Tempo di lettura: 3 minuti

Se pensate quante parole inutili, sciupate, appuntite, spogliate d’ogni vergogna, nude di cuori perduti e invecchiate, pensieri liquidi preghiere false vengono consumate in questo giorno, che dovrebbe essere composto solo di silenzio e preghiera, sarebbe da mettersi “i capelli nelle mani”. Il mio pensiero non è rivolto alla politica, che è diventata inutile, infantile in certe occasioni con scarsa visione e, soprattutto, con amor proprio ai minimi termini. Una politica composta da persone che nel privato probabilmente non hanno “luce per vivere”, lontani dal prossimo e legate soltanto alla propria tasca, ai numeri, alle visualizzazioni. Una politica egocentrica, individualista, diverse volte accentratrice e esclusivista. Il mio pensiero va all’uomo e alla donna nella sua interezza, a quelle persone che sanno amare gli altri, sanno donare e condividere, a quelli che pensano: Se ci diamo la mano forse il Natale durerà tutto l’anno. Il mio Natale parte da Calenzano per ricordare tutte le vittime sul lavoro; quelli che continuano ad essere protagonisti di quella, da molti definita, la strage silenziosa. Il mio pensiero natalizio è con quelli che continuano a gridare che sul lavoro non si può morire. A quelle mogli che non si danno pace sul perché, per un pezzo di pane raccolto con impegno e dignità, si debba morire, lasciando a casa quei figli, oro colato del buon Dio. Il mio pensiero è rivolto a quei macabri dati che dicono che ogni quindici secondi cento cinquantatré lavoratori hanno un infortunio sul lavoro. Le statistiche raccontano che tra gennaio e ottobre 2024, l’INAIL ha registrato 890 denunce di morti sul lavoro (+2,5 per cento) in 10 mesi, con quasi mezzo milione di denunce di infortunio (+0.4 per cento annuo). Per quanto riguarda le morti, l’Inail registra un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 672 a 657, e un aumento di quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro, da 196 a 233. Se questi dati volessimo spacchettarli per singola regione potremmo verificare che in termini assoluti la Lombardia guida tristemente la classifica per numero di vittime in occasione di lavoro con 102 casi. Seguono: Lazio (56), Emilia-Romagna (55), Campania (47), Sicilia (46), Veneto (36), Piemonte e Puglia (35), Toscana (30), Trentino-Alto Adige (19), Calabria e Sardegna (16), Umbria (14), Abruzzo e Liguria (13), Friuli-Venezia Giulia (11), Marche e Basilicata (8), Valle d’Aosta (4) e Molise (3). Continuando, potremmo aggiungere che la fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (199 su un totale di 567). E ancora le donne decedute in occasione di lavoro da gennaio a fine settembre 2024 sono state 38, mentre 25 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Tra le statistiche c’è anche qualcosa di simpatico: il martedì si conferma il giorno con il maggior numero di infortuni mortali, rappresentando il 19,9 per cento dei casi nei primi nove mesi dell’anno. Da sempre si grida: “Aumentare regole e controlli sulla sicurezza”. La verità è che la sicurezza costa molto e molte aziende non voglio spendere perché l’obiettivo è il profitto, costi quel che costi. Lo sanno tutti anche quelli che governano e non vogliono ascoltare. Ma i voti servono all’esistenza di questa politica. Allora basta con i riti mielosi, con le promesse ridicole, con le grandi tavolate che pur avendo tanto non posseggono nessun valore essenziale. Basta al rito pagano dei regali che luccicano ma che non illuminano il cuore e la semplicità d’animo. Il mio Natale è seduto idealmente con la gente che lavora e muore per portare stanchezza, cuore buono e pochi spiccioli in famiglia solo per regalare un sorriso alla propria moglie e ai propri figli. Sono seduto accanto a loro, ascoltando il silenzioso cadere delle lacrime di quelle madri, che a tavola non vedranno più i propri figli usciti di casa per andare a lavorare e non tornati più. Smettiamola con le bugie i cattivi pensieri, con l’orgoglio e l’illusione. Sotto l’albero metteteci un bacio, una stretta di mano, delle parole leggere  e poi un lungo abbraccio per chi non riesce più a sorridere ma vorrebbe tanto farlo. Un abbraccio è la leva vera per costruire un Natale normale ma anche un paese Normale. Buon Natale.

Oreste Roberto Lanza

 

 

 

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.