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(Adnkronos) – "Negli ultimi anni il trattamento" della rinosinusite cronica con poliposi nasale "è cambiato significativamente grazie alla ricerca che ha portato alla commercializzazione dei nuovi farmaci biologici che hanno la capacità di spegnere completamente l'infiammazione cronica associata alla malattia, portando a remissione una percentuale molto alta di pazienti che prima non riuscivamo a controllare adeguatamente. Sono farmaci che rappresentano una speranza per i pazienti perché possono portare a una normalizzazione della loro vita, nella malattia, nella maggior parte dei casi. Tezepelumab si aggiunge ai farmaci biologici già disponibili e, come evidenzia lo studio, si è dimostrato efficace nel ridurre la dimensione dei polipi, nel migliorare la sensibilità olfattiva in modo significativo e nel ridurre gli altri sintomi associati alla malattia". Così, all’Adnkronos Salute, Eugenio De Corso, membro della commissione Euforea per il trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale, commenta i risultati dello studio Waypoint, presentati a San Diego in occasione del congresso American Academy of Allergy Asthma & Immunology (Aaaai). "La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una malattia cronica dovuta ad un'infiammazione persistente nella mucosa naso-sinusale che ne determina un remodelling con la caratteristica formazione dei polipi – spiega De Corso – Questa situazione porta il paziente a dei sintomi che sono molto invalidanti, quali l'ostruzione nasale, la perdita dell'olfatto, l'eccessiva produzione di muco e un senso di pesantezza. Tutto ciò porta a un impatto molto negativo sulla qualità della vita dei pazienti. Lo studio Waypoint dimostra la sicurezza e l'efficacia del tezepelumab nel trattamento dei pazienti affetti da poliposi naso-sinusale severa non controllata". Si tratta di "una molecola in grado di legare il Tslp, che è una citochina prodotta dall'epitelio naso-sinusale in grado di iniziare il processo infiammatorio cronico della mucosa e di renderlo cronico".  Inoltre il farmaco, "in questa particolare categoria di pazienti", specie in quelli "con forma severa – chiarisce l’esperto – si è dimostrato efficace nel ridurre per il 98% di loro la necessità di un nuovo intervento chirurgico e per l'88% di corticosteroidi sistemici. Infatti, i pazienti affetti da forme severe purtroppo, in passato, necessitavano di più interventi chirurgici e di più cicli di corticosteroidi sistemici. Invece, in questo studio, tezepelumab si è dimostrato efficace nel ridurre nella maggior parte dei pazienti la necessità di nuovi interventi e di nuovi cicli di corticosteroidi sistemici. Questi risultati sono molto importanti, soprattutto alla luce del il fatto che ripetuti cicli di corticosteroidi sistemici – conclude – si associano ad effetti collaterali a breve e a lungo termine”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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