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Scarse precipitazioni e dispersione di acqua nella rete idrica. In Basilicata la questione continua ad essere all’attenzione della Regione Basilicata e soprattutto dell’ente preposto l’Acquedotto Lucano da tempo impegnato a risolvere il problema. Una emergenza che interessa numerosi comuni, incluso il capoluogo Potenza, portando a restrizioni nell’erogazione ma anche chiusure di fontane e fontanine. Dall’altra parte sono in corso investimenti per ammodernare la rete, aumentare la capacità di invaso delle dighe e trovare soluzioni per garantire una maggiore disponibilità d’acqua.
Tema rilevante che va approfondito insieme con l’amministratore unico dell’Acquedotto Lucano Alfonso Andretta, ingegnere lucano con studio a Bologna, Docente Universitario presso l’Università di Bologna di Impianti Sanitari Ambientali. Un curriculum di grande rispetto e conoscitore della materia riconfermato all’unanimità a ottobre 2024 alla guida dell’ente regionale tra i più importanti del territorio. In un momento di pausa per i suoi impegni gli chiediamo chiarimenti sulla questione. Da persona riservata, garbata e competente accoglie i nostri interrogativi anche come motivo per spiegare meglio ai lucani lo stato dell’arte.
Dottore Andretta, crisi idrica in Basilicata determinata sia mancati fenomeni piovosi, ma soprattutto da importanti perdite di acqua. Alfonso Andretta attualmente com’è la situazione?
“Al momento non possiamo parlare ancora di crisi, ma di un deficit idrico per i Comuni serviti dallo schema del Frida. Pur in presenza di un fenomeno di riduzione delle portate provenienti da tutte le sorgenti della Basilicata, la minore disponibilità di acqua per l’alimentazione dell’acquedotto si ha nello schema più lungo e complesso della Regione che parte dalla zona del Pollino per alimentare i Comuni della “Collina Materana”. Lo schema serve 33 Comuni ed è alimentato da due gruppi sorgentizi:
- il primo è quello del Frida (ubicato nel territorio del Comune di San Severino Lucano) si trova a più di 1000 m di altezza e fornisce in genere più di 500/550 l/s;
- il secondo è costituito dalle sorgenti di Castelluccio Inferiore, è a quote più basse (circa 450 m) ed ha una portata massima (dovuta all’impianto di pompaggio) di 240 l/s.
Al momento stiamo avendo un calo delle portate (cominciato dall’anno scorso) proprio sulla sorgente del Frida, a cui stiamo facendo fronte sfruttando al massimo le sorgenti più basse. Il calo, dunque, non è dovuto alle perdite idriche, ma ai cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo. Semplificando, questi cambiamenti si manifestano attraverso tre fenomeni principali:
- periodi prolungati di siccità;
- aumento delle temperature;
- e piogge più rare come eventi, ma che si manifestano scaricando molta acqua in poco tempo.
Ciò significa minore alimentazione delle falde perché l’acqua satura i primi strati di terreno, non penetra in quantità importanti nel sottosuolo e, prevalentemente, ruscella superficialmente. Questo non vuol dire che non vi siano le perdite idriche che, sicuramente devono essere ridotte, ma da questo punto di vista occorre far chiarezza. La Basilicata ed Acquedotto Lucano non possono essere considerati la maglia nera d’Italia in tema di fuoriuscite dalle condotte. Non è giusto dal punto di vista tecnico, non è giusto per i tanti addetti di acquedotto che si impegnano giornalmente per risolvere i problemi della rete e che vedono disprezzato il proprio lavoro, e, infine, non è giusto per tutti i lucani. Sfatare questo luogo comune non è e non sarà facile, ma dobbiamo provarci”
In sintesi le possiamo dire che ………
- 1. la quantificazione delle perdite viene contabilizzata dall’Istat attraverso un indicatore che è quello del rapporto tra acqua fatturata agli utenti ed acqua immessa nelle reti. Il dato, espresso in percentuale, è facile da comunicare e da far capire, ma dal punto di vista tecnico non può essere usato per confrontare l’efficienza di acquedotti con caratteristiche diverse;
- 2. il fatto che tecnicamente non sia utilizzabile per fare dei confronti non lo dice il sottoscritto, ma è una indicazione fornita dall’Europa e dai più importanti esperti del settore che, invece, hanno suggerito l’utilizzo di altri indicatori come quello delle perdite per chilometro di rete (espresse in metricubi/anno per chilometro di rete). Questa raccomandazione si trova nel documento “EU Reference document Good Practices on Leakage Management WFD CIS WG PoM” del gennaio 2015 pubblicato dalla Commissione Europea;
