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È uscito, per i tipi della Progedit, un nuovo libro su Araldo di Crollalanza, un ministro all’ombra del duce (180 pagine € 20) di Nicola Fanizza, un docente di filosofia nato a Mola, nella stessa cittadina in cui è nato di Crollalanza, dove ha vissuto con la famiglia fino al conseguimento della laurea. Trasferitosi poi a Milano dove insegna la materia per cui si è laureato a Bari con 110 e lode, conservando e coltivando, come accade spesso, le sue radici pugliesi.

Cosa c’è di nuovo su di Crollalanza nel saggio di Fanizza? Ci sono i documenti, decine centinaia di documenti che consolidano o ridimensionano l’immaginario collettivo che lo disegna come una persona concreta… uomo del fare – scrive l’Autore – e insieme espressione del fascismo totalitario ma onesto, come un uomo da prendere quasi come un modello di fronte al ceto corrotto dell’Italia Repubblicana e antifascista, figlia della Resistenza.

Araldo era figlio di Goffredo di Crollalanza, esperto araldista, insegnante presso il Regio Istituto Superiore di Scienze Economiche di Bari, e di Maria, Giuseppina, Amalia Noya baroni di Bitetto, una famiglia di nobili che a Mola… detenevano con arroganza il potere municipale, scrive il molese Pietro Delfino Pesce editore di Humanitas, una rivista molto apprezzata dagli intellettuali dell’epoca, il quale, paradossalmente, sarà proprio lui ad offrire a Donna Maria un tangibile aiuto, dopo il difficile periodo del primo conflitto mondiale, e dare al giovane Araldo le prime opportunità di lavoro: vende per l’azienda di Delfino Pesce prodotti tipografici, insieme a libri, carta e vari altri oggetti di copisteria.

Qualche tempo dopo, comincia anche a collaborare per la rivista di Pesce… il giovane Araldo – scrive Fanizza – aveva un talento naturale per il giornalismo, e Pesce lo inizia agli ideali del Risorgimento, alle idee mazziniane e repubblicane. Quando la famiglia si trasferisce a Bari, il giovane spilungone frequenta la cerchia dei giornalisti del Corriere delle Puglie, diretto dal liberale Martino Cassano, dove conosce Alfredo Violante, un idealista di Rutigliano, e Michele Viterbo che lo invitano a collaborare con il Corriere.

Fin qui l’Araldo giovanissimo e pieno di ideali che condivide con l’estroso e fecondo collega Leonardo Azzarita, un acceso nazionalista di Molfetta. Poi incontra Sergio Panunzio, un altro molfettese, futuro ideologo del fascismo, e la sua vita cambia. Nei primi mesi del 1915 di Crollalanza fonda il ‘Fascio d’azione rivoluzionario’, partecipa al primo conflitto mondiale e al suo ritorno inizia la scalata verso il ‘potere’, i palazzi romani senza l’ausilio, le raccomandazioni dei gerarchi locali.

L’autore Nicola Fanizza

Nel 1920 sarà Mussolini a volerlo alla guida dei fasci di combattimento di Puglia e Lucania; nel 1922 viene nominato Segretario regionale dei fasci, l’anno dopo diventa Segretario federale del Partito di terra di Bari e quando nel 1926 il fascismo abolisce gli organi elettivi delle amministrazioni locali, sostituendo i sindaci con i Podestà, Mussolini chiama Araldo di Crollalanza… un uomo che esprime la sua volontà e la sua fiducia, che spezza le vecchie clientele annullando i ludi cartacei… scrive la Gazzetta di Puglia, erede del cessato Corriere delle Puglie passata armi e bagagli alla stampa di Regime. Del resto, non c’era molto da scegliere, il fascismo aveva posto a tutta la stampa nazionale un’alternativa semplice: affiancare, collaborare con il fascismo o chiudere e non era una minaccia a vuoto.

