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“Il tempo è un abisso profondo come lunghe infinite notti.
I secoli vengono e vanno. Non avere la capacità di invecchiare è terribile. La morte non è il peggio; ci sono cose molto più orribili della morte. Riesce ad immaginarlo? Durare attraverso i secoli sperimentando ogni giorno le stesse futili cose”.


Ci sono eredità storiche e culturali che trascendono le pieghe del tempo, diventando immortali, esattamente come il protagonista che il regista Robert Eggers (The Witch, The Lighthouse) riporterà sul grande schermo nei prossimi anni.
Sono trascorsi 100 anni dall’uscita di “Nosferatu, eine Symphonie des Grauens” giunto in Italia con il titolo di “Nosferatu il vampiro”, capolavoro cinematografico di Friedrich Wilhelm Murnau ed emblema dell’espressionismo tedesco nella settima arte.
Quello di Murnau e dell’espressionismo stesso è un cinema che riflette lo stato umorale di un Paese, la Germania, sconfitto in una guerra che ha contribuito a scatenare, piegato e umiliato dai diktat dei trattati di Versailles.
Una Germania divenuta democrazia liberale dopo anni di duro autoritarismo e militarismo e che negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento produrrà molte novità e orrori: la prima realtà democratica della storia tedesca, la Bauhaus, il già citato espressionismo artistico fra incubi e deliri (oltre che capolavori come “Il Gabinetto del Dottor Caligari”) e infine Adolf Hitler.
Molti vedono in Nosferatu un’allegoria del male che avanza, serpeggia in un tessuto sociale dilaniato dalla crisi, dal dolore della sconfitta e dalle imposizioni dello scacchiere geopolitico con un popolo pronto a fidarsi delle illusioni propinate da un brutale ma persuasivo oratore.
Molti vedono nell’ombra di Nosferatu che si staglia lungo le scale in un celebre e iconico fotogramma lo specchio di un’epoca lontana, carica di drammi e suggestioni.
Dopo oltre 100 anni Nosferatu è ancora una pietra miliare del cinema dell’orrore, un capolavoro capace di appassionare e sconvolgere gli spettatori tra le mostruosità sullo schermo e i retroscena di una produzione maledetta.
La Prana-Film G.m.b.H., fondata dall’esoterista Albin Grau e Enrico Dieckmann nacque a Berlino nel 1921, ripromettendosi di portare in scena pellicole mute caratterizzate da uno spirito cupo, catacombale e un modo misterioso di approcciarsi alla settima arte.
Un’impresa dal sapore allettante ma che naufragò dopo Nosferatu a causa del contenzioso legale che prosciugò le casse della Prana a favore della famiglia Stoker nel 1923, che vide nel film gli influssi e le dirette e cupe ispirazioni di Dracula ,pubblicato nel 1897, testo epoca che racconta la genesi della figura del Vampiro e che rende la Romania e la regione della Transilvania terra dei non morti. Il contenzioso portò alla distruzione di tutte le copie del film, tranne una che attraverso il suo regista ottenne la fama di pellicola maledetta, diventando oggetto del desiderio dei curiosi fra proiezioni clandestine e congetture su temi e protagonisti del film. Per molti versi, la fama di Nosferatu deriva anche dalla ricchezza di temi e simbolismi misteriosi riscontrabili nella pellicola: la natura, con gli animali nella forma più brutale e ripugnante (su tutti i ratti, messaggeri di morte e mezzi veicolari del morbo), la sessualità, l’antisemitismo, la presenza di simboli esoterici come svastiche, parti dell’alfabeto ebraico e rimandi nascosti alla cabala in brevissime inquadrature.
Negli anni ‘20 molti pensavano addirittura che il protagonista della pellicola fosse un vero vampiro, convinto da Murnau a prendere parte al primo film che facesse luce sui “non-morti”.
Nosferatu è tuttavia un vampiro diverso dall’erede di fantasia del Conte Vlad, arroccato nel silenzio del suo castello e nato dalla penna di Bram Stoker.
Il conte Orlok di Murnau porta il morbo della peste, un male incurabile di cui si nutre voracemente, risvegliando negli uomini timori, fragilità e le celebri corse agli untori e al capro espiatorio. Temi per un verso attuali, per l’altro estremamente profetici degli anni che avrebbe vissuto la Germania.
Murnau morirà nel 1931 in un drammatico incidente stradale. Non vivrà abbastanza da vedere quanto del suo film sarebbe divenuto reale, sotto altre sembianze, nel Paese che tanto amava e che tanto aveva celebrato i suoi capolavori. Un Paese in cui progettava di tornare a fare cinema dopo alcuni anni ad Hollywood, invero poco fortunati.
Ad alimentare il mito occultista ed esoterico ci hanno pensato alcuni ignoti quando, nel 2015, profanando la tomba del regista e il mausoleo della sua famiglia, gli hanno reciso il capo.
La testa di Murnau non è stata ancora restituita, mentre stampa e polizia hanno analizzato numerose piste, perfino quelle che portano ad occultismo e satanismo, complice la presenza di cera liquefatta nel luogo del misfatto.
L’ennesimo macabro evento che alimenta un mito destinato a non tramontare e non morire mai, proprio come quel sinuoso e malvagio Conte Orlok che racconta quella Germania a un passo dal baratro.

Alarico Lazzaro

Alarico Lazzaro

Alarico Lazzaro, classe 2001, studente di scienze politiche presso l’Università degli studi Aldo Moro di Bari. Scrittore ed autore di narrativa e saggistica. Ha all’attivo la pubblicazione del saggio classico “Il Lato oscuro del mondo greco” e della raccolta di storie “Sangue in Cambio di piume nere”. Ha numerose esperienze nel mondo della scrittura, dei blog e del giornalismo online (tra cui la “Fenice del Flacco” di cui è stato caporedattore ai tempi della sua rappresentanza d’istituto al liceo classico quinto Orazio Flacco di Bari, il blog “Il Controverso” ed “Emergo” , progetto che unisce tutte le redazioni più lette e conosciute della stampa liceale sul territorio nazionale). Collabora con LSD Magazine in cui cura rubriche di attualità, cultura, politica internazionale e cinema. Sogna un futuro nel mondo della diplomazia e delle relazioni internazionali