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Fuori il film di Mario Martone su una parte della vita di Goliardia Sapienza,il 1980, forse passerà alla storia come uno degli ultimi Biopic dove il personaggio storico protagonista è interpretato da una persona attrice e non invece dalla voce e dal corpo del vero personaggio storico, se di questo si dispone di riprese video e audio di archivio, ed elaborate con l’intelligenza artificiale. I titoli di coda scorrono con a fianco una vera intervista a Goliarda Sapienza fatta da Enzo Biagi, e questa completa la “forza complessiva” dell’esperienza della visione del Film. Ovviamente materiale d’archivio Rai, come quasi tutte le testimonianze di Goliarda in audiovideo. Tanto è che l’anno scorso mi chiesi perché “L’arte della gioia” lo ha prodotto Sky? Perché lasciare a Sky il rilanco di una protagonista del ‘900 le cui immagini reali sono del Servizio Pubblico? Ogni autore è libero di fare quello che che vuole, ma io raccontando il 1980 di un personaggio molto politico come Goliarda avrei usato a piene mani la “poesia della contestualizzazione storica”. Non c’è Solidarnosc, non c’è l’occupazione della Fiat, il background delle carcerate per lotta armata non emerge con dettagli netti. Diciamo, una scelta di racconto molto diversa di quella dei film su Moro di Bellocchio o del film di Andrea Segre su Berlinguer. Eppure i materiali d’archivio sono anch’essi Rai, e mai c’è un Bar, pur con diversi appuntamenti nei
Bar, con un televisore acceso su un telegiornale. Certo non bisogna esagerare in nessuna scelta. Può darsi che la scelta di Martone ha più “pasta poetica” ed avrà ragione in futuro. Ma bisogna verificare se a livello internazionale l’intento raggiunge lo scopo. Intanto Variety ha stroncato il Film. Purtroppo.

Paolo Luigi De Cesare

Redazione

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