Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Nel 2020 morì a 46 anni dopo aver inalato sostanze tossiche emesse dal frigorifero che si era incendiato. Ora in tribunale a Torino si apre il processo penale per la morte di Eliana Rozio, in cui verranno giudicati due manager della filiale italiana di una multinazionale leader del settore, entrambi di origine coreana. Per loro è stato ipotizzato il reato di omicidio colposo e violazione della norma comunitaria prevede l'obbligo di utilizzare nella costruzione di elettrodomestici, materiale resistente alla combustione e alla propagazione del fuoco. Il frigorifero si era incendiato nel torinese per un guasto elettrico della scheda elettronica di controllo.  "Il nostro fine ultimo è evitare altri lutti strazianti come il nostro ed evitare che questi si verifichino in presenza di difetti di produzione", ha spiegato la sorella della vittima che ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile con gli avvocati torinesi, Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Alessandra Torreri. “È doveroso utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla legislazione per prevenire lesioni o decessi“, ha sottolineato l’avvocato Ambrosio e il collega Bertone ha aggiunto: "La forma non basta. Da aziende considerate le migliori sul mercato ci si attende altissimi livelli di qualità che devono essere onorati nella sostanza" mentre per l'avvocato Torreri il processo penale permetterà di fare piena luce sulla vicenda: "La sicurezza è garantita e sancita da leggi e protocolli che vanno rispettati". In particolare, il consulente tecnico della famiglia in una nota spiega che "l'indagine condotta dalla procura di Torino, anche su impulso dei consulenti di parte offesa, ha dimostrato che il frigorifero prodotto nello stabilimento della multinazionale in Polonia non rispettava i requisiti minimi di sicurezza antincendio. Più precisamente il coibente poliuretanico utilizzato per realizzare l’isolamento termico dell’apparecchio era da un lato capace di propagare il fuoco in misura molto maggiore rispetto al requisito di norma, dall’altra i fumi di combustione prodotti da questo materiale erano assolutamente tossici perché contenevano elevate concentrazioni di monossido di carbonio e soprattutto di acido cianidrico, un gas letale anche in piccolissime concentrazioni”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.