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Nonostante i tempi artefatti che viviamo, non bisogna mai perdere la speranza nella bellezza della musica lontana da ogni trucco. Esattamente come avviene per “Comoverão”, il sodalizio che unisce la vocalist Simona Boo al bassista Diego Imparato. Entrambi molto attivi sulla scena non solo napoletana, i due musicisti hanno realizzato due album che rappresentano altrettanti capitoli di un progetto denso di feeling e bellezza che ci siamo fatti raccontare con altrettanta spontaneità e calore:” Siamo partiti -ribadisce Imparato-da un laboratorio musicale che gestivo e condividevo con Simona. Abbiamo scoperto di avere in comune la passione per la musica brasiliana, io specialmente la bossanova per le raffinate armonie e melodie, lei approfondiva molto di più l’aspetto lirico. Da qui prove varie e sodalizi fino alla genesi del primo disco chiamato come il nome del duo di origine “Comoverão” che propone brani riarrangiati ma abbastanza conosciuti del mondo bossanova samba e popolare. In cantando che è il nostro secondo album, abbiamo compiuto più un lavoro di ricerca ed introspettivo. Abbiamo riscoperto brani di autori noti come Chico Buarque, Jobim e Joao Bosco.
Da un punto di vista lirico, avete attinto al passato, o meglio alla tradizione, utilizzando però un idioma contemporaneo. A quale pubblico si rivolge la vostra musica?
In netta controtendenza con le logiche commerciali non abbiamo pensato ad un pubblico di riferimento ma solo a quello che ci piace fare musicalmente, anche se poi ovvio ci sia il brano più conosciuto che magari ha più presa durante un live ma come dicevo prediligiamo i nostri gusti. Ho scoperto comunque che è una musica che si può rivolgere un po’ a tutti a seconda del contesto.
Quali sono le tecniche più importanti nel tuo modo di suonare il basso? In quali generi le applichi principalmente? Preferisci suonare in elettrico o in acustico?
Sicuramente adotto un approccio funky-jazz credo di provenire da lì. Con questo progetto di musica brasiliana uso un basso elettrico a 5 corde ma invertito. Invece del SI grave uso un DO cantino questo lo fa somigliare più ad una chitarra in certi frangenti senza snaturarne il ruolo principale. Poi si suono anche il Contrabbasso ed ho una formazione classica ma lo suono anche pizzicato per contesti jazzistici pop etc. Non ho una preferenza per me e come se fosse un unico strumento poi sai tutto è a periodi. Dipende da quello che stai facendo in quel momento o a cosa vuoi dedicarti principalmente. Anche perché avere sottomano e pronti tutti gli strumenti con le varie tecniche oggi con i tempi frenetici è molto difficile.

Qualcuno ha detto che forse il più ambizioso dei traguardi per un musicista sia non solo quello di essere originale ma anche di provare a creare una voce unica: credi di esser riuscito in questo intento o comunque che questo debba restare un tuo un obiettivo da inseguire?
Nel mio piccolissimo mondo credo di sì, credo di aver maturato uno stile ed una voce mia sia nella composizione che nell’esecuzione. Il lavoro di ricerca ovviamente non finisce mai ed ho notato come ogni tot anni qualcosa si cambia. Non dico si migliora o peggiora ma si cambia. Mi prefisso tanti obiettivi a lunga scadenza e non tutti mi riescono. Penso da un po’ ad un disco in basso elettrico solo, spero di realizzarlo.
Quali ritieni essere stata la tua più grande soddisfazione artistica raggiunta sino a qui?
Già riuscire a comporre e pubblicare per me è una soddisfazione. Credo che ogni musicista anche se in minima parte debba lasciare traccia del proprio percorso artistico. Certamente si può fare ancora tanto.

Su cosa stai lavorando o sei concentrato adesso?
La curiosità e la voglia di cimentarsi in tanti progetti resta intatta. Sto raccogliendo un po’ di materiale, mi piacerebbe anche un disco acustico, un altro elettrico, qualche canzone, sai che sono anche autore e proprio con Simona abbiamo pubblicato due brani, “Settembre” e “sarebbe tutto facile”. Poi ho l’attività di insegnamento che mi assorbe molto.






