Tempo di lettura: 5 minuti
Una storia controversa e secolare, che va dalla presa di Fiume, prima città al mondo ad essere amministrata da un Poeta, Gabriele D’Annunzio, fino alle terribili mattanze che coinvolsero Italia ed il territorio iugoslavo tra la dittatura fascista e le violenze del Maresciallo Tito. Oggi Croazia ed Italia celebrano un ulteriore tassello nel mosaico del multiculturalismo e bilateralismo europeo e mediterraneo, inaugurando a Bari il Consolato Onorario della Repubblica di Croazia per la Puglia e la Basilicata, alla presenza illustre del Console Piero Inglese e dell’Ambasciatore croato in Italia ,Jasen Mesić già Ministro della cultura nel 2010-2011 con il governo Kosor e membro della famiglia dell’Unione Democratica Croata, tra i cardini del Partito Popolare Europeo, che tra i banchi di Bruxelles rappresenta l’élite della politica comunitaria europea. L’Ambasciatore ha ricordato in modo toccante come nel 1991-1992, quando la splendida Dubrovnik veniva bombardata, i primi a rispondere presente furono proprio gli italiani, con la Nave Marco Polo. Ricordi indelebili e che segnano una svolta nelle relazioni politiche tra i due Paesi. Perché un sodalizio cosi’ solido e coeso? Jasen Mesić sa trovare le parole giuste, ed onorando la sua inestimabile cultura e conoscenza di Arte, letteratura e beni culturali (che ha studiato ed in cui si è laureato a Zagabria) cita una frase emblematica nella tradizione poetica croata di Predrag Matvejević : “Il Mare Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico è quello dell’intimità”, la stessa che si stratifica sempre più tra Croazia ed Italia. Noi di LSDMagazine abbiamo avuto il piacere di intervistare il neo-console Piero Inglese.
Buonasera Console, volevo iniziare chiedendole delle relazioni multilaterali che legano Croazia ed Italia, e nello specifico Croazia ed i territori di Puglia e Basilicata
Se immagina che storicamente, nel Medioevo, la Repubblica di Venezia era presente nell’Istria Occidentale, immagini da quanto tempo si interfacciano le due realtà nelle relative evoluzioni tra la prima e la seconda guerra mondiale. Oggi 20.000 italiani risiedono stabilmente ancora in Croazia. Dubrovnik è uno spettacolo della storia e della cultura di questi due Paesi la cui evoluzione parte dai romani. Per quanto riguarda la Puglia bisogna considerare che siamo a poco più di 100 miglia marine dalle prime isole croate. Ancor meno di 100 dal Gargano sulle prime isole ed è a tal proposito che ci si chiede come mai non esista ancora un aliscafo veloce che colleghi le due sponde, o perché non ci sia un volo aereo che colleghi la Puglia con la Croazia. Anche in questo caso la collaborazione per il futuro tra Puglia e Croazia è solidissima. I primi di dicembre una delegazione che ha portato avanti un progetto “Interreg”con la Puglia in prima linea, restituirà una visita che altrettanti funzionari croati hanno fatto in Italia. Io sono stato nominato da poco, l’impegno del passato è stato gestito in modo egregio, molti accordi riguardano la raccolta rifiuti in mare, il sostegno costiero e la lotta ai cambiamenti climatici. Sono argomenti attualissimi con la Puglia in prima linea già da diversi anni.
Da un punto di vista geopolitico, ma anche da un punto di vista storico che emerge da ciò che ha detto, la Croazia e l’Italia hanno legato molto negli ultimi decenni, dopo l’indipendenza e la caduta dello Iugoslavia. Considerato che neanche un secolo fa Fiume (Rjeka) era amministrata dal poeta patriota D’Annunzio, si verificarono gli eccidi delle foibe di Tito e numerosi eventi drammatici, cosa è cambiato a tal punto da rendere l’attuale Croazia un partner europeo più credibile di molti paesi dell’Est?
