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La più grande truffa letteraria degli ultimi quattro secoli.

Dopo quattrocentocinquanta anni, con gran stupore scopriamo che “Essere o non essere, questo è il dilemma”, la celebre frase dell’Amleto (Atto 3, scena 1) di William Shakespeare, è il frutto della genialità non del poeta inglese, detto il Bardo , bensì di un grande letterato italiano, per di più siciliano, costretto a nascondere la sua identità a causa dei tanti retaggi culturali e religiosi del nostro paese.

A svelarlo, il romanzo “SHAKESPEARE AENIGMA” di Stefano Reali, un nome noto al grande pubblico del cinema e della televisione, nomination agli Oscar con il corto Exit , sceneggiatore di numerose fiction per la Rai e Mediaset, nonché compositore e musicista.
In uno dei più bei salotti culturali di Bari, la Galleria SanGiorgioArte in via Sparano 79, durante la prestigiosa mostra “Giorgio de Chirico – La METAFISICA”, l’autore ha presentato il libro rivelando curiosità e dettagli. Un libro poderoso, frutto di 12 anni di ricerche, racchiuso in 827 pagine, edito da Florestano Edizioni, che sta facendo molto discutere.
Ad accoglierci nella galleria, l’elegante ospitalità del padrone di casa, Antonio La Gioia, e Fulvia De Nicolò, che ha curato l’evento e la presentazione.

L’autore Stefafano Reali con l’attore Guseppe Ciciriello

Di fronte ad un pubblico attento e silenzioso, Stefano Reali ha intrattenuto la platea per circa novanta minuti con un racconto avvincente e intrigante, ampiamente narrato nel suo romanzo e che risponde a una sola domanda: “Per quale motivo il massimo drammaturgo di tutti i tempi nascose la propria identità letteraria e scelse di non esistere?”
Il grande drammaturgo a cui si fa riferimento non è William Shakespeare, ma Giovanni Florio, giovane letterato italiano in fuga dall’Inquisizione.

Che Shakespeare non sia stato scritto da lui, che cosa ci cambia?”- si chiede Stefano Reali “i suoi lavori sono belli ugualmente. Il problema è che quella che è stata definita “la più grande truffa letteraria” riguarda tutti noi italiani. È una verità che può sembrare lontana, ma che condiziona la nostra vita, e non in bene.

La storiella è rapida e la sua origine nasce da un’idea innescata in Stefano dal grande attore-maestro Gigi Proietti, a cui “sto Shakespeare, l’immortale bardo, non quadrava per niente”. Proietti lo invitò, dunque, ad indagare insieme a altri tre o quattro allievi. “Studiate”, disse loro il maestro Gigi.
“Abbiamo continuato a studiare e in effetti abbiamo scoperto che ci sono molte cose dette e non dette, non solo di natura letteraria, ma che riguardano molto da vicino la cultura e la storia di quei tempi”, racconta l’autore di “AENIGMA…

Ma è possibile che ci abbiano mentito fino a questo punto?

La verità è questa: alla fine del ’500, mentre in Inghilterra, chiunque volesse fare teatro o andare ad assistere a rappresentazioni , era libero di farlo, nel resto d’Europa, invece, dove dominava l’Inquisizione, un letterato o poeta o scrittore o comunque intellettuale, rischiava di essere perseguitato perché sospettato di cospirazione.

In Inghilterra, grazie a Enrico VIII, padre della regina Elisabetta, il paese era stato “fortunatamente” scomunicato dal Papa, e si era creato il sistema anglicano libero dove molte menti brillanti italiane trovavano rifugio e riparo dall’Inquisizione. A Londra c’era una comunità di italiani di almeno 2.500 persone tra architetti, giuristi, musicisti, poeti e letterati.

Giovanni Florio è uno di questi . Figlio di Michelangelo Florio, un intellettuale di origini italiane, a sua volta molto amico di novellieri e scrittori.

Florio, detto John, subì molto l’influenza della letteratura italiana e a 20 anni, tornò a Londra per sbarcare il lunario come precettore. Lì, si rende conto delle lacune del teatro londinese: il teatro esisteva e anche in modo cospicuo, ma le trame erano ridicole.

Gli inglesi, non avevano avuto il nostro patrimonio culturale, né tantomeno poeti come Orazio e Seneca, avevano solo i soldi per pagarsi il teatro. Basti pensare che Londra, all’epoca, contava 26 teatri e ogni sera uno spettacolo, come se fosse una programmazione televisiva odierna. Ma i testi erano o farsacce oscene piene di doppi sensi o scopiazzature altisonanti di alcuni drammi latini proposti da qualche autore .

Giovanni Florio manifestò il suo desiderio di fare teatro a Giordano Bruno. Questi consapevole che mai un terrone italiano sarebbe stato accettato dai londinesi, gli propose di scrivere testi per un giovane inglese con cui passava le sue notti: William Shakespeare.

Il connubio tra il genio italiano di Florio e l’imprenditore ( ma anche prestatore di soldi a strozzo) Shakespeare diede vita a un grande successo, tutto a favore del “drammaturgo inglese”. Quando uno spettacolo era bello, incassavano molto. A un certo punto John cominciò a masticare amaro. Non gli bastava più il denaro, se poi doveva nascondere il suo successo. Questa collaborazione, che all’inizio sembrava fruttuosa, si trasformò in un conflitto. Shakespeare non voleva cedere il controllo creativo, e Florio iniziò a sabotare le sue opere, creando storie che non solo cambiavano la trama, ma anche l’immagine di Shakespeare stesso.

