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Il dio denaro governa le nostre vite: da sempre – infatti – l’uomo ha agognato di possederlo. E se per nascita non è destinato a possederne tanto, o comunque nemmeno la quantità che a suo avviso gli consentirebbe di vivere una vita a mille, decide, talora senza tanti ripensamenti e ingenti scrupoli, di prenderselo con le buone e le cattive, forte del detto di stampo machiavellico “il fine giustifica i mezzi”.

Sì, è pronto davvero a tutto pur di vedere lievitare il suo conto in banca e di accrescere il numero delle sue carte di credito, magari d’oro, nel suo portafoglio, sempre più gonfio. E pazienza se per farlo deve, necessariamente, vendere, come si suol dire, l’anima al diavolo, e dimenticare, in un angolo oscuro e polveroso, i suoi valori di vita. Valori che spesso gli sono stati impartiti fin da quando è piccolo ma che, per la classica regola del contrappasso, vuole scucirsi dal petto. O ancora che, a causa del suo carattere eccessivamente debole, non riesce a mettere in chiara evidenza all’interno della sua vita e rispettarli con amore e devozione, perché sa farsi plagiare. E poi non vuole perdere l’affetto, la stima e l’amicizia di una persona per lui speciale, o ancora dimostrarsi debole. È questo il caso di Joe, uno degli indiscussi protagonisti di Harlem, il nuovo splendido romanzo di Luca Leone, che, nonostante gli insegnamenti datogli dalla nonna che lo ha cresciuto come un figlio, cercando di tenerlo ben lontano dai guai, cede al fascino della criminalità e del guadagno facile, per seguire le orme del suo amico Richard che è molto diverso da lui dal punto di vista caratteriale e comportamentale, sebbene entrambi provengano da famiglie molto umili. Vivono a New York, nel quartiere più malfamato della Grande Mela, il famoso Harlem,  dove i truffatori, i ladri e gli assassini non si contano più. La più grande difficoltà in quel posto è rimanere puliti e vivi. E per loro, ancora dodicenni, abituati a vivere e  a giocare in strada, gli incontri giusti per entrare in brutti giri non mancano di certo! Abbandonati spesso a se stessi, Richard in quanto ultimo figlio di una famiglia molto numerosa e Joe orfano, trovano rifugio nel basket: e giorno dopo giorno, partita dopo partita, il loro talento cresce. Ma nonostante ciò non riescono a lasciarsi alle spalle, almeno in un primo momento, i loro guai: nemmeno la guerra e il carcere riuscirà a cambiarli e a  farli crescere e maturare. E il basket alla fine, una volta che saranno diventati adulti, riuscirà a far loro cambiare direzione oppure no?

 

Redazione

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