Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Qualche fischio, ma anche qualche bandiera palestinese sventolata, dalla platea dell'Eurovision Song Contest contro la cantante israeliana Yuval Raphael. Già minacciata di morte a Basilea alla vigilia della kermesse, la cantante si è esibita stasera nella seconda semifinale. Alcuni fischi prima e durante la performance della cantante, che ha intonato sul palco 'New day will rise', ma anche tanti applausi per l'artista che ha poi ringraziato l'Europa aggiudicandosi anche la finale. L'artista è sopravvissuta agli attentati di Hamas del 7 ottobre 2023 durante il festival musicale Supernova. Ha raccontato in più occasioni di essersi nascosta tra i cadaveri di decine di ragazzi uccisi, fingendosi morta. Durante l'evento di apertura dell'Eurovision a Basilea, Yuval Raphael è stata contestata e minacciata di morte. Kan Broadcasting, emittente pubblica israeliana e membro dell'Eurovision, ha poi sporto denuncia alla polizia svizzera dopo che un giovane che indossava una kefiah e sventolava una bandiera palestinese ha mimato il gesto del taglio alla gola all'artista e ai membri della delegazione israeliana dell'Eurovision. Yuval Raphael è nata nel 2000 a Ra'anana, a meno di 20 chilometri da Tel Aviv, ma da bambina ha vissuto anche nel Paese che quest'anno ospita l'Eurovision Song Contest, la Svizzera. Si è trasferita insieme ai suoi genitori a Ginevra e lì sono rimasti per tre anni, durante i quali Raphael ha trascorso molto tempo sciando e giocando a tennis.Sin da bambina sognava di diventare una cantante e amava ascoltare band di classic rock come i Led Zeppelin e gli Scorpions, ma anche icone pop come Beyoncé e Céline Dion. La sua carriera è iniziata solo recentemente. Nel 2024 ha preso parte al talent show televisivo 'HaKokhav HaBa', conquistando i telespettatori e arrivando a vincere la finale. Ha raccontato che considera la musica terapeutica da sempre e che l'ha aiutata anche dopo il trauma dell'attentato del 7 ottobre.  —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.