Tempo di lettura: 2 minuti

"DaphneE’ stata considerata la versione femminile di James Bond, la regina delle spie, una delle prime donne a conquistare ruoli di prestigio nei servizi segreti britannici, e la sua vita è stata un susseguirsi di avventure degne di un romanzo di Ian Fleming. È Daphne Park, baronessa di Monmouth, morta a 88 anni lo scorso 24 marzo. Una vita fuori dalle normali convenzioni, quella della baronessa che dal 1948 al 1979 ha lavorato per l’MI6, i servizi segreti esterni britannici. Tra il Congo, Mosca, il Vietnam, Daphne Park ha dimostrato, in un’era in cui il gentil sesso di norma conduceva una vita in attesa del ritorno a casa del marito, che anche le donne possono ‘agirè. «Non ho coraggio – disse una volta la baronessa – ma un misto di curiosità e ottimismo». Vero o meno, quella combinazione di doti le ha permesso di scampare a situazioni terribili e affrontare regimi dittatoriali e guerre uscendone sempre illesa.

Nata nel 1921, Daphne Margaret Sybil Desirèe Park ha vissuto i primi anni della sua vita in Africa. Voleva diventare una diplomatica, ma finì nei servizi segreti. Tra i primi incarichi di rilievo ci fu la Russia, dove arrivò nel 1954. La vita della spia era cominciata. Dall’Unione Sovietica fu mandata in Congo, e i pericoli aumentavano. Una volta, ricorda il Daily Telegraph nel suo appassionato necrologio, per scacciare via un intruso, Park gridò dalla finestra della sua casa: «Sono una strega e se non te ne vai ti cadranno mani e piedi». Ancora, sempre in Congo, resasi conto che un gruppo di assalitori si stava avvicinando a lei armato di machete, Park si lanciò fuori dalla sua auto, aprì il cofano e finse un problema meccanico. Quando il gruppo di cattivi si avvicinò, disse tranquilla: «Meno male che vi ho incontrato, penso di aver un guasto al motore». I gentili signori soccorsero la donna in difficoltà e dimenticarono il machete. Pericolo scampato. «Sono sempre sembrata una grassoccia missionaria il che spesso è tornato utile», disse una volta Park. Dopo il Vietnam, Park fu mandata in Mongolia per poi concludere la sua carriera a Londra. Dai servizi segreti si ritirò nel 1979. Nel 1990 ricevette il titolo nobiliare, mentre fu solo nel 1993 che la sua vera identità di spia venne fuori. La vita di Daphne Park si è mossa tra fughe rocambolesche, missioni segrete, e episodi degni del più tipico romanzo di spionaggio. Ma ciò che determinò il suo successo, in perfetto stile Mata Hari, fu oltre al suo coraggio il suo fascino innato e la capacità di conquistare i potenti, mista forse a una certa spregiudicatezza che le permise di lanciarsi sempre laddove ce n’era bisogno.

In foto una recente immagine  della baronessa Daphne Park.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.