Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sottoposto all'impianto di un pacemaker all’ospedale Santo Spirito di Roma. Si tratta di un intervento programmato, tanto che il Capo dello Stato ha svolto durante la giornata le normali attività. Ma cos'è e perché viene impiantato un pacemaker? È un dispositivo elettronico – grande come una monetina capace anche di comunicare in tempo reale con l'esterno e al suo interno una batteria che dura tra i 7 e i 10 anni e ne esistono di diverse tipologie – che viene impiantato sotto la pelle a livello del torace. Tramite elettrocateteri trasmette piccole scariche elettriche alle camere cardiache, 'attivando' il battito cardiaco quando esso non si attiva spontaneamente. 
La scelta del pacemaker si può rendere necessaria nei casi in cui siano presenti sintomi, come per esempio una bradicardia, o per l'interruzione nel regolare battito cardiaco. Il primo pacemaker cardiaco fu impiantato a Stoccolma da un cardiochirurgo per curare un uomo di 48 anni che aveva frequenti svenimenti a causa di un battito cardiaco troppo lento. Oggi i pacemaker hanno dimensioni poco più grandi di un quadrante di orologio da polso e possono essere impiantati sottopelle, nella parte anteriore del torace, mediante un intervento in anestesia locale della durata di 30-40 minuti. I tempi di ricovero ospedaliero sono mediamente di 2-3 giorni e generalmente il paziente può essere dimesso il giorno successivo all’impianto. Le complicanze dell’intervento sono molto rare (inferiori all’1%) e nella maggior parte dei casi non mettono a rischio la vita del paziente. "Successivamente all'intervento di impianto di pacemaker, il paziente deve restare a letto per 6 ore, al termine delle quali viene eseguita una radiografia del torace di controllo. Le dimissioni normalmente avviene il giorno successivo all’operazione ed il paziente può tornare a casa e riprendere rapidamente la sua quotidianità", suggerisce la scheda di approfondimento dedicata sul sito del Policlinico Gemelli. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.