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Federico Fellini e Nino Rota: storia di una lunghissima amicizia e di una straordinaria collaborazione artistica, un sodalizio durato quasi tre decadi, fino alla morte improvvisa e prematura del grande compositore e musicista avvenuta il 10 aprile 1979. Rota firmò le musiche di tutti i film di Fellini a partire dalla sua prima prova di regia, Lo sceicco bianco (1951), fino a Prova d’orchestra (1978).

FELLINIROTA lo spettacolo musicale, presentato venerdì 1° marzo al Teatro AncheCinema di Bari, con il quale con il M° Mario Margiotta, ha reso omaggio a Nino Rota “il musicista di Fellini”, attraverso un racconto ora narrativo ora musicale, ripercorrendo la collaborazione tra il grande Regista e il grande Compositore. Uno spettacolo brillante nel quale l’artista ha continuamente interagito col pubblico, a cominciare dall’inizio, quando di fronte al tiepido applauso del pubblico, l’artista ne ha chiesto altri più lunghi e possibilmente più sonori –“per accrescere l’autostima” ha detto ironicamente.

Un omaggio con la O maiuscola, denso di emozione e di stima nei confronti di chi oltre ad essere storico autore di musiche da film è stato strettamente intrecciato alla città di Bari, dove ha vissuto e scritto le sue creazioni, e dove è stato direttore per decenni del conservatorio Niccolò Piccinni (nonché scopritore e maestro di Riccardo Muti).

Un Docufilm si potrebbe definire vista la dovizia di particolari e dettagli con cui Margiotta ha descritto Rota, non limitandosi semplicemente a proporre alcuni dei brani più celebri del grande compositore, ma narrando, la storia, i retroscena, gli aneddoti e le curiosità dietro i film e le musiche che hanno fatto la storia. Avendo studiato per anni al conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, ha avuto la fortuna di avere come docenti coloro che a loro tempo furono allievi del grande compositore, avendo così accesso a conoscenze dirette del Maestro, comprendendo a fondo sia l’Uomo dietro la MUSICA, sia l’amicizia con Fellini.

L’amicizia trai due è sempre stata menzionata ma mai approfondita” -ha detto Margiotta- “non si è mai detto tutto, ci si limita a ricordare la coppia, si raccontano i soliti fatterelli ma stando solo ai due personaggi non avremmo potuto sapere di più dato il loro carattere: Rota, completamente asservito alla musica era una figura fumosa, confusa, concedeva pochissime interviste e soprattutto non parlava mai di sé. Fellini, al contrario, parlava tantissimo, sciorinava parole con barocchismo formidabile sia in forma orale che scritta, rilasciava mille interviste, articoli su riviste, adorava parlare di sé e lo faceva costantemente al punto da rimanere ingorgati in questa tempesta di parole, se ne esce ubriachi con la sensazione di essere stati raggirati. Eh, sì proprio raggirati perché Fellini era un bugiardo cronico, e ciò forse per una sorta di deformazione professionale, visto che lavorava nel cinema, il mondo della grande illusione. Fellini mentiva tremendamente soprattutto quando parlava della sua vita privata”.

Mentiva anche quando descriveva il modo in cui aveva conosciuto Nino Rota, raccontando di averlo conosciuto una sera tardi, all’uscita dagli Studi di produzione Lux, mentre quello era in attesa del bus (ricordiamo che Nino Rota non guidava e che trascorreva parte delle giornate nei taxi dove morì il 10 Aprile del ‘ 79). Questo perché Fellini voleva conferire enfasi a un semplice incontro avvenuto in modo banale in casa di amici.

E prima di passare a narrare altri episodi, l’artista ha eseguito la colonna sonora di un film minore di Fellini “Giulietta degli Spiriti” , il cui unico demerito è stato quello di essere uscito dopo “Otto e mezzo” per cui non poteva reggere il paragone, ma oggi bisognerebbe riscoprirlo.