In sala, durante l’evento Stefano Reali ha chiamato a recitare un attore pugliese, Giuseppe Ciciriello con il quale ha letto uno stralcio di quando Will e John discutevano su un testo da mettere in scena.

Fatto è che tante volte il destino concesse a Florio di riscattarsi da questa situazione di sottomessa oscurità ma lui non colse mai l’occasione per riscattarsi e firmare le sue opere, e beffa del destino si ammalò e morì di peste, per cui fu sepolto nelle fosse comuni senza neanche una lapide che ricordasse il suo nome.

La scoperta di questa “truffa letteraria” non riguarda solo la letteratura, ma ci invita a riflettere su come i regnanti e i potenti abbiano sempre manipolato la verità attraverso i racconti che ci vengono propinati, al fine di giustificare le loro scelleraggini e le loro scelte politiche. All’epoca non c’era la stampa ma era il teatro a fungere da mass-media.
In questo gioco di potere, Florio diventa la figura che, all’epoca dei fatti, si inventa una nuova identità per la regina Elisabetta, distorcendo la realtà per creare una versione ideale di lei, una “regina vergine”, esente da colpe e illuminata nonostante avesse fatto ghigliottinare numerosi sudditi e nobili, ma questa verità è rimasta nascosta.
In Riccardo III, per esempio Shakespeare-Florio descrive un personaggio orrendo, deforme e perverso (tutt’altro nella realtà visto che era bello leale e generoso) per mascherare la ferocia dei Tudor, la dinastia da cui discendeva Elisabetta. La situazione dunque è questa : alla regina Elisabetta serviva un poeta nazionale che la osannasse, a Shakespeare serviva un’occasione per la ribalta e John Florio aveva una famiglia a cui pensare, in pieno stile italiano.

Truffa su truffa, la storia di Florio, narrata sapientemente dalla penna di Stefano Reali ci porta ad un’altra riflessione. Il Ruolo del Racconto nella Legittimazione del Potere.
Oggi, come cinque secoli fa, siamo ancora vittime di questi racconti. Le storie che ci vengono raccontate oggi, come quelle di allora, sono costruite per farci credere a qualcosa che è stato deciso in anticipo. La Propaganda.

Il regista Stefano Reali

Il problema, come sempre, siamo noi, che spesso preferiamo credere a una storia ben scritta piuttosto che fare domande scomode. Quante volte scegliamo di ignorare la verità, per evitare le seccature delle inevitabili conseguenze?
Oggi, come per allora, siamo come i londinesi del passato, che si lasciano ingannare dai racconti ben scritti, che giustificano tutto ciò che è stato deciso.
In un contesto storico come quello attuale, dobbiamo fare attenzione a come i racconti possano legittimare qualsiasi cosa, come è successo con gli eventi delle torri gemelle o con i vaccini, la bolla finanziaria, lo spread Quante delle storie che ci raccontano sono davvero vere?

Tornando alle domande indiscrete (o possiamo dire scomode), in questo libro Stefano Reali si interroga su un quesito che da tempo impernia le ricerche letterarie : ma William Shakespeare ha scritto davvero le opere che portano il suo nome? Dagli studi condotti e poi romanzati in Shakespeare AEnigma, la verità viene svelata.

L’organizzatrice della presentazione, Fulvia De Nicolò

Sono tante le prove a favore di questa teoria. Stefano Reali ha rimarcato la differenza culturale tra i due personaggi (il primo un grande intellettuale, il secondo senza prove dei suoi studi); inoltre, la descrizione puntuale e vivida delle città italiane risulta improbabilmente scritta da un inglese. Nei testi di Shakespeare, John ha nascosto brani con una tale precisione topografica che Shakespeare non avrebbe potuto conoscere, o con versi che i londinesi erano talmente appassionati di teatro da ignorare. Quando Shakespeare morì, nessuno se ne accorse, perché tutti sapevano che lui era un imprenditore, e nulla di più poteva essere detto su di lui.
Queste sono solo alcune delle prove raccontate dall’autore, le altre sono disseminate nel romanzo.

Grazie a questo romanzo, la verità su Giovanni Florio è venuto finalmente a galla.

Alla fine dell’evento come ogni party che si rispetti deliziosa degustazione di ottimi vini “ Cantine Monsellato” del Salento .

E fra un calice di vino e uno sguardo ai dipinti di De Chirico esposti sulle pareti, noi di Lsd Magazine ci intratteniamo in una chiacchierata con il padrone di casa, Antonio La Gioia, appassionato e cultore di arte, unico gallerista ad aver fatto un’esposizione al Palazzo di Vetro dell’Onu.

Ci descrive la sua lunga esperienza di mostre nel mondo e l’intenzione di rendere questa galleria un salotto culturale dove fare eventi di ogni genere artistico per avvicinare Bari all’arte, “anche se il pubblico barese non è ancora pronto a questo tipo di eventi, ma ci dobbiamo lavorare”, dice Antonio La Gioia.

Foto di Marcella Squeo (riproduzione riservata)

Marcella Squeo

La dottoressa Marcella Stella Squeo è laureata in Giurisprudenza è una giornalista pubblicista e si occupa di cultura, spettacolo, musica e di beneficienza e volontariato facendo parte di diverse associazioni di settore.