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Nella geopolitica generata dalla dissoluzione dell’Urss sono numerose le situazioni di popoli e minoranze che ancora non trovano una propria collocazione nello scenario politico internazionale, sospesi in una sorta di limbo dovuto ai ridotti riconoscimenti internazionali e alla ripresa del dualismo Usa-Russia, come da conflitto in atto in Ucraina. Se la scintilla delle ostilità in atto riguarda lo status delle Repubbliche autoproclamate di Luhansk e Donetsk, in Georgia da anni si trascinano i postumi del conflitto con l’Abcasia. Una situazione che potrebbe tornare esplosiva nella escalation bellica in atto. Sulla situazione riguardante l’Abcasia abbiamo intervistato Vito Grittani, Ambasciatore a.d. presso il Ministero degli Esteri della Repubblica di Abcasia Responsabile per l’italia.
Il Caucaso è considerato geograficamente il confine naturale dell’Europa. L’Abcasia, repubblica autoproclamata vicina alla Russia, come si inserisce tra i due continenti?
Infatti storicamente l’Abcasia, essendo un corridoio fra l’Europa e l’Asia, si trovava sempre nel mezzo di interessi geopolitici di grandi imperi così come quello romano, bizantino, russo, ottomano ecc. Però, come vediamo, tutti questi imperi oggi non esistono più, invece la piccola Abcasia è riuscita a preservare il proprio popolo, le proprie tradizioni e l’antichissima lingua. Oggi la Repubblica di Abcasia confina con la Federazione Russa e con la Georgia e si trova nella zona dell’interesse geopolitico dei Paesi NATO perché confina con la Russia.
Crede possibile, nello scenario attuale, la ripresa di un conflitto con la Georgia?
Purtroppo, vista la situazione geopolitica connessa alla situazione in Ucraina, la UE, l’ONU, USA e l’OSCE hanno deciso di mettere in pausa le discussioni e il documento di non-uso di forza rimane non firmato. Quindi, sospendendo i negoziati per la sicurezza del Caucaso del Sud mettono in rischio un’altra regione vicino i confini russi.
Le Nazioni Unite si sono mai occupate della vostra situazione?
La Guerra georgiano-abcasa è durata per un anno dal 1992 al 1993 e a partire dal 1994 tutte le parti coinvolte nel conflitto si sono messe al tavolo per parlare del futuro dell’Abcasia e della Georgia. Così l’ONU è coinvolta in tutti i negoziati sin dal 1994. Fino ad oggi una volta ogni tre mesi ci sono le discussioni internazionali di Ginevra sulla stabilità e la sicurezza nel Caucaso del Sud alle quali partecipano le delegazioni di Abcasia, Ossezia del Sud, Georgia, Russia, USA, UE, ONU, OSCE. Il formato è basato sugli accordi Medveded-Sarkozy presi nel 2008 subito dopo la Guerra di 5 giorni tra l’Ossezia del Sud e la Georgia. L’obiettivo principale delle discussioni è di firmare il documento di non-uso di forza tra la Georgia e Abcasia e tra l’Ossezia del Sud e la Georgia.
In Abcasia la moneta utilizzata è il rublo, siete tacciati di essere uno Stato fantoccio della Russia. Cosa rispondete al riguardo?
L’Abcasia ha la propria valuta l’apsar però usiamo il rublo perché economicamente per adesso conviene di più visto che la Russia è il partner economico principale e poi c’è un accordo di aiuto socio-economico da parte della Russia. Io non direi che l’Abcasia è uno Stato fantoccio della Russia, uno Stato alleato della Russia sì ma non fantoccio. Secondo questa logica ogni Paese che usa il dollaro è fantoccio degli USA e ogni Stato che utilizza l’euro – della Germania e della Francia. L’Abcasia non è uno stato fantoccio anche perché svolgiamo le elezioni presidenziali e quelle parlamentari in un modo assolutamente indipendente e trasparente. Per quanto riguarda i processi democratici in Abcasia possiamo essere un bell’esempio di trasparenza per tanti Paesi dell’ex URSS e del mondo occidentale.
Quali sono le risorse principali del vostro Stato?
La risorsa principale è la natura selvatica, ci sono ancora tanti posti dove non c’è stato piede di essere umano, splendide cascate, pittoresche montagne, bellissimo e pulitissimo mare. Sin dai tempi sovietici è considerata la zona turistica, circa 1,5 milioni di turisti ogni anno. Lo stesso Stalin e Khrushev amavano così tanto l’Abcasia che costruirono 5 dacie in Abcasia. Inoltre, abbiamo risorse naturali anche il petrolio, ma non lo estraiamo perché il popolo non vuole.
Dal suo punto di vista il disegno di Putin sarebbe davvero quello di “mobilitare” ed annettere tutte le repubbliche autonome come la vostra …o il conflitto in atto mirerebbe esclusivamente al possesso e al riconoscimento di Crimea, Lugansk e Donetsk?
Secondo noi il disegno di Putin è proteggere i russi che vivono in quei territori e le proprie frontiere. L’Abcasia è stata riconosciuta dalla Russia come Paese sovrano e indipendente. Nella Costituzione abcasa che è stata adottata nel 1994 ce scritto che lo status di Abcasia non può essere altro che Repubblica sovrana ed indipendente e non si può fare nemmeno il referendum per il cambiamento dello status. Quindi noi non parliamo di entrare a fare parte della Russia. Noi siamo alleati e partner strategici, facciamo parte del mondo culturale russo, parliamo la lingua, usiamo il rublo, leggiamo la letteratura russa, guardiamo la TV russa, cantiamo le canzoni russe però non abbiamo in agenda la questione di far parte della Russia perché l’unica possiblità per gli abcasi di salvare le proprie tradizioni, la propria lingua – è di avere il proprio Stato.
Ci sono ancora contenziosi per quanto riguarda i confini dell’Abkhazia?
Finché la Georgia – come primo passo – non sigla il documento di non-uso di forza con l’Abcasia per mostrare che non ha più il revanscismo, poi – come secondo passo – non riconosce la sovranità dell’Abcasia dopodiché potremo metterci sul tavolo per un dialogo interstatale per risolvere tutti i problemi che ci sono tra i nostri Paesi, i contenziosi per i confini rimarranno per sempre. Il punto è che per l’Abcasia va bene, noi stiamo sviluppando il nostro Paese con l’aiuto della Russia e sicuramente andremo avanti in questa direzione, però sappiamo bene che per ottenere la pace nell’intera regione bisogna avere le garanzie dalla Georgia, dove ci sono gruppi politici apertamente revanscisti che attaccherebbero l’Abcasia oggi stesso se non ci fossero le basi militari russe. Quindi sta nell’interesse comune di tutti i Paesi della regione e della stessa Georgia di riconoscere l’Abcasia per avere finalmente la pace e la stabilità nel Caucaso del Sud.
Graziarosa Villani