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"cg_lsd"Per la terza giornata la città di Bari si è svegliata nel piacevole clima della sesta edizione del Bif&st che ha reso sopportabili anche le avverse condizioni metereologiche non spaventando affatto quanti hanno potuto godere, anche di lunedì mattina, nonostante la pioggia battente, della visione di capolavori cinematografici e degli incontri organizzati con i grandi protagonisti del cinema mondiale. In programma al Teatro Petruzzelli, per il terzo appuntamento mattutino, la proiezione di “Amen” (Francia, 2002) a cui è seguita la master class che ha ospitato il suo regista, il maestro Costa-Gavras. Per la seconda volta, dopo l’incontro con Jean-Jacques Annaud, nel teatro simbolo della cultura barese, si è parlato francese, lingua familiare al cineasta greco che della Francia ha fatto la sua seconda casa. A moderare l’intervento il critico Michel Ciment. Presenti in sala anche Ettore Scola e Alan Parker, accolti al loro ingresso con applausi di accorata stima e rispetto da parte del pubblico.

Il film – Costa-Gavras immortala le ipocrisie e le nefandezze di chi, durante le atrocità perpetrate ai danni di tanti innocenti durante l’olocausto, ha preferito un complice silenzio ad un intervento concreto. Ad esser presa di mira è la Chiesa cattolica e, in special modo, il Papato rappresentato da quel Pio XII che fu sordo alle efferatezze compiute dai nazisti e muto nel difendere la causa delle ingiuste vittime di una lucida follia criminale. Liberamente ispirato ad una storia vera, Amen ha per protagonisti due outsiders: il chimico Kurt Gerstein, ufficiale delle SS realmente esistito, e Padre Riccardo, un giovane sacerdote la cui famiglia è ausiliare al trono pontificio. Due forti figure maschili che dichiarano la loro estraneità all’atteggiamento dei rispettivi universi politico-religiosi. Due uomini che oppongono la loro resistenza alla violenza dei tempi, insistendo mordacemente perché l’ingiustizia in corso indigni e i potentati facciano qualcosa per fermarla. Dinanzi a loro solo muri taciturni che trattano l’argomento come una tematica su cui conversare e, magari, su cui anche scherzare nei momenti conviviali. Il film pare rievocare le efficaci parole di Martin Luther King quando affermò che fosse “più terribile il silenzio degli uomini onesti che la violenza di quelli malvagi”. I rappresentanti della Chiesa appaiono come manichini completamente disinteressati, preoccupati solo a salvarsi la pelle dai pericoli della guerra e in grado di ricorrere solamente ad una vuota retorica. Amen è il racconto dei tentativi fallimentari di due martiri, Gerstein e Padre Riccardo, lasciati soli a combattere la barbarie dei tempi, con un beffardo finale in cui mentre al mondo non sembra esserci posto per i giusti, gli ingiusti sembrano invece sempre scamparla. Sintomatica la locandina del film su cui una croce si distorce in una svastica.

La master class – Il regista Costa-Gavras esordisce nel suo intervento spendendo parole di ringraziamento, in italiano, al cinema del bel paese e a grandi autori come Francesco Rosi ed Ettore Scola da cui tanto ha avuto da imparare. Ciment definisce il cinema di Gavras come “utopico e tragico” poi passa la parola al cineasta greco nelle cui pellicole tanto spazio hanno avuto vicende storico-politiche. Gavras afferma quanto lo avessero colpito da ragazzo le immagini dei feretri di Benito Mussolini e Claretta Petacci mentre la gente intorno esultava felice. “Mi ha molto colpito questo accostamento tra scene macabre e scene gioiose”, sostiene il regista. Ripercorre poi gli anni giovanili, di quando lasciò gli studi in Lettere per dedicarsi all’Accademia di Cinematografia, della sua gavetta da “stageur” e dello straordinario apprendistato sino a quando gli fu offerta la prima occasione per divenire assistente alla regia. Una carriera, quella di Costa-Gavras, che da una prima fase poliziesca si è poi orientata sul genere politico, quando la “politica” la si intende nel suo significato più filosofico, come cioè rapporto tra gli uomini. Il cineasta ci tiene a precisare che i suoi film non siano di denuncia, quel che a lui interessa è piuttosto raccontare una storia aprendo punti di domanda circa il comportamento di quella strana creatura che è l’uomo, specie quando si misura col potere: “mi incuriosisce capire come noi uomini reagiamo davanti al potere, sono gli uomini a suscitare il mio interesse. Non amo la parola “denuncia” – spiega Costa-Gavras – anche perché il cinema è un racconto per immagini. Il mio intento non è fornire risposte ma aprire domande”. L’artista greco racconta dei suoi esordi in Francia e di quando assieme ad altri intellettuali come Simone Signoret o Yves Montand gli fu possibile “parlare di politica ma in maniera differente da quanto si facesse a scuola. Affrontare l’argomento, invece, con distanza e riflessione, senza fanatismo”. Discute, poi, di quanto a suo avviso sia più importante la sostanza rispetto alla forma di un film, perché è la storia a dettare la forma. Concorde anche con Annaud nel prendere le distanze dalla cinematografia americana attuale, eccessivamente incentrata sugli effetti speciali a scapito della trama, quando il cinema, invece, dovrebbe “offrire sentimenti con moderazione ed intelligenza”. Riflettendo sul team di lavoro che si crea sul set, Gavras ribadisce l’importanza rivestita per lui da un rapporto diretto sia con lo sceneggiatore (cita le sue felici collaborazioni assieme all’italiano Franco Solinas) che con l’attore, in merito al quale conclude: “l’attore è il collaboratore principale del regista perché è colui che comunica la sua storia al pubblico. Ci dev’essere vicinanza tra regista e attore. Mi piace conversare con gli interpreti dei loro ruoli e ascoltare in merito le loro opinioni e proposte, in modo da raggiungere insieme un compromesso. È chiaro, però, che l’ultima parola spetti sempre al regista”.

Filmografia Costa-Gavras – “Vagone letto per assassini” (1965), “Il 13° uomo” (1967), “Z – l’orgia del potere” (1969), “La confessione” (1970), “L’amerikano” (1973), “L’affare della Sezione Speciale” (1975), “Chiaro di donna” (1979), “Missing” (1982), “Hanna K.” (1983), “Consiglio di famiglia” (1985), “Betrayed” (1988), “Music Box” (1989), “La piccola apocalisse” (1992), “Lumière and Company” (1995), “Mad city” (1997), “Amen” (2002), “Cacciatore di teste” (2005), “Verso l’Eden” (2009), “Le Capital” (2012).

 

Foto di: Oronzo Lavermicocca.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.