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Julij Boríssovič Margólin (1900-1971), scrittore e filosofo ebreo-russo. Trascorse cinque terribili anni da internato nei Gulag sovietici e due anni tra carcere e confino in quel Paese, 1939-1946.

Dal suo memoriale “Viaggio nel Paese degli erre-cí”, [erre-cí = reclusi], composto dal dicembre 1946 all’ottobre 1947, attualmente in avanzata fase di traduzione a mia cura, propongo la lettura della parte finale del capitolo 7, “La bara vagante”, che a me sembra proiettare una luce assai significativa sull’attualità del conflitto russo-ucraino.

[Durante il viaggio di deportazione (1940) da Pinsk, città polacca da poco sovietizzata, nel carro merci sono assiepati piú di settanta Ebrei polacchi, ignari della destinazione]

Sul far della sera, quando gli ultimi, obliqui raggi del sole lambivano il vagone, toglievamo alcune tavole delle cuccette e arrangiavamo davanti al finestrino uno sgabello; qui ci mettevamo a sedere, stretti l’uno accanto all’altro, come appollaiati, nelle cuccette superiori. Quando poi si faceva completamente buio, con il volto proteso l’uno verso l’altro, ci raccontavamo a vicenda, nella notte, la propria storia, per quanto adesso non vi fosse grande importanza nella diversità della nostra esperienza e dei nostri ricordi.

“Ma che razza di Paese è mai questo? E che gente strana! In Polonia ce li immaginavamo ben diversi. Perché ci hanno sbattuti in prigione? Perché non ci lasciano tornare a casa nostra, dalle nostre famiglie, in Palestina?” Allora, io cominciai a dire al mio vicino quanto sapevo di quel misterioso Paese. « Il Paese dove siamo diretti non si trova né in Europa né in Asia. È sbagliato considerare i Russi come Europei. Li hai già conosciuti a Pinsk e adesso sai che non sono un popolo europeo. D’altronde, non sono neppure asiatici. Sono Euroasiatici, una cosa di mezzo ».

Sono ormai mille anni che gli Euroasiatici vivono al confine tra Oriente e Occidente, tra l’Asia e l’Europa. La cultura europea si è incentrata su una grande idea, l’idea dell’Uomo, l’idea della libertà dell’individuo e della sua dignità. Noi, Ebrei, per primi abbiamo insegnato al mondo che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. I Greci e i Romani hanno celebrato l’Uomo e l’idea di Libertà è cresciuta in Europa fino all’epoca dell’illuminismo e della grande rivoluzione francese, che ha dichiarato i diritti dell’Uomo e del Cittadino. Questo ideale europeo dell’uomo libero aveva anche un’altra faccia della medaglia: una inquietudine perenne e insoddisfazione, allerta e avidità, che hanno spinto gli Europei in ogni parte del mondo, nelle scoperte, nella sperimentazione e nelle conquiste. La cultura asiatica per millenni si è formata in India e in Cina. C’era in quella cultura saggezza e pace, sconosciute agli Europei, senso di unione con la natura, fonte eterna di energia. Ma si trattava di una cultura di massa, l’altra faccia della quale era rappresentata dalla subordinazione e dall’oppressione totalizzante di despoti, quali il Tamerlano e Gengis Kan. Gli Euroasiatici sono usciti dall’Asia, ma non sono entrati in Europa. E avrebbero potuto prendere, da una parte e dall’altra, quanto di grande e di positivo c’era in quelle culture: libertà civili e dignità della persona umana da una parte, e l’idea della vita universale, colma di saggezza, di pace e di autosufficienza, dall’altra. Se avessero messo insieme questi valori, avrebbero rappresentato il piú grande popolo della terra! È, invece, accaduto il contrario: hanno preso dall’una e dall’altra meschinità e debolezze, mettendo insieme l’inquietudine, la frammentarietà e la ricerca spasmodica dell’Europa con il dispotismo e l’oppressione dell’individuo, dell’Asia. Questo popolo non possiede l’umile saggezza degli Indiani e dei Cinesi né il rispetto per l’uomo e l’orgoglio personale dei Francesi e degli Angloamericani. Perennemente insoddisfatto e sofferente, come insoddisfatti e sofferenti sono i suoi vicini. Gli Euroasiatici sono dei vicini pericolosi, perché non si accontentano mai dei propri confini, anzi fomentano in continuazione conflitti. E allora, bisogna far guerra “all’Occidente putrefatto”, oppure bisogna “raggiungere e sorpassare l’America”!

A loro manca il senso della misura e della discrezione. Qualsiasi cosa loro capiti dall’Europa, nelle loro mani finisce per perdere il valore europeo. Questo popolo è in continuo ritardo: immancabilmente raccoglie dall’Europa gli scarti che essa ha gettato via. Nel decimo secolo, per esempio, accoglie il cristianesimo nella variante ortodossa che l’Europa già aveva respinto. Al tempo di Pietro il Grande accoglie le forme esteriori della civiltà, la tecnica, lo stupido rigore dell’ordine teutonico. Attualmente ha accolto dall’Europa il marxismo: quello che ne hanno fatto lo vedrai presto con i tuoi propri occhi. L’Europa è malata di nazismo e fascismo; questo è il suo malessere interno, la sua perversione; mentre quello che proviene dall’Eurasia è un pericolo esterno, una minaccia esterna. La Gestapo è un cancro, la sifilide dell’Europa, e se non verrà sradicata, l’Europa intera finirà. La Geposta [GEniale POlitica di STAlin, ndt] è un barbaro equivoco. Questo treno, stracolmo di un carico umano, era una farsa che l’nkvd [polizia segreta, ndt] metteva in scena servendosi di noi; era la forma in cui un popolo staccatosi dalle radici asiatiche lanciava la sua sfida all’Europa.

Noi siamo Europei. Questo treno europeo è anch’esso una piccola parte dell’Europa. Quelli di noi che sopravvivranno, torneranno in Palestina, unico luogo in cui il popolo ebreo può continuare la propria storia europea. E se l’Europa sopravvivrà in questa guerra e vincerà l’hitlerismo che la minaccia dall’interno, avrà ancora forze a sufficienza per fermare l’Eurasia e non è escluso che possa avvicinarla al proprio ideale umano. Ma questo sarà un compito non facile e complesso. Gli Euroasiatici, infatti, non sono una pagina bianca sulla quale la Storia comincia a scrivere appena adesso. Questo popolo ha mille anni e non può certo tornare a nascere nel corso di un paio di generazioni.

Augusto Fonseca

Redazione

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