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«Li hanno lasciati a me. Giurai ancora, ogni volta. Mi sarei occupata di loro per tutta la vita e anche dopo. E adesso sono i miei nipoti a essere Re, i primogeniti siedono sui quattro troni della Zimania […] Niente male per una di umili origini. In momenti come questi, però, la soddisfazione cede il passo alla preoccupazione, all’angoscia per un mondo che non c’è più. Non è più il mio mondo, questo, è il loro. Ma non quello che avevo il diritto di immaginare che sarebbe stato»: Meriàh, la vecchia Loga, parla della difficile situazione in cui versa il regno di Zimania, il luogo in cui è ambientato il romanzo “L’impero delle clessidre” di Mario Attilieni, il primo volume di una trilogia fantasy. L’autore crea un mondo complesso e affascinante, di cui possiamo anche ammirare le fattezze nella bella mappa presente all’interno del libro, che ci permette di viaggiare insieme ai protagonisti Dante e Achille in questo fantastico regno, sconvolto da guerre interne per accaparrarsi il diritto a regnare. Dante e suo figlio Achille provengono dal mondo terrestre; il giorno del diciottesimo compleanno del ragazzo, il padre gli offre in dono un libro scritto da lui: è una storia di formazione che racconta le imprese del giovane Oriam Kelys, che diventerà imperatore di Zimania e passerà alla storia con il nome di Oriam il Grande. Ma come fanno i due protagonisti a viaggiare tra le dimensioni e ad approdare proprio nel regno in cui è stata ambientata la storia scritta da Dante? È il libro, e metaforicamente la magia della scrittura, a diventare un portale in grado di trasportali loro malgrado in questa terra così particolare, e purtroppo anche pericolosa. Dante comprende subito di trovarsi nel mondo da lui creato; da demiurgo egli ha molte conoscenze ma tante cose sono cambiate dalla fine del suo romanzo: Oriam il Grande è infatti morto dopo cinquantadue anni di regno, e ora il trono è diviso e i rivolgimenti socio-politici sono sempre più feroci – «È un po’ come se fossimo nel seguito del mio libro». In questo primo volume si mostra il lento adattamento di Dante e soprattutto di Achille alla nuova realtà; in un mondo in cui la magia è stata imbrigliata quando i draghi e i giganti sono stati imprigionati, i due dovranno faticare non poco per recuperarla e trovare quindi un modo per usarla e tornare finalmente a casa.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.