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Lo studio di architettura danese BIG e la società tecnologica cinese Terminus presentano i piani per costruire una città gestita dall’AI a Chongqing.

Dai robot che consegnano il caffè alle sedie da ufficio che si riorganizzano dopo una riunione, un progetto di Smart City in Cina mira a mettere al comando l’intelligenza artificiale. È questo il contenuto del progetto Cloud Valley, che sulle prime ha sollevato qualche perplessità.

Lo studio di architettura danese BIG e la società tecnologica cinese Terminus hanno discusso i piani per costruire uno sviluppo in stile campus gestito dall’intelligenza artificiale nella città cinese sud-occidentale di Chongqing durante un panel online al Web Summit, una conferenza tecnologica globale. Il progetto, denominato Cloud Valley, prevede di utilizzare sensori e dispositivi connessi tramite Wi-Fi per raccogliere dati su tutto, dal tempo e dall’inquinamento alle abitudini alimentari delle persone per soddisfare automaticamente le esigenze dei residenti.

Un po’ Hill Valley, un po’ Truman Show

Mi piace questa idea “neoclassica” di un villaggio dove quando arrivi, anche se è la prima volta che ci sei, il barista conosce la tua bevanda preferita. Quando il nostro ambiente diventa sensibile e senziente un luogo può davvero riconoscere le persone che arrivano. Anche i cittadini. Ad esempio in una smart city come questa le case possono direttamente aprire la porta quando arriva il loro proprietario, in modo che non debba cercare chiavi.

Le città di tutto il mondo corrono per abbracciare la tecnologia nel tentativo di migliorare la vita urbana raccogliendo dati e modificando spazi per affrontare problemi come l’inquinamento e la criminalità. La Cina sembra sugli scudi in questa tendenza, e punta alla costruzione di ben 500 città costruite su base tecnologica. Dallo scorso aprile (data del suo concepimento) il progetto Cloud Valley si è evoluto fino a prevedere una smart city di ben 4 milioni di metri quadri (200 campi di calcio) dove la tecnologia consente alle persone di vivere più comodamente anticipando le proprie esigenze. Certo, ci si deve sentire osservati e ascoltati.

Come funziona Cloud Valley, la smart city dove comanda l’intelligenza artificiale?

Un controllo, mi spiace usare il termine ma non ne trovo altri, così totalitario dell’AI porta a risultati eclatanti. In un tripudio di giardini pensili e di viali tranquilli, quando al mattino la luce colpisce le case, le finestre si aprono da sole. E lo fanno regolandosi per consentire alla luce di svegliare i residenti negli orari che ciascuno di loro preferisce.

Quando la casa si assicura che l’ospite sia sveglia arriva un governante virtuale chiamato Titan. Una sorta del “Jarvis” di Iron Man che seleziona la colazione, abbina al tempo i tuoi abiti e ti presenta il piano della giornata. Pronti, via, sembra di stare in una puntata dei Jetsons.

La smart city, che comprende uffici, case, spazi pubblici e auto a guida autonoma, dovrebbe essere completata in circa tre anni, secondo Terminus.

Inevitabili i dubbi sulla privacy

Come per altre città intelligenti, anche l’approccio di Cloud Valley ha sollevato preoccupazioni sulla privacy. Eva Blum-Dumontet, ricercatrice senior del gruppo di difesa britannico Privacy International, ha affermato che le città intelligenti rischiano di diventare una minaccia per i diritti umani se le aziende e i governi non adottano misure per limitare la sorveglianza e garantire l’inclusività.

Ha ragione. Finchè non esisterà un quadro giuridico serio che limiti l’abuso dei dati raccolti dalle società private il rischio è quello di passare da un paradiso tecnologico a Black Mirror. Caffè?

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.