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Prima del senisese Pino Rovitto, lo scrittore potentino Giuseppe Laguardia, appassionato anch’egli di dialetto del suo paese qualche anno fa si è impegnato a tradurre in lingua potentina i 34 canti dell’inferno raccogliendoli in un interessante e bellissimo libro dal titolo: “Inferno, na scés e na sagliùta”. Una traduzione di ottima fattura con positive recensioni al seguito. Vale la pena leggerlo. Ma lo scrittore, amante del suo dialetto natio, Senise, va oltre; come nel suo Dna prova a portare addirittura la Bibbia, il libro dei libri, tra la sua gente e nei luoghi della valle del Sinni. Un piccolo pamphlet con cui l’autore senisese con le sue fresche pagine di stampa, gennaio 2025 “Canone Antico- Frammenti di testi sacri in dialetto lucano” edito da Nolica edizione, cerca di mettere insieme con saggezza tre temi rilevanti la Bibbia, Mistica e Dialetto argomenti come dice lui stessa nella prefazione: Tre argomenti superati, minoritari, tre cose slegate dalla mentalità utilitaristica prevalente”. Tre temi che ci aiutano a pensare: “Che ogni parola sia una cosa meravigliosa che la tradizione è civiltà”. Tradurre solitamente viene sempre accostato alla parola tradire perché in molti casi ci si allontana dall’unicum della versione letteraria originale. Ma sono condivisibili, nelle pagine iniziali, le parole del senisese don Francesco Graziano: “Tradurre non significa solo tradire ma anche, e soprattutto accogliere l’altro all’interno del proprio modo di pensare e percepire, allo stesso tempo accettare di essere trasformati dal percepire e pensare dell’altro che si incontra”. Sono pagine meravigliose, poche ma buone, con cui con il suo incantevole stile semplice e accurato, riesce attraverso una virtuale passeggiata socratiana a mettere insieme la sapienza credete di migliaia di secoli fa e il dialetto lucano del suo paese natio. Un lavoro importante per chi come l’autore, da sempre vicino alla Bibbia, sente forte il desiderio di avvicinare quanto più possibile ma soprattutto a dire dell’autore: “Cercando di dare un senso più intenso, se mai ce ne fosse bisogno”. Un lavoro di traduzione della Bibbia che ha portato a nuove scoperte, nuove conoscenze soprattutto all’interno del dialetto senisaro: “Ho incontrato difficoltà nel tradurre alcuni vocaboli, mi sono addentrato nei meandri del mio dialetto e ho scoperto cose nuove, proprio come succede con la Bibbia; nel dialetto senisaro non esiste un tempo futuro che, invece, è reso con una costruzione e una figura grammaticale particolari”. Insomma sono pagine da leggere con la dovuta attenzione perché chi cerca Dio, soprattutto la verità e non la trova con una goccia di dialetto probabilmente può meglio avvicinarsi, restando in ascolto, a quelle che sono le pagine dell’annuncio. Il lavoro di Rovitto è meritevole, come al solito, di gratitudine per il suo impegnativo lavoro fatto. Ma soprattutto di lodevole menzione perché il libro è uno strumento importante per cercare di avvicinare tutti alla migliore parola presente in questo tempo liquido e inutile. La prova che il dialetto per questo può essere una vera rivoluzione.
Oreste Roberto Lanza