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Eduardo De Filippo avrebbe detto “È Natale”, qualcuno al seguito avrebbe aggiunto: “Allora si gioca a carte”. In tutti gli appuntamenti di questo periodo la tombola, molte volte il gioco delle carte, diventano l’attimo dello stare insieme per banchettare con i pensieri meglio ancora ritrovarsi tra amici di un tempo. Insomma tra una scopa e una briscola potremmo formulare il titolo di un cortometraggio: “Tra presente e passato sotto l’odore del Natale”. Quelle delle carte è storia antica. Il gioco delle carte, raccontano le pagine di storia, sembra entrato nel nostro territorio nazionale, al Sud, intorno al mille e cinquecento, i primi, si dice siano stati i nobili del tempo poi, con lento camminare, il popolo. È notizia consolidata che tra la fine del cinquecento e gli inizi del seicento, il Re di Napoli introdusse addirittura una tassa sulle carte visto l’aumentare di acquisto di questo strumento di gioco collettivo. Le carte diventate popolari e strumento per unire e condividere un attimo che vola via. I protagonisti della vicenda sono appunto le carte napoletane composte da quattro semi: Denari, bastoni, spade e coppe. Cosa vogliono indicare questi semi? La carta di Bastoni rappresenta i contadini che lavorano appunto con i bastoni; Spade le forze dell’Ordine; Denari i commercianti, il commercio; Coppe onore ai sacerdoti e ai religiosi. Da qui nasce il famoso detto di padre Chitarrella, un monaco del 1700 che scrisse, in un manuale, le regole dello Scopone scientifico e del tresette: “Nel dubbio su quale carte lanciare o tirare, gettate una carta di Coppe”. Per il monaco quel seme fa riferimento al sacro. In dubis cuppis nel dubbio……. Alle carte nel tempo si sono abbinate anche molti detti nati proprio nei momenti di gioco e tante volte utilizzate nel quotidiano o in un momento di vita un po’ controverso. “Oggi mi è successo una cosa strana: Scarta fruscio e prendi primiera”. Un altro detto che nasce da un gioco di carte rinomato: “Padrone e Sotto”. Il Fruscio ha un importante punteggio in questo gioco, la Primiera ha un punteggio basso rispetto al Fruscio che sarebbe dei quattro punteggi il terzo. Allora per dire scarta il terzo e non prendi né il secondo e manco il primo ma addirittura il quarto. E’ ancora un altro detto: “Mi sembra che fai l’asso prende tutto”. Chi ha un asso, lanciandolo prende tutte le carte. Poi c’è quello che dice : “Prendi l’asso per figura”. Indica l’equivoco: prendi fischi per fiaschi. Nel gioco del tresette come nella briscola l’asso è una delle carte principali. Nel tresette è l’unica carta che vale un punto. Nella briscola vale ben undici punti. La carta più importante. Calare l’asso significa calare il pezzo pregiato. Tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento appare un altro tipo di gioco con le carte: il Poker. Per molti una forma d’arte classificabile come un vero gioco d’azzardo; per altri, le 52 carte sono un gioco sportivo. Anche qui l’asso è la carta importante. Le carte nel tempo hanno creato espressioni, modi di dire, condivisione, momenti di allegria che in ben cinque secoli sono riusciti a riunire, a fare compagnia, a ritrovare un semplice spirito dello stare insieme dai più piccoli ai più grandi. Senza nulla togliere al fatto che il gioco delle carte è allenarsi all’inaspettato sorridendo alla vita. Le carte da gioco sembrerà strano ma più del cellulare da sempre fanno famiglia. Soprattutto a Natale e soprattutto per questo Natale.
Oreste Roberto Lanza