Guardi, complimenti, ha risposto in maniera intelligente alla domanda. Se dovessimo rimembrare solo i fatti antichi, che storicamente bisogna ricordare, tra cui anche il nostro fascismo non progrediremmo. La storia cammina, sono le nuove generazioni a motivare i cambiamenti nella storia. Io credo che sia la naturale evoluzione del mondo, dell’Europa. La Croazia è nel Consiglio d’Europa da alcuni anni ed è anche nell’Unione Europea dal 2013. Credo che sia un’evoluzione naturale che riguarda la consapevolezza di due nazioni che sono frontaliere e che hanno una politica comune che condiziona un’area spesso pericolosa e delicata come il Mediterraneo.
A tal proposito, nell’Ottobre scorso, l’Università degli Studi Di Bari e la Cattedra Jean Monnet hanno dato vita ad un importante convegno legato alla memoria storica dei popoli del Mediterraneo, evidenziando come molti paesi come la Croazia abbiano negli anni raggiunto una centralità geopolitica tale da fare da contraltare rispetto al blocco dell’Est e dei detrattori interni dell’UE, tra cui Polonia ed Ungheria.Paesi che hanno reso il Mediterraneo l’insieme di muri piuttosto che ponti. Cosa distingue da un punto di vista culturale e politico questi paesi?
Credo che sia una vera e propria diversa evoluzione, che è maturata con la consapevolezza o meno di adattarsi al cambiamento ed all’entità politica della Comunità Europea, che deve ancora fare tanta strada, come ha fatto la Croazia. Nel caso dei Paesi da lei menzionati molte Nazioni sono rimaste al chiuso dei loro recinti perché incapaci di dialogare, aprirsi e capire che stando insieme, soprattutto nell’entità culturale europea, si riesce e si riuscirebbe ad ottenere un confronto armonico e consistente con le altre Nazioni. Credo che la differenza stia in questo. Croazia ed Italia vanno di pari passo verso questa giusta direzione.
Un interrogativo che riguarda l’Ambasciatore Jasen Mesić, che è stato Ministro della Cultura ed è membro di spicco della comunità del Partito Popolare Europeo. Vista la crisi sociale che ha portato il mondo ad essere inghiottito dalle controversie social, dalle fake news e dalla pochezza intellettuale, quanto secondo lei è importante investire nella cultura per far fronte alle crisi del presente?
Una bella domanda. Guardi io ho notato proprio questo. Molti dicono che la carriera diplomatica sia semplicemente la parte terminale della vita lavorativa e non solo. Ho notato che questa scelta fatta dall’Ambasciatore sia stata sinonimo di un cambiamento e di un preciso messaggio del Governo croato, quello di mandare gli uomini migliori a rappresentare un Paese importante come la Croazia all’estero, considerata anche la necessità del Paese di aprirsi ulteriormente pur facendo parte di Schengen. La Croazia necessita di attrezzarsi anche per fronteggiare i problemi relativi agli ingressi. La cultura è fondamentale per riscoprirsi. La Croazia manda un messaggio importante. Uno dei temi fondamentali che porterò avanti, anche dal basso, sarà quello di sviluppare collaborazioni con associazioni professionali e con accademici, che stasera ci onorano della loro presenza tra Università di Bari e Politecnico. Dobbiamo continuare i dialoghi di confronto e sana competitività con la Croazia, perché la cultura è l’unica strada che ci porta all’apertura di nuovi mondi.
Che consigli darebbe a chi lavora o studia per diventare un diplomatico del futuro?
Bisogna farlo e crederci. Questa attività, termine riduttivo, è molto più importante anche della politica stessa che definiamo quotidianamente, che dovrebbe essere un insieme di servizi verso gli altri. La carriera diplomatica è una missione, ed è terribile per quanto affascinante poiché bisogna tenere sulle spalle la rappresentanza di un Paese, la propria storia e cultura, i propri vizi e virtù.