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Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo la riunione dei Ministri della Difesa dei Paesi Alleati (febbraio 2024), ha dichiarato, tra l’altro: “Se il presidente Putin vince in Ucraina, … invierà il messaggio ai leader autoritari, … che, quando si usa la forza, si ottiene quel che si vuole” (Libero, 15.02.2024).  Non molto più tardi (Republica, 9.03.2024) Papa Francesco ha suggerito all’Ucraina «il coraggio della bandiera bianca», ossia il negoziato come via d’uscita dalla guerra della Russia nel Paese. “L’auspicio del Papa”, sottolinea ulteriormente la stampa vaticana, “resta quello sempre ripetuto in questi anni, ossia «una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura».  Ma, con il dovuto profondo rispetto per le parole del Santo Padre, a quale pace “giusta e duratura” si può pensare, quando l’aggressore dichiara, papale papale, che “se non ci sarà soluzione diplomatica alle mie condizioni, otterrò quello che voglio per via militare”? (Repubblica, 3 marzo 2022). E il 30 dello stesso mese il Corriere del Giorno riportava la notizia che il presidente russo Vladimir Putin aveva informato il presidente francese Emmanuel Macron che, “per risolvere la difficile situazione, “…gli ucraini devono smettere di opporre resistenza e deporre le armi”! Sembrerebbero, queste, parole totalmente inadeguate alla drammaticità della situazione, pretese lontane anni luce dalla realtà, infantilmente formulate nella delirante convinzione di onnipotenza, da non lasciare alcuna via di scampo all’aggredito. E, invece, i  MILLE e più giorni trascorsi con l’impiego ininterrotto di un enorme arsenale di guerra e, soprattutto, con il risultato finora conseguito di un mare di sangue e di dolore e desertificazione causati al Paese aggredito (e non pochi danni anche al proprio)  quei MILLE giorni, dunque, stanno a dimostrare il terrificante significato di quelle parole, con la seguente lapidaria affermazione sempre di Vladimir Putin: “Non c’è nulla al mondo di paragonabile a quello che può fare un ex agente del KGB”, come riferisce Maria Antonietta Calabrò (Huffpost, 17 aprile 2022); la quale osserva, tra l’altro, che “non si può non constatare che non c’è nessun caso di Stato contemporaneo in cui lo Stato è gestito da appartenenti a servizi di sicurezza”. Altro esempio di quella raggelante affermazione, infatti, risulta essere, in tutta la sua blasfemia, il Patriarca di Russia, Kirill, ex agente del KGB, nome in codice M, che assurge ai vertici della Chiesa Ortodossa Russa con l’aiuto prima di Dmitrij Medvedev e poi di Vladimir Putin, al quale restituisce il favore, all’inizio del 2012, definendolo, per i suoi anni di governo, Putin, il miracolo di Dio. E benedice, addirittura dentro la cattedrale di Mosca, l’invasione dell’Ucraina e i missili nucleari,     perché i missili intercontinentali balistici sono considerati dalla Chiesa gli angeli custodi della Russia! E a me tornano alla mente le parole di quell’ex presidente del KGB, poi divenuto presidente dell’URSS, Jurij Vladímirovič Andropov, il quale amava ripetere il suo adagio che (letto nei primi anni ‘80 in un numero dell’Espresso, per questo cito a memoria): un uomo è tale, se si impone il raggiungimento di obiettivi impossibili! E lui ne aveva già dato prova eloquente il 13 maggio 1981 con l’attentato a Papa Giovanni Paolo II (oggi Santo).

Augusto Fonseca

Redazione

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