Tempo di lettura: 2 minuti
La Basilicata offre sempre delle eccellenze non soltanto storiche e culturale ma, soprattutto, gastronomiche in termini anche di prodotti e semplici ingredienti. Con il pistacchio di Stigliano e u zafaran crusk di Senise vera eccellenza a cui si lega storia, passione e grande identità dell’intera valle delle del Sinni possiamo metterci anche il Lupino? Grazie alla fertilità del terreno, all’abbondanza di acque sorgive e alle particolari condizioni climatiche il territorio lucano è un autentico giacimento di prodotti tipici. Potremo dire che all’interno del Parco Nazionale del Pollino si possono trovare grandi sorprese, non solo in termini di erbe mediche e salutari ma appunto il Lupino. Le pagine mediche indicano che è un prodotto ricco di proteine tanto che viene soprannominato la carne dei vegetariani. La parte commestibile è la porzione interna del seme, quella più bianca, mentre l’involucro giallo non è digeribile. In generale, vanno consumati dopo essere stati lavati, bolliti e salati. Un prodotto, da ricerche effettuate, che viene coltivato principalmente nei comuni di Terranova del Pollino, Francavilla in Sinni e San Severino Lucano ormai diventato a dire di molti, ristoratori, cuochi e semplici donne lucane, protagonista della tradizione culinaria lucana apprezzato per il sapore intenso. Definito un cibo dei poveri alla pari dei fagioli e di altri legumi della tradizione lucana, il lupino porta con sé una lunga storia che parte dall’epoca dei Romani se pur di provenienza dalle aree del mediteranno per alcuni e per altri dalle zone andine del sud America. Qualche storico indica la data del 1781 come l’anno in cui il lupino giallo fu introdotto in Europa settentrionale grazie a Federico il grande di Prussia che lo portò dall’Italia per migliorare il suolo sabbioso. Si racconta ancora che il Lupino fu ampiamente coltivato nelle pianure costiere balcaniche, fu introdotto in Australia e poi esportato in Europa. Un dato appare certo che le prime coltivazioni di lupino sono datate a circa quattromila anni fa. Si legge che il lupino nella mitologia greca e romana era associato alla dea della luna, Selena e che veniva coltivato nei giardini dedicati alla dea, Considerato simbolo di fertilità e abbondanza. Tante storie che fanno da cornice a un prodotto che cura molto bene colesterolo e glicemia. Il Lupino del Pollino è apprezzato da turisti, escursionisti, curiosi e storici del posto ma soprattutto abituali o occasionali che si imbattono in qualche tipica sagra o in qualche chiostro dove “il cibo dei poveri “accanto a un bicchiere di vino del posto rende vivace un buon discorrere tra amici e non solo. Ma le ministre lucani sono un altro discorso. Nelle festività natalizie viene consumato a fine pasto. Il lupino resta un tesoro nutriente da scoprire e per noi lucani riscoprire. Il sapore intenso e avvolgente a tanti lucani permette di sostituire la carne perché ricco di proteine che aiutano a mantenere in salute la muscolatura del corpo. Ma c’è da raccontare anche del Lupino del Pollino essiccato. Ma per adesso vi diciamo che c’è tutto un procedimento: Una pre-lavorazione di alcuni giorni che consiste nell’ammollo, nella cottura, nel risciacquo per poi finire nella salamoia al fine di rimuovere il retrogusto amaro. Insomma la parola Lupino riporta al pensare della tradizione, semplicità, territorio. Il Lupino del Pollino è tutto questo. Provare per credere.
Oreste Roberto Lanza