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Una giovane donna e una voce al telefono, in un sud Italia freddo e montagnoso. Una linea sottile separa i bisogni dai desideri e l’immaginazione dalla realtà. LUCE è un gioco di ruoli, è quello che sembra, ma è anche il suo contrario. Una pellicola nuova nel suo genere accattivante nei suoi contenuti quella di Silvia Luzi e Luca Bellino entrambi registi, sceneggiatori e produttori. La loro opera prima Il Cratere (Crater, 2017) è stata presentata in anteprima alla 74° Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia (Settimana della Critica, in concorso). Il film ha vinto il Premio Speciale della Giuria al 30° Tokyo Film Festival e numerosi altri premi. Al loro seguito anche documentari pluripremiati, tra i titoli: La Minaccia (The Threat, 2008) e Dell’Arte della Guerra (On The Art Of War, 2012). Ora arriva nelle sale cinematografiche questa nuova esperienza potremo dire una vera “Luce” . Le parole dei due registi : “In LUCE siamo tornati a temi a noi cari come la famiglia e il lavoro, provando a non tradire il nostro pensiero sulla realtà e sull’immagine, le nostre convinzioni sui fragili confini tra vero e falso. Volevamo continuare a raccontare il rapporto con il potere, che sia padre o padrone, quel potere che quando è famiglia ti schiaccia e quando è lavoro ti aliena. Abbiamo provato a farlo attraverso il tumulto di una giovane donna in un contesto che la vuole operaia, ignorante, sottoposta, e che la induce a una scelta malsana alla ricerca di un’assenza e di una voce che diventano vita parallela. Forse inventata, o forse più vera del vero. Il metodo di lavorazione è quello che amiamo: una sceneggiatura riscritta giorno per giorno, luoghi veri, persone reali, riprese in sequenza, una recitazione che non è più finzione ma messa in scena di sé stessi. LUCE è per noi una storia di pelle, di voci e fatica, dove tutto è reale ma non tutto è vero” Presentato con successo al Locarno Film Festival e ad Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma, LUCE, opera seconda di Silvia Luzi e Luca Bellino in sala dal 23 gennaio, interpretato da Marianna Fontana, con la voce di Tommaso Ragno, il film è una produzione Bokeh Film, Stemal Entertainment con Rai Cinema, prodotto da Donatella Palermo. Le musiche sono di Stefano Grosso e Alessandro Paolini la durata è di circa novantacinque minuti. Un film da vedere perché in fondo ci aiuta a capire come vediamo noi stessi o in alcune circostanze inventiamo noi stessi. La storia non va rivelata va vista e capita nella sua interezza. Del resto un fil fatto bene vale più di una chiacchierata per spiegare il contenuto. Tante volte ritrovarsi al cinema per vedere qualcosa di serio per capire i fragili confini tra vero e falso alla fine cosa buona e giusta.
Oreste Roberto Lanza