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Dal 27 dicembre e fino al 5 gennaio a Bari al Teatro Forma arriva lo spettacolo del regista salernitano Alessandro Piva “Quanto Basta” e interpretato Lucia Zotti e Paolo Sassanelli. A Bari arriva un David di Donatello per il miglio esordio alla regia, la migliore espressione giovane della cinematografia italiana meglio ancora la migliore cultura del grande schermo o come si dice una volta della bobina. Alessandro Piva un curriculum che ha bisogno di tempo per leggerlo tutto eppure vuole andare oltre la strada che sogna di fare. In un breve momento di riposo ci concede quattro chiacchiere tra amici.

“Quanto Basta” tradizione e affetti famigliari. Un inno all’essenzialità. Pensi che sia necessario parlarne?

“In un’epoca come quella che stiamo vivendo, in cui il focus è sul superfluo, sull’apparenza, sull’altro da sé, sulla trasformazione – pensiamo, tra tutti, ai cosiddetti filtri, popolari tra i giovani, ma anche tra i meno giovani oppure all’anti aging imperante – tornare all’essenziale, cioè al vissuto famigliare reale delle persone che ci circondano, mi sembra assolutamente centrale”.

Regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, montatore e direttore della fotografia italiano un uomo del Sud, salernitano. Si può dire: cosa vuoi di più?

“Vorrei semplicemente essere messo in condizione di continuare a esplorare i territori dell’espressione artistica e dell’uomo. A me piace raccontare il mondo che mi circonda, raccontarlo con un senso di verità da un lato, ma anche con la libertà poetica e con quella lente che è capace di restare realistica sebbene con un tocco assolutamente personale. Finora ho esplorato tantissimi territori: ecco non so se mi cimenterò anche con l’AI – dubito – però quello che so è che sono capace e ho voglia di mettermi in discussione, di affrontare ogni volta il nuovo… che poi credo sia il sale della nostra vita e del nostro mestiere”.

Una curiosità sul Sud hanno scritto è composto film di vari generi in modi e tipologie sempre diverse. C’è un film in particolare che ti piacerebbe fare, raccontando qualcosa che è rimasto non-raccontato? Soprattutto: in quale Regione vorrebbe mettere la sua firma?

“Diceva il regista Robert Altman che i film sono come gli gnocchi: ti metti a lavorare su quello che sale a galla prima. Io ho parecchi gnocchi nella mia pentola, su temi svariati, quasi tutti riguardano il Sud della nostra bella Italia e moltissimi riguardano la Puglia in particolare. L’acqua è rimasta tiepida negli ultimi tempi in cui mi sono dedicato a progetti parcellizzati, ma sta per tornare a bollire, quindi sono aperto a tutto, vediamo lo gnocco che sale a galla prima!”.

Ci manda un saluto alla nostra redazione (LSD Magazine) e al nostro direttore Michele Traversa?

Awe Travè! Ti chiami come l’attore (Fabio Traversa) che fu chiamato da Nanni Moretti in più film tra cui Palombella Rossa, dove ammoniva: “Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”. E tu che sei giornalista e autore, ma tutti voi che lavorate in questo mondo, lo sapete bene!”

Si prova un po’ di emozione ad ascoltare un regista di questa importanza con tanti premi al seguito. Si sente anche un respiro popolare di grande disponibilità. Il calore di un regista del Sud. E’ stato bello incontrarlo.

 

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.