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E’ una lettura di interesse quella del libro “La musica nasce, da dove nascere” (Ed. fingerpicking\le ruzzole) in cui il musicista e compositore Reno Brandoni, conosciuto oltre che per le collaborazioni con Stefan Grossman, John Renbourn, Duck Baker e Dave Van Rock, anche per un’intensa attività dal vivo coniugata a un fervore didattico, dialoga con l’intelligenza artificiale sulle origini, il momento attuale e quello in divenire della musica, “L’idea è nata da una curiosità – sottolinea – prima ancora che da un progetto. Mi affascinava capire come potesse nascere un dialogo vero tra un essere umano e una macchina e se quell’incontro potesse produrre pensiero, riflessione o addirittura emozione. Ho cominciato per gioco, ponendo domande all’intelligenza artificiale come se fosse un interlocutore reale con cui ragionare di musica, di arte e di vita. Poi mi sono accorto che quel dialogo stava diventando qualcosa di più profondo, un modo per interrogarmi sul senso stesso della creatività artistica.”
Come deve essere affrontata questa lettura? E’ un saggio, una guida, una possibilità di confronto aperta anche a una platea più ampia?
È tutte queste cose insieme, ritengo che possa ritenersi innanzitutto un dialogo. Non un manuale né un trattato, ma un percorso ragionato tra domande e risposte che toccano la musica, la cultura e la tecnologia. È scritto con un linguaggio semplice, accessibile, pensato per chi ama la musica ma anche per chi non ha competenze tecniche. Si rivolge agli insegnanti, ai musicisti, agli studenti, ma anche ai curiosi che vogliono capire come si sta evolvendo il mondo creativo.
Quali sono invece le sfide artistiche che un musicista deve affrontare oggi tenendo conto delle maggiori opzioni che ha a disposizione?
Penso che la vera sfida sia quella di non perdersi. Oggi abbiamo accesso a strumenti infiniti, ma il rischio è quello di confondere la quantità con la qualità. La tecnologia ci mette tutto a portata di mano, ma serve ancora una direzione chiara e soprattutto una visione ben precisa di ciò che ci aspetta. Il musicista del presente deve saper scegliere, non solo usare. Deve essere capace di distinguere il rumore dal suono, il dato dall’emozione. E poi c’è la sfida più grande, restare autentici in un mondo che tende a uniformare. L’IA ci offre possibilità enormi, ma il compito dell’artista è quello di mantenere il proprio tono umano, irripetibile e personale. In questo senso, credo che la tecnologia non debba sostituirci, ma stimolarci. L’intelligenza artificiale può indicarci infinite strade, ma resta a noi decidere quale vogliamo percorrere.
Tutte le altre info su www.renobrandoni.it
Vittorio Pio