- non è tecnicamente utilizzabile perché non tiene conto delle caratteristiche del servizio come ad esempio la lunghezza delle reti. In Basilicata abbiamo, complessivamente, una rete di più di 13.000 km con una dotazione di più di 22 m di tubo per abitante, mentre la media in Italia è di circa 8-10 m per abitante (con minimi di 2 m per abitante nelle grandi città). Questo vuol dire che se devo portare l’acqua da un punto A ad un punto B che dista 1 km, immetto (ad esempio) 100 litri e ne perdo 30, ho avuto una perdita del 30%. Invece, in un territorio come la Basilicata dove devo coprire distanze enormi in un territorio scarsamente popolato, quegli stessi 100 litri li devo portare da A a B coprendo una distanza di 2 km e, pertanto, a parità di prestazioni dei tubi, avrei il doppio delle perdite rispetto al primo caso (perderei 30 litri nel primo chilometro di tubo e trenta litri nel secondo chilometro). Inoltre, l’indicatore delle perdite in percentuale, così come usato, non quantifica solo l’acqua che fuoriesce dalle tubazioni, ma anche quei flussi che, immessi nella rete non sono fatturati. Cioè somma alle perdite reali (l’acqua che fuoriesce dai tubi) anche le perdite amministrative (l’acqua che non riusciamo a fatturare, come ad esempio, quelle prelevate da allacci abusivi). Se, invece, utilizziamo altri indicatori come quelli suggeriti dalla Commissione Europea ed utilizzati da Arera (l’ente che effettua i controlli a livello nazionale anche sui servizi idrici) vediamo che Acquedotto Lucano ha prestazioni simili a quelle dei migliori acquedotti del nord. Nonostante ciò, si deve lavorare per ridurre le perdite, soprattutto in situazioni di deficit idrico, dove è importante salvaguardare la risorsa e ridurre qualsiasi spreco”
Dal suo rinnovato mandato avvenuto proprio un anno fa (31 ottobre 2024) insieme con la Regione è stato costituito un tavolo tecnico e una unità di crisi insieme con la protezione civile. Dopo un anno di lavoro abbiamo capito che andrebbe cambiato l’intera struttura ma costa molto e il tempo è poco. Però dall’altro lato le perdite non si sono ridotte. Penso a tante zone dove si preferisce togliere l’acqua la sera o ridurre la pressione perché sembra difficile in molti casi trovare le perdite. È cosi?
“Purtroppo da quando sono in carica (luglio 2021) invece di poter lavorare serenamente e concentrarmi sui tanti problemi (impiantistici, economici ed organizzativi) ereditati, ho dovuto prevalentemente dedicarmi a gestire crisi economiche, crisi energetiche e, infine, crisi idriche. Nonostante tutto ciò, grazie al lavoro dei nostri più volenterosi tra addetti, tecnici ed ingegneri, abbiamo ridotto le perdite che da valori che si aggiravano sul 65% (sempre utilizzando quel parametro maledetto) sono scesi a valori del 50% se espressi come perdite reali. Quindi non è vero che non troviamo le perdite o che non lavoriamo per ridurle. Occorre tener presente che gestiamo schemi acquedottistici complessi. Per superare i dislivelli che caratterizzano alcune delle nostre reti di adduzione (le grandi autostrade dell’acqua che portano questo bene primario anche a centinaia di chilometri dalle fonti di alimentazione) utilizziamo delle pressioni che sono 6/7 volte più forti di quelle normalmente utilizzate dai gestori di altri acquedotti. Più le pressioni sono alte e più le perdite aumentano. Un piccolo foro su un tubo dove ho una pressione di 60 bar può produrre una fuoriuscita di acqua importante con un effetto tipo “geyser”. Dunque, il problema non è solo quello di ridurre le perdite che continueremo ad avere (anche se in misura inferiore) per le caratteristiche del territorio e per l’impossibilità economica di sostituire tutte le tubature: il problema sarà quello di trovare delle fonti alternative per alimentare i nostri acquedotti e ridurre i rischi intrinseci dei nostri sistemi di distribuzione. Molti degli interventi risolutori avranno necessità di tempi di realizzazione medio lunghi e forti investimenti. Grazie ai finanziamenti ottenuti, stiamo cercando di rivoluzionare il modo di lavorare sfruttando la digitalizzazione delle nostre reti con l’obiettivo di arrivare a lavorare non solo quando si manifesta il guasto, ma in maniera predittiva. Ciò avviene sostituendo quei tratti di rete dove si è raggiunto, da un punto di vista statistico, il numero massimo di riparazioni già fatte. Infine, è chiaro che oggi laddove si manifestano riduzioni importanti delle fonti di alimentazione, occorrerà individuare sistemi per far fronte ad una minore disponibilità di acqua e, solo quando strettamente necessario, programmare interruzioni dell’erogazione”.
