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(Adnkronos) – “Il ruolo dell’arte è quello di darci coscienza di essere parte di un mondo, di vivere con altre persone. La potenza dell’essere umani sta nel nostro essere connessi e per questo dobbiamo stare insieme. Tutto ciò che riguarda le qualità, le possibilità e le impossibilità dello stare insieme riguardano l’arte, la coscienza del mondo, la coscienza dell’essere umani e la coscienza di stare in relazione”. Lo ha detto Francesca Alfano Miglietti, teorica e critica d’arte e docente Accademia delle Belle arti di Brera, Milano, all’incontro ‘Prevent(ac)tion: Hiv con e senza i confini di un corpo’, organizzato con il contributo non condizionato di Viiv Healthcare nell’ambito del 39esimo Mix Festival di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer di Milano. “Purtroppo sin dall’inizio la malattia è stata criminalizzata perché toccava soprattutto i ‘diversi’, quindi omosessuali, drogati e artisti, appunto – spiega – Sono stati moltissimi gli artisti colpiti dalla malattia, sia nell’ambito delle arti visive che nella musica e nel cinema”. 

“Mi piace ricordare che più della metà delle persone che sono Italia in quegli anni non erano né omosessuali né artisti né tossici, ma semplicemente avevano fatto una trasfusione o erano andati dal dentista – sottolinea Alfano Miglietti – ma era molto utile criminalizzare la malattia perché abbiamo sempre bisogno di un nemico, di un estraneo, di qualcuno diverso da noi”. “L’unica cosa che io lamento è che negli ultimi anni non si parla più di questi problemi e di questa malattia, come se fosse stata debellata. C’è una nuova forma di moralismo che impedisce alle persone di parlare delle cose serie, come questa. Parlare e informare su cosa è l’Aids, cosa è la sieropositività e come si contrae significa non prenderla e non ammalarsi” conclude. 

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Redazione

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