Mi è stato affidato un mandato semplice… dirà di Crollalanza il giorno del suo insediamento al Comune… raggiungere le mete radiose di Bari il più celermente possibile con la maggiore fattività e con i più tangibili risultati. Ma non poteva farlo da solo. Allora cerca con molta tenacia di coinvolgere quella parte della borghesia barese, già tendente al trasformismo, a cominciare dall’influente Antonio De Tullio, inglobandoli nel nuovo partito della borghesia commerciale e imprenditoriale della città. E di Crollalanza diventa l’uomo del fare, il realizzatore che si mette all’opera per concretizzare l’idea di Mussolini, espressa a Napoli nel 1922, di fare della Puglia un ponte verso l’Oriente.

Due anni dopo il volto della città di Bari è totalmente cambiato: s’inaugura il primo tratto del lungomare, proliferano cantieri dell’edilizia pubblica e privata, aumentano i servizi, viene agevolato il credito e con il rilancio dell’economia agricola Bari diventa il centro amministrativo, commerciale e culturale della regione con un quotidiano e la nota casa editrice della famiglia Laterza.

C’era lavoro per tutti, per la mano d’opera barese e per i ‘forestieri’ che affluivano a migliaia dalla provincia. Bari sembrava risorta… grazie alla disciplina operosa di questa città che costruisce, con il lavoro incessante di tutti i suoi figli, il suo prossimo, grande avvenire… scrive egli stesso prima di lasciare il Comune di Bari.

Mio padre… dirà Perla, la figlia di Don Araldo, al giornalista Pasquale Tempesta… si alzava prestissimo al mattino e percorreva a piedi mezza città per controllare i vari lavori appaltati e vedere con i propri occhi che tutto fosse in ordine.

Di Crollalanza non era il tipico, rude ‘camerata’ fascista, non scendeva nelle piazze con atteggiamenti arroganti e minacciosi come l’avv. Mario Limongelli e Giuseppe Caradonna, rappresentanti del fascismo agrario. Da Podestà di Bari non aveva una vita mondana, amava trascorrere le serate nel calore della sua numerosa famiglia. Don Araldo aveva avuto dalla sua prima moglie, Anna Strabello, 6 figli, cinque femminucce e un maschietto e, dal suo secondo matrimonio, con Zina Roncarolo, per la prematura morte della prima moglie, avrà altri tre figli, due maschi e una femmina.

La sua operosità, il suo attivismo non sfugge a Mussolini che il 18 luglio 1928 lo chiama ad assumere la carica di sottosegretario ai lavori pubblici e quando, poco più di un anno e mezzo dopo, si spegne il senatore Michele Bianchi, titolare del dicastero dei Lavori Pubblici, Mussolini non ha alcuna esitazione ad affidare la carica di Ministro ad Araldo di Crollalanza. Caduto il fascismo anche di Crollalanza, come tanti, si riciclano senza tuttavia rinnegare l’ideologia di destra.

Nicola Fanizza racconta in questo suo splendido lavoro, corredato da centinaia di documenti ufficiali, anche inediti, tirati fuori dai cassetti più disparati, della monumentale narrazione della vita dell’ex Gerarca, il nuovo percorso politico di Araldo di Crollalanza nell’Italia repubblicana. Questa seconda parte del libro, è tutta incentrata nel tentativo di dimostrare quanto sia vera o falsa, l’accusa di illecito arricchimento nella gestione dell’immenso patrimonio a sua disposizione durante il mandato di Ministro prima e di Presidente dell’Opera Nazionale Combattenti poi.

Nel maggio del 1947 la Corte d’Appello di Roma delibera che i reati d’illecito arricchimento attribuibili ad Araldo di Crollalanza, sono stati estinti dall’amnistia del guardasigilli Palmiro Togliatti. Dunque, non si sa. Né Fanizza, nonostante la dovizia di particolari, è riuscito a dimostrarlo. Ma da filosofo, è stato più sottile: con tutta quella montagna di documenti che ha messo a disposizione, Nicola ha praticamente detto al lettore… giudica tu!

Nicola Mascellaro

Redazione

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