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Bello (difficile dire il contrario), brutto (perché non si può mica stare simpatici a tutti), faticoso (quello certamente, come tutte le cose belle), divertente (innegabile)…il giudizio finale è giusto che sia lasciato a chi c’è stato, a chi ha vissuto questa esperienza totalizzante. Si perché Jovanotti tramite il suo Jova Beach Party, letteralmente ti abbraccia; si tratta di una festa che è diretta e autentica emanazione del proprio creatore. Tutto dentro al Jova Beach Party infatti sa di Jovanotti, perfino le persone, di tutte le età, riprova del fatto che Cherubini ha braccia abbastanza lunghe per stringere tutti, assumono quasi le sue sembianze, tutti gli occhi cominciano a sbrilluccicare all’unisono, come dopo l’uscita da un lungo tunnel, anzi, diremmo esattamente come dopo l’uscita da un lungo tunnel, dato che fondamentalmente di questo si tratta.

Nella prima rovente giornata del suo beach party a Barletta, Jovanotti ieri non era solo sul palco a intrattenere le decine di migliaia di fan che hanno sfidato l’afa per scatenarsi nella lunga giornata fatta di musica, giochi ed esibizioni di vari artisti dal primo pomeriggio. Ad accompagnare Jovanotti quando è cominciato il suo concerto c’erano anche Checco Zalone e Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, ‘vittimà dell’ironia dell’attore comico pugliese, e Gianni Morandi che in questi giorni è in vacanza in Salento. Zalone, per il quale è stato fatto entrare un pianoforte a coda, ha cantato la sua hit Angela, che il pubblico conosceva a memoria, e la irriverente ‘Pollu cusutu…’, con cui da sempre prende in giro la band Salentina: Sangiorgi è prestato volentieri esibendosi in un duetto indimenticabile. Sul palco per un saluto è arrivata anche la nuotatrice tarantina Benedetta Pilato, grande fan di Jova.
«E’ stato bellissimo», dicono alcuni dei partecipanti, «come sempre con Jova non si tratta solo di un concerto ma di una grande festa che dura a lungo. Peccato per la birra a otto euro». «Per dieci ore – aggiungono alcuni dei presenti – si è parlato di crisi climatica, con continui messaggi anche di Jovanotti, ma purtroppo alla fine la spiaggia era piena di bottigliette di plastica: la gente sembra non ascoltare quello che sente. Per fortuna tanti volontari si stavano occupando di ripulire».

Una specie di paese dei balocchi musicale in pratica, dove ognuno può trovare ciò che cerca; dove ogni genere musicale si mescola con il solo scopo di intrattenere il pubblico, 20 ospiti provenienti da otto paesi del mondo, e di tanto in tanto spunta Jovanotti, in una versione che sta a metà tra Jack Sparrow e Willy Wonka, un’oasi di libertà assoluta e ben calibrata dove tutto può succedere, perfino che Cherubini ti regali una serenata nel giorno del tuo matrimonio, che battezzi un’unione, una “bella storia”, in uno spazio pensato ad hoc. Quando il Jova Beach Party finisce e ti ritrovi fuori da quella festosa arena, già ti prende la nostalgia, ne vorresti ancora, anche se il tuo corpo, stremato da ore e ore di caldo, danza liberatoria e canto a squarciagola, reclama solo una doccia, un letto e un paio di giorni per riprenderti.

Ad un certo punto arrivano anche i nostri Luca Medici (Checco Zalone) e Giuliano Sangiorgi, Biagio Antonacci e l’inossidabile Gianni Morandi.

Il Jova Beach Party non è un concerto di Jovanotti, anche quando si ritrova da solo sul palco principale, riproduzione accennata di un veliero di cui lui naturalmente è il capitano, sembra più che altro l’upgrade di un dj set; tutto è pop, estremamente pop, schifosamente pop, l’unico vero obiettivo di Jovanotti è far divertire il pubblico, l’attenzione deve restare sempre altissima, ogni istante dev’essere presentato da un lato e vissuto dall’altro con un’epica inattaccabile.

Il pubblico per un’intera giornata è invitato a guardare il mondo dal suo punto di vista, un caleidoscopio musicale, dentro ci trovi tutti i colori possibili, un romanticismo eccessivo (qualora fosse possibile eccedere in romanticismo) e luminoso, che si riflette sui corpi bagnati dei ragazzi che popolano la spiaggia, sui sorrisi dei padri che cantano evergreen come “Penso positivo”, “Un raggio di sole”, “L’ombelico del mondo”, “Baciami ancora”, ma anche “Fatti mandare dalla mamma” con Morandi o “Hanno ucciso l’uomo ragno” con Pezzali, insieme ai figli, canzoni perfette, intoccabili dal tempo, che uniscono generazioni praticamente opposte all’ombra della stessa identica emozione. Assistere a questa magia è un onore nonché, per certi versi, in quest’epoca durante la quale i confini si evidenziano ancor prima di essere cancellati, un piccolo miracolo.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.