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In Piazza San Benedetto, a Polignano, questa sera alle 21.30, nell’ultima serata de “il Libro Possibile”, Federico Rampini presenta il suo ultimo libro, “Alla mia sinistra”, edito da Mondatori.

Giornalista e scrittore, Federico Rampini e’ corrispondente di “La Repubblica” negli Stati Uniti. Dal 2004 al 2009 e’ stato a Pechino. Ha esordito come giornalista nel 1979, scrivendo per “Rinascita”. Gia’ vicedirettore de “Il Sole-24 ore” e capo della redazione milanese di “La Repubblica”, Federico Rampini ha insegnato nelle Universita’ di Berkeley e Shanghai. Ha pubblicato numerosi saggi tra cui “Le paure dell’America” (2003), “L’impero di Cindia” (2006), “L’ombra di Mao” (2007).

“Nei miei cinque anni di vita in Cina, conservo con me il ricordo di un sistema dove esiste una forma di consenso sociale. Qualche volta in Italia si stenta a percepire quanto, il regime autoritario cinese, pur essendo liberticida, oppressore dei diritti umani, delle minoranze etniche e religiose, come quella tibetana, tuttavia gode di qualche forma di consenso che le permette di avere la stabilita’ che ha. Il discorso che ci fanno i dirigenti cinesi e’ che esistono dei diritti fondamentali. Che i diritti umani non sono soltanto la liberta’ di parola e di espressione. Il diritto al lavoro e’ uno dei diritti fondamentali, il quale, paradossalmente, e’ un diritto piu’ calpestato nell’Italia, culla della democrazia, che nelle nazioni emergenti: Cina, Brasile, India. Negli stessi Stati Uniti, dove vivo adesso, governati da quello che considero un leader di sinistra, Barack Obama, e’ sconcertante per un europeo sentir parlare i candidati della destra americana dell’Europa. Parlano di noi, come ai tempi di Reagan parlavano dell’Unione Sovietica. Siamo diventati noi l’impero del male perche’ siamo diventati la metafora del socialismo, di tutto cio’ che non funziona in un sistema di welfare state.”

Da un osservatorio privilegiato quale quello di corrispondente in Cina, India, Brasile, Stati Uniti, nel suo ultimo libro, Federico Rampini indossa le lenti cosmopolite, elabora le cose viste ed estrae una sua sintesi. E il lettore restera’ sorpreso dai resoconti che rivelano il miracolo economico di Cina, Brasile, India, chiusi, come si sono rivelati il nostro Occidente, la nostra Europa, la nostra Italia, in angusti recinti nazionali. E, attraverso una lettera aperta, l’autore fa un resoconto dettagliato di tutto quello che, a partire da tempi lontanissimi, ha contraddistinto il corso degli eventi nel quadro della politica, dell’economia, della cultura, della societa’ Vedremo il capitalismo, padre al tempo stesso di prodigi e degradi inauditi; vedremo una Cina, un Brasile, un’India che, nonostante gli orrori e le miserie, vivono la recessione, dopo il collasso del 2007-2008, come un nuovo inizio, come ‘una formidabile redistribuzione della speranza”; vedremo gli effetti devastanti e il caos provocati dalla globalizzazione ai confini tra Messico e Stati Uniti.

E la sua disamina lucida, si fa dura quando parla del nostro Paese, dell’era Berlusconi, delle radici profonde del berlusconismo, dei vizi di un’Italia “volgare e gaudente” con cui dovremo fare i conti a lungo, della storia che Rampini ha vissuto con un pezzo della sinistra italiana. Parla di plutocrazia, tecnocrazia, populismo, autoritarismo, come i mali che affliggono e minacciano la nostra democrazia. E l’Italia diventa un piccolo laboratorio mostruoso di queste patologie. Fino a quando, nel capitolo finale si butta a capofitto a escogitare modi diversi, nuovi di vivere la grande contrazione che ci schiaccia, ancora con un occhio rivolto verso quei paesi, Brasile e Cina in primis, che hanno imparato a trasformare in opportunita’ ed occasioni gli svantaggi e che inventano, oggi, crescite ecologicamente vigili, come l’automobile di biofibre creata in Brasile.

Tutto questo Rampini lo fa in una lettera aperta alla sinistra, perche’ si disponga a guardare le cose da prospettive diverse, perche’ sia pronta ad accogliere eventuali vie d’uscita, perche’ si faccia portavoce di un cambiamento autentico, capace di non farci risucchiare da un declino tutto interno all’Occidente. E che possa tornare a far sognare tutti.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.