Una cosa è assolutamente vera :Fellini amava l’amico Nino, “addirittura lo sognava insieme alle femminone nude”, come dimostrano i disegni allegati alle sue sceneggiature, dove fra una tetta e una natica spunta la faccina di Rota. Gli era molto affezionato ed era l’unico che gli faceva amare la musica, che generalmente lo infastidiva molto, anzi lo turbava. Un’altra curiosità, Fellini amava creare i film fino a quando però rimanevano nella sua testa, quando passava alla realizzazione provava una vera sofferenza, sofferenza che andava dalla sceneggiatura al montaggio, in quanto passando attraverso queste fasi il suo film, quello che aveva immaginato e sognato perdeva della originaria spontaneità. L’unico momento di gioia era quello della composizione della colonna sonora “è una vera gioia lavorare con Nino, la sua creatività la senti talmente vicina e comunica un ebbrezza fino a darti la sensazione che la musica la stai scrivendo tu. La nostra è un’amicizia basata sui suoni” (parole di Fellini durante un’intervista dell’epoca). Spesso una scena nasceva proprio dall’ascolto della musica attorno a cui si imbastiva il tutto, pertanto il compositore era molto di più di un semplice decoratore di scena, era un vero e proprio coautore. Ma lavorare con Fellini non era facile, le sessioni di composizione musicale a volte erano lunghissime. Si racconta che per un film che stava girando e di cui non aveva scelto neanche il nome, cercava una musica allegra ma allo stesso tempo triste, dolce e pungente, moderna ma anche antica, Rota stava al piano e suonava, le sue mani andavano e improvvisavano melodie di ogni genere fino a quando, improvvisamente, il regista esclamò di gioia, era stata suonata la musica giusta: nasce in questo contesto la colonna sonora del grande capolavoro del film “ Amarcord”.

Nel momento in cui Rota morì prematuramente, la qualità dei film del regista cominciò a calar :inizia l’ultimo periodo della sua carriera cinematografica entrando in una fase crepuscolare. L’ultimo film che realizzarono insieme “Prova d’orchestra” un film minore secondo Fellini, ma alla luce degli avvenimenti politici e sociali degli ultimi anni è un film altamente profetico, un film in cui protagonista è l’orchestra e il suo direttore come satira della società. Il film gode di una musica che, nonostante Rota fosse malato e sofferente, conserva tutta la freschezza di una composizione giovanile.

Quanto alle innumerevoli composizioni musicali a cui il musicista diede vita, sono tutte caratterizzate da cromatismi, cioè l’uso di più semitoni che alterano il suono e la musica che ne deriva ha qualcosa di infantile e soprattutto di circense, tipo marcetta per intenderci.

Rota era un genio, componeva le colonne sonore all’ultimo minuto, mentre era in taxi o addirittura nel momento in cui veniva presentato il film. Improvvisava, senza poi ricordare la melodia e la riscriveva in modo diverso. Suonava continuamente, mentre faceva altro, mentre ascoltava la radio o guardava la Tv. A volte si appisolava mentre le mani continuavano ad andare .

In questo modo nascevano i capolavori, alcuni vincitori di premi come un Golden Globe, un Premio BAFTA, un Grammy Award, un David di Donatello e cinque Nastri d’argento.[1]

Nel corso della sua lunga carriera collaborò anche con altri registi di fama internazionale come Luchino ViscontiEduardo De FilippoMario MonicelliFranco Zeffirelli e in particolare Federico Fellini ) e Francis Ford Coppola (per il quale compose le musiche de Il padrino e Il padrino – Parte II vincendo, per il secondo film citato, il Premio Oscar alla migliore colonna sonora).

Se rota morì in taxi senza alcun colpo di scena, Fellini, che aveva sempre mentito nella sua vita, non lo poté fare per la sua morte che nonostante ciò e è caratterizzata dalla bizzarria felliniana: ebbe un ictus ma non morì, sopravvisse anche se paralizzato, si concesse un pranzo fuori e mangiò un cibo assolutamente vietato per chi è affetto da paresi: la mozzarella di bufala, cibo stopposo che gli andò di traverso, provocando danni cerebrali una morte da carosello che se l’avesse voluta immaginare non ci sarebbe riuscito.

Questo e tanto altro è stato raccontato in FELLINIROTA, format commissionato dall’Istituto Italiano di Cultura del Cairo per l’inaugurazione della Settimana del Cinema Italiano del Mondo, che dopo essere stato presentato in tutta Italia e all’estero, venerdì 1° marzo è approdato ad AncheCinema di Bari, riscuotendo un grande successo, grazie a Mario Margiotta un vero e proprio showman pronto a stupire con la sua abilità di “divulgatore musicale”.

Lo spettacolo si e concluso con un bis in cui in cui il Maestro si è esibito in 4’ 33’’, la composizione più famosa e controversa di Cage. E se non la conoscete cari lettori vi consiglio di ascoltarla!

Parte del ricavato dell’evento andrà a sostenere le attività dell’associazione Amopuglia .

Amopuglia si occupa di assistenza domiciliare oncologica gratuita a malati oncologici ed oncoematologici e si avvale di medici, psicologi e infermieri regolarmente retribuiti, adeguatamente formati, esperti in cure palliative ai sensi della Legge 38/2010.

Marcella Squeo

La dottoressa Marcella Stella Squeo è laureata in Giurisprudenza è una giornalista pubblicista e si occupa di cultura, spettacolo, musica e di beneficienza e volontariato facendo parte di diverse associazioni di settore.