La Basilicata ha molte fontane e fontanine che erogano acqua continuamente e dove l’acquedotto è intervenuto con misuratori e addirittura con chiusure come è stato comunicato ai quei Comuni che rientrano nello schema idrico Frida. Cinquanta fontane che verranno chiuse in termini percentuali quale sarà il reale beneficio di questa azione?
“Per chiarire la situazione di deficit che abbiamo sullo schema del Frida abbiamo incontrato i Sindaci dei Comuni interessati e proposto alcune soluzioni che potranno essere realizzate anche più avanti a seconda dell’evoluzione della situazione. Considerando che i Comuni interessati hanno più di 400 fontane, abbiamo pensato che fosse utile chiudere le 50 fontane che erogano più acqua. Spesso si tratta di manufatti che sversano di continuo 24 h su 24 h con conseguente spreco della risorsa. Basterebbe che le fontane fossero tutte dotate di rubinetti anche solo con pulsante per ottenere quanto otterremo con la chiusura delle 50 fontane di cui si è detto. Con questo intervento abbiamo stimato una riduzione di 5 l/s (litri su secondo) che è circa un quinto del deficit idrico (differenza tra acqua disponibile e consumi) che abbiamo in questo momento. Ovviamente stiamo verificando la possibilità di fare altri interventi con effetti maggiori, ma in questo momento quella delle fontane è un primo passaggio sulla strada del necessario risparmio idrico”.
In presenza di scarsità di piogge, di riduzione di pressione, di continue perdite a questo bisognerà aggiungere forse anche un cambio di mentalità dei cittadini lucano. Pensa che è necessario anche educare all’uso essenziale di questo bene. Questa nuova mentalità quanto farà risparmiare in termini di utilizzo?
“Quanto si risparmierà non è possibile dirlo, una cosa è certa che sarà importante risparmiare ed il contributo che ciascuno di noi può dare è sicuramente importante. È necessario fare comunicazione e su questo come AL non siamo stati sufficientemente attenti, abbiamo in animo di migliorare anche su questo fronte. Posso prevedere, però, che non sarà facile, perché dovremo scontrarci con la barriera dei luoghi comuni. Tra questi, quello delle reti che perdono per l’incapacità di AL e che, come le ho detto, non ha basi tecniche fondate. Quello della effettiva riduzione delle fonti oggi utilizzate. Essendo stati abituati a pensare la Basilicata come una terra che in tutti i suoi territori è ricca d’acque, si farà fatica a convincere i nostri concittadini delle riduzioni in atto o dell’assenza di fonti in alcune zone (come quella della Collina Materana). Sarà difficile superare i localismi, cioè atteggiamenti del tipo: l’acqua è lucana perché la diamo alla Puglia? Per quanto si possa pensare ad un maggiore utilizzo in Basilicata, non è possibile pensare (per legge) ad un bene che possiamo utilizzare solo nella nostra Regione. Sarà difficile convincere i cittadini dei Comuni che hanno maggiori fonti di alimentazione a favorire un risparmio di cui beneficeranno anche comuni posti a distanza di chilometri che non hanno acqua. Insomma ci aspetta un grande lavoro, non solo su impianti e reti, ma anche di comunicazione per superare questi modi di pensare, ma conoscendo le popolazioni lucane che sono sempre state caratterizzate da ospitalità e disponibilità verso il prossimo, sono ottimista sul cambio di paradigma che ci viene richiesto”. Non c’è ancora crisi idrica ma al momento c’è un deficit idrico. Del resto i lucani devono cominciare a pensare all’essenzialità. Anche l’acqua è diventata un bene da gestire con attenzione e con utilità calcolate. I tempi sono cambiati insieme al clima. Si dice sempre tempo liquido qui vale invece tempi difficili.
Oreste Roberto Lanza







