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C’è stato un pomeriggio in cui fissavo lo schermo da troppo tempo. Avevo il nome, qualche idea vaga di stile… ma niente che “funzionasse davvero”. Ogni tentativo sembrava forzato. Poi, quasi per caso, ho provato a creare logo con intelligenza artificiale. Non ci credevo molto, a dire il vero. Ma il risultato mi ha spiazzato.

Fare design oggi è tutta un’altra storia

Un tempo serviva un grafico, budget, settimane. Ora bastano pochi click. Metti un nome, scegli uno stile, dai due dritte sui colori… ed ecco lì il logo. Pronto. Personalizzabile. Stranamente convincente.

Con Turbologo, per esempio, ho potuto confrontare in tempo reale diverse idee. Vedere cosa mi piaceva di più. Cambiare senza rifare tutto da capo. Questo ha fatto la differenza.

Subito pronto, anche quando hai fretta

Una sera avevo bisogno di un logo per una presentazione dell’ultimo minuto. Nessun tempo per briefing, revisioni o grafici freelance. Ho usato il primo logo generato, modificando due cose. E — non so nemmeno come — sembrava progettato apposta per quel progetto.

Una collega ha chiesto: “Chi te l’ha fatto?”
Nessuno. Solo l’IA. Ma non gliel’ho detto subito.

 

Non è tutto standard. Davvero.

Pensavo che l’intelligenza artificiale generasse roba piatta, tutta uguale. Ma no. Hai il controllo su tutto:

  • puoi cambiare i font (io ne ho provati sei, uno peggio dell’altro, finché è arrivato quello giusto);

  • scegli i colori in base a quello che vuoi comunicare (il mio era blu-verde — non so nemmeno perché, ma funzionava);

  • puoi togliere simboli se sembrano inutili, o aggiungerli se manca qualcosa;

  • e poi, layout, spazi, dimensioni… tutto si sposta in pochi secondi.

Alla fine, sembrava un logo fatto da me. Ma senza la fatica.

È utile quando ti serve concretezza

Non sempre serve un logo perfetto. A volte serve un punto di partenza. Una base visiva. Un’idea da testare, da mostrare, da rivedere. In questo, l’IA ti dà una spinta notevole.

Magari non lo userai per sempre. Magari lo rifarai fra sei mesi. Ma intanto hai qualcosa. E spesso è molto più di niente.

Quando usarla? Quando vuoi muoverti (e non impantanarti)

L’IA torna utile se:

  • hai un progetto da lanciare, e zero tempo;

  • vuoi vedere il tuo nome “prendere forma” in modo concreto;

  • non puoi investire su un designer (non ancora);

  • ti piace l’idea di testare più stili prima di decidere.

Certe volte basta vedere un logo su un mockup — etichetta, sito, biglietto da visita — per capire se hai centrato il punto. A me è successo così.

Alcuni consigli imparati sbagliando

Non serve essere esperti. Ma qualche trucco lo impari strada facendo:

  • scegli pochi colori, ma coerenti;

  • guarda il logo in piccolo: se non si capisce, c’è qualcosa da rivedere;

  • provalo su sfondi chiari e scuri — certe sorprese arrivano lì;

  • chiedi un parere esterno, ma non a dieci persone: due bastano;

  • non complicarti la vita: meglio semplice e leggibile, che elaborato e incomprensibile.

Non è una scorciatoia. È solo un altro modo per iniziare

L’intelligenza artificiale non fa tutto al posto tuo. Ma ti mette in moto. Ti fa vedere possibilità che non avevi considerato. Ti aiuta a scegliere — o almeno a iniziare.

E poi, vuoi mettere la soddisfazione di dire:
“Sì, l’ho fatto con un generatore. Ma l’ho scelto io. E funziona.”

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.