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Nasceva duecento dieci anni fa il 28 agosto 1815. Stiamo parlando di Ferdinando Petruccelli della Gattina (1815-1890) tra i primi giornalisti italiani, lucani per essere precisi natio di Moliterno, romanziere e saggista, uomo politico protagonista e testimone dell’età del trasformismo della sinistra e destra italiana di quel tempo. Figura per un certo senso affascinante e al tempo stesso controversa del Risorgimento italiano. Non un eroe di battaglia ma un patriota fervente che combatte con la penna, la parola i buoni pensieri le contraddizioni del tempo. Un intellettuale, di quelli che oggi manca al buon discutere, famoso in tutta Europa, fu amico di Darwin e con Dumas, fu nel cuore di Europa un giornalista autentico. Di natura ribelle questo lo porto a scontrarsi molte volte con l’ordine costituito (forse oggi lo chiameremo massificazione) partendo dai Borbone di Napoli, per poi diventare un feroce critico della politica italiana post-unitaria, che riteneva troppo lontana dagli ideali di libertà e giustizia per cui aveva lottato. Tra le pagine di storia di questo illustre personaggio si ritrova un aneddoto simpatico: Dopo aver partecipato attivamente ai moti del 1848 a Napoli e aver cercato di organizzare la resistenza contro il regime borbonico, Ferdinando fu costretto a fuggire. Il governo borbonico, infuriato per la sua opposizione, lo condannò a morte in contumacia e confiscò tutti i suoi beni, inclusa una proprietà di famiglia che si chiamava “Gattina”. In segno di protesta e per distinguersi dagli altri membri della sua famiglia che non erano stati perseguitati, egli decise di aggiungere quel nome al proprio cognome, diventando Ferdinando Petruccelli della Gattina. Instancabile con la penna e la ragione passando dal cuore giornalista e scrittore con annotazioni pungenti e sferzanti lo portarono dritto in prigione e all’esilio. Di tutti gli scritti resta sempre da leggere il suo memorabile libro “I Moribondi del palazzo Carignano”, edito da Francesco D’Amato editore. Il libro più rappresentativo del giornalista e romanziere di Moliterno. Le pagine raccolgono la versione italiana delle corrispondenze che l’autore fece uscire in francese sul giornale parigino “La Presse” tra 1861 e il 1862, periodo in cui fu membro del neonato Parlamento italiano. La prefazione, ben curata dal professore e direttore della Fondazione Sinisgalli, Luigi Beneduci, attraverso un preciso profilo biografico, descrive l’autore della famosa opera di un giornalista che non fece sconti a nessuno restando coerente a due assunti: l’amore per la patria indipendente, unità democratica e l’odio per un potere clericale inteso come strumento delle forze reazionarie, impedimento ad un’evoluzione laica, moderna equa dell’intera civiltà italiana. Bella quella frase, ancora attuale e tale resterà per sempre nel nostro condominio italico, rivolta al guardasigilli dell’epoca il senatore napoletano Niutta: “Noi siamo un paese senza memoria”. Paese gattopardesco, indicando la tendenza italiana a non imparare dal passato. Italiani solo contyemporanei , senza memoria che restono nel presente. Forse voglio cosi per essere soltanto … navigatori ecc, ecc…
Oreste Roberto Lanza







