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(Adnkronos) – “La prevenzione in neurologia è una dei temi più sfidanti. In questi ultimi anni abbiamo compreso che nell’ambito delle malattie neurodegenerative vi sono dei fattori di rischio che possono essere modificati, intervenendo a tempo debito. Agire su questi fattori può rappresentare addirittura una riduzione del 40-45% del rischio di sviluppare malattie come la demenza. Il processo degenerativo, infatti, inizia anche 15-20 anni prima dell’insorgenza dei disturbi clinici. La prevenzione va fatta in età giovanile, tra i 40-50 anni, modificando stili di vita rischiosi che possono portare allo sviluppo di queste condizioni”. Così Mario Zappia, presidente della Società italiana di neurologia (Sin) e professore ordinario di Neurologia presso l’università di Catania, intervenendo al 55° Congresso della Sin, in svolgimento al Centro congressi di Padova. 

La sfida della neurologia moderna non è solo curare meglio, ma anticipare la diagnosi, rafforzare la prevenzione, costruire percorsi assistenziali più vicini ai bisogni concreti delle persone. In questo senso, nel nostro Paese “si sta lavorando a macchia di leopardo – spiega il professore – La sanità in Italia è affidata alle Regioni. Ne abbiamo 21 e non tutte si muovono con le stesse modalità e alla stessa velocità. Il nostro spazio d’azione” si realizza “per quanto riguarda l’emergenza urgenza, al DM 70 del 2015, ma è soprattutto il decreto ministeriale 77 del 2022 che porta la cura delle malattie croniche sui territori”, illustra il presidente Sin. In neurologia “le patologie croniche rappresentano gran parte delle malattie” seguite dagli specialisti, sottolinea Zappia. “L’interazione con i medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali, deve essere finalizzata alla creazione di reti che possano permettere un interscambio bidirezionale tra centri ospedalieri e centri territoriali”. 

Nel frattempo, al vaglio del Governo c’è la bozza di disegno della legge di bilancio che prevede lo stanziamento di risorse atte a migliorare la diagnosi e la gestione di malattie neurodegenerative. Per la prima volta “vengono inserite in finanziaria alcune patologie tipicamente curate dai neurologi, come l’epilessia e l’Alzheimer – chiarisce Zappia – Si spera che il possibile stanziamento di risorse economiche finalizzate anche a queste patologie trovino in Parlamento una compiuta definizione”, auspica soffermandosi poi sulla necessità di assistenza per le persone con “malattie neurologiche, la prima causa al mondo di disabilità. L’assistenza, purtroppo, spesso ricade soltanto sui caregiver familiari. La malattia non è soltanto della singola persona – rimarca – ma diventa una malattia a carico di tutta la famiglia. Da questo punto di vista siamo assolutamente impreparati a dare supporto alle famiglie in questi dolorosi percorsi di cura”. A tale proposito, tra le novità emerse nel corso del Congresso, “l’immunoterapia sta cambiando radicalmente la cura” delle malattie neurodegenerative. “Gli anticorpi monoclonali che vanno a catturare la proteina beta-amiloide nei pazienti con Alzheimer o la proteina Tau e la proteina alfa-sinucleina nella malattia di Parkinson – precisa Zappia – si spera che possano dare risultati positivi nei test clinici. Abbiamo già delle evidenze. Speriamo nei prossimi mesi di poter avere la disponibilità di questi importantissimi strumenti terapeutici per fornire finalmente ai nostri pazienti delle risposte positive”, conclude. 

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Redazione

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