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(Adnkronos) – "L'Istat ci ha detto che il tema della rinuncia alle cure, soprattutto a causa delle liste d'attesa, continua ad aumentare ed è superiore anche rispetto al periodo pre-pandemia. Quindi, nonostante le risorse incrementali investite sul Ssn, comunque ancora non adeguate e da incrementare, cresce il numero degli italiani che rinunciano a curarsi per i tempi di attesa inaccettabili, quindi c'è qualcosa che non va. Di liste di attesa si parla tanto, in Tv, nei convegni, si scrivono norme, ma rimane il problema che la velocità dell'attuazione delle norme è inversamente proporzionale al problema che i cittadini hanno". Lo ha detto il presidente di Salutequità Tonino Aceti, intervenendo oggi all'evento 'Salute e sanità, il doppio binario', al Palazzo dell'Informazione Adnkronos a Roma.  "Il fatto che il ministro della Salute e il presidente della Conferenza delle Regioni comunichino su un tema così centrale per la salute dei cittadini con scambi epistolari è un problema – sottolinea Aceti – Invece c'è bisogno di un confronto, di un lavoro sinergico, di leale collaborazione tra lo Stato e le Regioni. Le norme ci sono, ma la loro attuazione è troppo lenta e non va bene. Le risorse per le liste di attesa devono essere utilizzate solo per quello".  "Se le Regioni non le usano devono diventare indisponibili. Del resto – osserva il presidente di Salutequità – con i nuovi Lea questa strategia ha funzionato: il Mef ha detto 'o li approvate o i soldi vengono decurtati dal Fondo sanitario'. I percorsi di garanzia in caso di superamento dei tempi massimi di attesa devono diventare reali, esigibili, immediati e automatici, senza ribaltare sui cittadini tutti gli oneri. Su questo punto poggia la fiducia dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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