghi che, in quanto predoni e pagani, terrorizzavano l’ Europa cristiana. Non fu un processo né rapido né pacifico. Nel X secolo gli Svedesi tornarono al paganesimo e si rese necessaria una seconda evangelizzazione, mentre in Norvegia la conversione di massa della popolazione si verificò per merito di Olaf il Santo, il re salito al potere nel 1016 che estese la sua autorità su tutto il Paese. Allora si iniziarono a costruire in gran numero le stavkirker, cioè le chiese di legno che sono le espressioni architettoniche medievali più caratteristiche del Paese.Si pensa che siano state circa 1300 in Norvegia, ma solo una trentina sono giunte fino a noi. Diverse sono facilmente raggiungibili da Bergen e fra tutte spicca la deliziosa chiesa di Urnes (protetta dall’ UNESCO), nel distretto di Hordaland, che si affaccia sul fiordo di Lustefjord in un suggestivo scenario naturale. La chiesa più antica (Urnes 1) risale al 1060 ed è stata ricostruita dagli archeologi tra il 1956 e il 1957. Semplice, ad un’ unica navata e con un solo presbiterio, segue il modello comune alle prime stavkirker, probabilmente ispirato alle chiese inglesi e irlandesi da dove proveniva la maggior parte dei missionari.Verso il 1125, la prima chiesa venne sostituita da un’ altra (Urnes 2) più elaborata, a pianta basilicale e con tre navate divise da sedici colonne con capitelli intagliati. La sua struttura richiama quella di una chiesa romanica di pietra, ma ciò che la distingue nettamente sono le decorazioni scultoree.Gli intagli che decorano i capitelli e quelli che precedono la porta e la facciata della prima chiesa (XI secolo), realizzati per abbellire la parete settentrionale di Urnes 2, sono tanto particolari da aver ispirato uno stile originale, proprio dell’ arte nordica, noto come lo stile di Urnes, che soppiantò le tradizionali decorazioni scandinave.Diffusosi dall’ XI secolo fino alla metà del XII, lo stile si caratterizza per le rappresentazioni stilizzate di animali dalle zampe e dai colli allungati e per l’ influenza stilistica dell’ arte irlandese medievale.

Info: www.columbiaturismo.it

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.