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In un tempo in cui la credibilità della politica si misura anche nella capacità di restare fedeli ai valori fondamentali della nostra democrazia, è doveroso ribadire con chiarezza cosa significhi davvero essere garantisti.
Il garantismo è un principio irrinunciabile di civiltà, un pilastro dello Stato di diritto.
Non può e non deve diventare uno strumento di convenienza, da utilizzare a intermittenza, secondo le circostanze o l’opportunità politica del momento.
Essere garantisti vuol dire rispettare la dignità delle persone, credere nella presunzione d’innocenza, difendere i diritti di tutti, anche – e soprattutto – quando farlo è scomodo.
Eppure, ci sono storie che mostrano il contrario: candidati esclusi non perché condannati, ma perché “scomodi”. Non per reati, ma per opinioni, scelte, posizioni che turbano gli equilibri interni. Questo è il vero corto circuito.
Essere garantisti significa anche tutelare la dignità politica di chi ha servito le istituzioni con trasparenza. E tu, Alessandro, lo hai fatto con rigore e passione, molto meglio di tanti altri.
Significa avere il coraggio di dire che il consenso degli elettori dovrebbe contare più dei giochi di potere.
Il garantismo non è un’arma di propaganda, ma una responsabilità quotidiana, da esercitare con coerenza. Non deve essere una bandiera da sventolare solo quando conviene.
Diversamente, si trasforma in ipocrisia istituzionalizzata. E questo, in una democrazia matura, non può essere tollerato.
Gianni Stea
Assessore al Personale – Regione Puglia






